TTF, l’offensiva della lobby bancaria. Ma Bruxelles vuole resistere
Gli istituti di credito lanciano una campagna per convincere l'Ue a non portare a termine il progetto di cooperazione rafforzata che porterà all'introduzione dell'imposta.
Un impatto «drammatico» sui mercati finanziari e conseguenze devastanti per i finanziamenti necessari al funzionamento degli enti pubblici e delle imprese. Con queste argomentazioni – riferisce l’agenzia Reuters – la lobby bancaria ha deciso di lanciare una campagna contro la tassa sulle transazioni finanziarie (TTF), con l’obiettivo dichiarato di convincere l’Unione europea a desistere dal progetto di introdurre l’imposta negli Stati (Germania, Austria, Belgio, Spagna, Estonia, Francia, Grecia, Italia, Portogallo, Slovenia e Slovacchia) che ne hanno fatto richiesta attraverso una cooperazione rafforzata.
Secondo la Commissione di Bruxelles grazie alla TTF i governi che la applicheranno potranno raccogliere un flusso di introiti fiscali pari a 35 miliardi di euro all’anno. Capitali che nell’attuale momento di grande crisi sono particolarmente utili per le finanze pubbliche. E che, in secondo luogo, proverranno in larga parte dai soggetti che hanno contribuito in modo determinante a creare la crisi che il mondo intero attraversa dal 2008.
Argomentazioni che il settore finanziario contesta sottolineando inoltre gli effetti che la tassa provocherebbe sul volume delle transazioni e sui costi delle stesse che ricadrebbero sui loro clienti. L’intenzione della Commissione, tuttavia, è proprio quella di colpire le transazioni che non contribuiscono al miglioramento delle condizioni dei mercati e delle economie reali. Gli studi di Bruxelles, inoltre, dimostrano come l’impatto sul Pil sarà, sul lungo termine, minimo, e che non si registreranno conseguenze negative né sulla crescita né sull’occupazione.