L’ombra degli hedge fund sugli aiuti degli Stati Uniti all’Argentina di Milei

Il piano statunitense da 20 miliardi di dollari di aiuti all’Argentina di Javier Milei apre interrogativi su possibili conflitti d'interesse

Il presidente dell'Argentina Javier Milei e il presidente degli Stati Uniti Donald Trump © The White House/Wikimedia Commons

Lo scorso 24 settembre il Segretario del Tesoro statunitense Scott Bessent ha annunciato un piano di aiuti da 20 miliardi di dollari per l’Argentina. In apparenza, “solo” una ciambella di salvataggio lanciata dall’amministrazione di Donald Trump all’amico Javier Milei. Ma forse c’è qualcosa in più.

Le scommesse di Rob Citrone sull’Argentina di Milei

Secondo quanto riportano alcuni media, Bessent è un ex-collega e amico di Rob Citrone. E chi è Citrone? Un miliardario gestore di un hedge fund che aveva pesantemente scommesso sull’Argentina, acquistando titoli di debito e azioni di diverse imprese strettamente legate all’economia dello Stato sudamericano. In pratica Citrone aveva puntato sul fatto che le politiche ultra-liberiste di Milei, fondate sulla deregolamentazione e la drastica riduzione della spesa pubblica, avrebbero rilanciato l’economia argentina. La scommessa ha però iniziato a scricchiolare dopo il moltiplicarsi di notizie sul rallentamento dell’economia, l’aumento della disoccupazione e, soprattutto, con il crollo della popolarità di Milei.

Stando a quanto riportano i media, già diversi mesi fa Citrone era intervenuto presso l’amico Bessent per aiutare Milei a ottenere un piano da 20 miliardi di dollari da parte del Fondo monetario internazionale. Un sostegno che è arrivato ad aprile, ma che si è dimostrato insufficiente. La situazione è ulteriormente precipitata dopo la sconfitta del partito di Milei nelle elezioni di Buenos Aires di inizio settembre. Un segno di debolezza e incertezza che ha portato diversi investitori a vendere i titoli argentini nei loro portafogli. Se tutti vogliono vendere, il prezzo – di azioni e obbligazioni così come della valuta – tendenzialmente crolla. Il che è un problema per chi aveva puntato forte nella direzione opposta.

Il governo degli Stati Uniti dà manforte ai fondi speculativi?

Vari media argentini hanno riportato che è a questo punto che Citrone è tornato dall’amico Bessent, chiedendo un intervento direttamente da parte degli Stati Uniti in aiuto dell’Argentina. D’altra parte, anche Bessent viene dal mondo degli hedge fund. Assieme a Citrone, ha lavorato per George Soros. Sembra si conoscano bene. Fatto sta che, secondo le ricostruzioni, un gestore di un fondo speculativo avrebbe chiesto al segretario del Tesoro di una nazione di stanziare 20 miliardi di dollari in favore di un’altra nazione, in modo da salvaguardare le proprie scommesse.

Se la cosa vi può apparire giusto un filino assurda, la parte più bella non è ancora arrivata. Secondo quanto riporta un commentatore argentino, due settimane prima che Bessent annunciasse il piano di salvataggio degli Stati Uniti, Citrone avrebbe acquistato ulteriori obbligazioni argentine. Un acquisto a prezzi stracciati, viste le difficoltà sopra ricordate. Come dire che, una volta che aveva saputo del prossimo piano di salvataggio, ne ha approfittato per scommettere ancora.

Una vicenda che rende difficile persino fare dell’ironia sui possibili conflitti di interesse o sulla correttezza dei comportamenti tenuti. Siamo purtroppo abituati a scandali in cui un investitore sfrutta informazioni riservate per realizzare illecitamente dei profitti. Ma la vicenda qui è di tutt’altra natura, probabilmente non solo oltre i confini della correttezza, ma oltre quelli dell’incredibile. Se non che, con tutto ciò che proviene ogni giorno tanto dal mondo della finanza quanto dall’amministrazione Trump, siamo purtroppo pronti a spingere il confine dell’incredibile ogni giorno più in là.

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