L’Unesco: al 100% assisteremo a tsunami nel Mediterraneo
L'Unesco ha lanciato l'allarme sugli tsunami che nei prossimi 30 anni colpiranno «certamente» anche il Mediterraneo
Nei prossimi 30 anni la probabilità di tsunami con onde di oltre un metro, capaci di inondare le coste bagnate dal Mediterraneo è del 100%. È certo, infatti, che la risalita del livello dei mari, provocata dallo scioglimento delle calotte polari e dei ghiacciai alpini, si tradurrà in gravi problemi per le zone costiere di numerose nazioni. Italia inclusa.
L’Unesco ha lanciato il programma di protezione “Tsunami ready”
A spiegarlo è l’Unesco, che per questa ragione chiede di estendere il suo programma di protezione “Tsunami ready” a tutte le aree vulnerabili del mondo. L’iniziativa si basa sull’introduzione di dodici indicatori, utili per stabilire piani di emergenza, sistemi di identificazione dei punti più esposti, nonché piani per sensibilizzare e preparare le popolazioni a reagire.
Per noi, infatti, si tratta di qualcosa di inedito. La stragrande maggioranza degli tsunami, fino ad ora, si è concentrata nelle aree dell’oceano Pacifico e Indiano. Ma a causa dei cambiamenti climatici quasi tutte le regioni marittime sono ormai a rischio.
A rischio l’Egeo, lo stretto di Messina e Stromboli
Bernardo Aliaga, esperto di oceani dell’Unesco, ha citato in proposito le isole greche di Kos e Samos, che hanno adottato il programma di protezione e ora «possono dirsi pronte». Allo stesso modo, Alessandria d’Egitto ne ha avviato l’implementazione, mentre Istanbul in Turchia e Cannes in Francia stanno cominciando a lavorarci. Ma l’esperto ha evidenziato i rischi che corrono il mar Egeo e lo stresso di Messina.
Inoltre, particolare attenzione dovrà essere posta alla zona del vulcano Stromboli nelle isole Eolie, particolarmente attivo e vicino alle coste siciliane: i movimenti tellurici e le eruzioni possono rappresentare una combinazione esplosiva assieme alla risalita del livello dei mari.
«Immaginate un muro d’acqua a 300 all’ora»
Intervistato dal quotidiano britannico The Guardian, Aliaga ha sottolineato che, ciò nonostante, «i rischi legati agli tsunami sono sottovalutati nella maggior parte delle regioni, compresa quella del Mediterraneo. Gli eventi non sono infatti stati finora frequenti e perciò il pericolo non è stato tramandato di generazione in generazione. Sta a noi far passare il messaggio. Perché il problema non è più domandarsi se accadrà, ma soltanto quando».
E se a qualcuno uno tsunami con onde di un metro di altezza può sembrare poco, l’Unesco sottolinea come essa possa bastare a generare danni irreversibili. «Parliamo di un muro d’acqua (e l’acqua è molto densa, pericolosa) che avanza a 300 chilometri orari e distrugge tutto ciò che trova al suo passaggio».
Questo articolo è stato pubblicato in 9 anni – storie e approfondimenti sulla crisi climatica, la newsletter che Valori.it invia ogni venerdì. Se vuoi riceverla iscriviti alla newsletter e seleziona “Ambiente” tra i tuoi interessi.