Unicredit e la multa milionaria per il cartello sui titoli di Stato

C'è grossa crisi, la rubrica di Andrea Baranes che vi spiega perché dovete interessarvi di finanza. Prima che la finanza si interessi di voi

Inaccettabile. Non lascia spazio a interpretazioni il commento di Margrethe Vestager, vice-presidente della Commissione UE. «È inaccettabile che nel mezzo della crisi finanziaria, quando molte istituzioni finanziarie dovettero essere salvate con soldi pubblici, delle banche di investimento fossero colluse su questo mercato, a spese degli Stati membri dell’UE».

Cos’è successo? Negli scorsi giorni la Commissione europea ha multato per centinaia di milioni di euro alcune grandi banche. Tra queste l’italiana Unicredit, per poco meno di 70 milioni di euro. L’accusa è di avere violato le normative antitrust costituendo un cartello per scambiarsi informazioni riguardo il mercato dei titoli di Stato. Sia il mercato primario (al momento dell’emissione da parte dei governi), sia quello secondario (gli scambi sui mercati finanziari tra diversi investitori).

Quello che colpisce, al di là del fatto in sé, sono gli anni in cui si è svolto il fatto, ovvero tra il 2007 e il 2011. Un periodo a dire poco turbolento, caratterizzato dallo scoppio della bolla dei subprime e dal conseguente crollo dei mercati finanziari. Anni, come ricordato dalla vicepresidente della Commissione, in cui i governi devono intervenire con migliaia di miliardi per salvare lo stesso sistema finanziario che aveva provocato la peggiore crisi della storia recente. Per trovare questi soldi, i governi si devono indebitare, ovvero principalmente emettere più titoli di Stato. Ora viene fuori che, esattamente negli stessi anni alcune grandi banche – magari anche alcune che stavano ricevendo aiuti e salvataggi pubblici – avrebbero costituito un cartello per avvantaggiarsi proprio sui mercati dei titoli di Stato.

Unicredit in una nota contesta la decisione della Commissione, sostenendo di non avere messo in atto alcun comportamento scorretto e annunciando che ricorrerà in appello. Dal canto suo, la Commissione rilancia, ricordando che «qualunque persona o società che reputi di avere subito dei danni a causa di questa vicenda potrà rivolgersi ai tribunali degli Stati membri per chiedere un risarcimento, utilizzando la stessa decisione della Commissione come prova vincolante».

Vedremo come andrà. Al momento è davvero una brutta storia. Lo spread – un indicatore degli interessi che lo Stato deve pagare sui suoi titoli di Stato – è stato l’argomento degli scorsi anni. Non solo sui media, ma prima ancora per come ha vincolato l‘azione dei governi e ogni scelta di politica economica. Secondo la Commissione, una delle maggiori banche italiane partecipava a un cartello per scambiarsi informazioni sensibili proprio sui titoli di Stato, mentre gli italiani – compresi i suoi clienti –   subivano gli effetti dei tagli alla spesa pubblica e della crisi legata al debito pubblico. Una storia più che brutta. Inaccettabile.