Trasparenza ed efficacia. Nuova frontiera per la finanza sostenibile
Uno studio del Forum per la Finanza Sostenibile illustra le nuove normative europee per la transizione ecologica del settore
Trasparenza ed efficacia. L’Unione Europea ha di recente approvato una serie di normative tese a rendere più misurabile e verificabile il sistema della finanza sostenibile. Un chiaro e sintetico studio del Forum per la Finanza Sostenibile ne descrive obiettivi, tempi e funzionamento. La finanza sostenibile formato europeo procede così come una complessa e delicata macchina, in continua implementazione. Utile per la transizione ecologica del sistema finanziario.
Le riforme sulla finanza proposta dalla Commissione
Il 21 aprile 2021 la Commissione di Bruxelles ha presentato una proposta legislativa che modifica la direttiva sulla rendicontazione non finanziaria. La nuova normativa che ne deriverà, la Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), amplierà la platea delle imprese che vi dovrà ottemperare. Da imprese oltre 500 dipendenti, a imprese con sede in Europa con più di 250 dipendenti e tutte le PMI quotate sui mercati europei. Si passerà da 11 a quasi 50mila imprese.
Inoltre, saranno definiti degli standard comuni di reporting, che saranno adottati fra il 2022 e il 2023. Vi saranno anche standard specifici per le PMI (perché il metodo del one size fits all ha già fatto abbastanza danni…). Le imprese dovranno così fornire informazioni sia sui rischi ambientali e sociali a cui sono esposte, sia sull’impatto delle loro attività sui fattori di sostenibilità. Tali informazioni saranno soggette a audit.
Obblighi informativi per le aziende
Il 6 luglio 2021 la Commissione ha pubblicato l’atto delegato previsto dall’art.8 del regolamento 2020/852 sulla tassonomia. Vengono definiti in dettaglio i contenuti, la tempistica e le modalità per l’allineamento delle attività alla tassonomia da parte delle imprese. Norma importante perché, fra gli altri dati, deve essere definito il rapporto fra investimenti e attività finanziarie allineate alle tassonomia e il totale delle stesse.
Il braccio di ferro
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Ad inizio luglio 2022 saranno operativi i Regulatory Technical Standards relativi a impatti negativi sulla sostenibilità. Sulla base di indicatori specifici, le caratteristiche dei prodotti e degli investimenti sostenibili (ex articoli 8 e 9 del regolamento 2019/2088).
Dunque, tre normative volte consentire la comparabilità, la verifica, la quantificazione delle informazioni relative alla sostenibilità di imprese, operatori e prodotti finanziari. Un’operazione trasparenza sull’intera filiera. Le imprese devono pubblicare dati sulla rendicontazione di sostenibilità (CRSD), gli operatori finanziari utilizzano questi dati per verificare e comunicare l’allineamento delle proprie attività alla tassonomia e la percentuale di allineamento alla tassonomia dei prodotti che investono in imprese con obiettivi ambientali.
Tassonomia al servizio della transizione ecologica
La tassonomia rivela quindi la sua funzione di sostegno alla transizione ecologica. Infatti, la disclosure sugli investimenti in conto capitale allineati alla tassonomia permette di valutare i piani strategici verso la decarbonizzazione. Che le aziende definiscono e attuano nel corso del tempo. Questi dati consentono agli investitori di seguire gli andamenti degli impegni assunti e di orientare, in modo trasparente e consapevole, gli investimenti verso quelli sostenibili. Allo stesso tempo la trasparenza su questi dati aiuta gli investitori istituzionali a selezionare le imprese che hanno scelto la strada della transizione ecologica. Nonché a svolgere le attività di engagement.
Trasparenza ed efficacia di queste nuove normative sono intrinsecamente legate. Solo se i dati, ora resi obbligatori, saranno affidabili e comparabili l’impianto della piattaforma sulla finanza sostenibile sarà efficace. Per questo sono decisivi standard comuni a cui i provider dovranno attenersi e metodologie di calcolo chiare e trasparenti per evitare il rischio di greenwashing.
Tempistica e allargamento alle PMI
Altrettanto importanti i tempi di attuazione delle normative. Che sono definiti nelle stesse proposte di direttive, ma che saranno dipendenti dalla effettiva approvazione del Parlamento europeo (il cui iter inizierà nell’autunno 2021).
Altro importante elemento dell’intervento della Commissione europea è l’ampliamento dalle grandi imprese a quelle con numero di dipendenti fra 250 e 500. Infatti, i fondi domiciliati nella Ue investono solo in percentuale ridotta il proprio patrimonio in aziende grandi, obbligate a pubblicare la rendicontazione di sostenibilità. Solo il 26% per i fondi azionari e il 20% per gli obbligazionari corporate.
Trasparenza nella finanza: alfabetizzazione e consapevolezza
Ma come orientare e aiutare i clienti in questo tipo di scelte? La Commissione ha per questo modificato i regolamenti relativi alle direttive MiFiD II, IDD (Insurance Distribution Directive). I consulenti dovranno ora considerare le preferenze di sostenibilità dei clienti durante la profilazione delle necessità finanziarie e assicurative e di valutazione di adeguatezza dell’offerta.
Altri emendamenti alle direttive UCITS (organismi d’investimento collettivo in valori immobiliari), AIFM (fondi d’investimento alternativi) e Solvency II (attività di assicurazione e riassicurazione) impongo di integrare i temi della sostenibilità. In particolare nella predisposizione dei prodotti. Ma anche nella definizione dei destinatari a cui proporli, nel monitoraggio, nella scelta del canale distributivo e nella revisione dei prodotti stessi.
Questi ultimi, sostanzialmente, dovranno essere conosciuti meglio dagli intermediari, sotto il profilo della sostenibilità. E occorrerà saperli illustrare e far comprendere ai clienti. I quali dovranno indicare nel proprio portafoglio d’investimenti in quale proporzione vorranno destinarlo ad attività sostenibili. Se effettivamente e correttamente applicate queste norme potranno contribuire non solo allo sviluppo della finanza sostenibile, ma anche alla alfabetizzazione finanziaria.