Elezioni Usa. I giovani si aspettavano un’aria nuova, ma non è arrivata

Dalle elezioni Usa ci si aspettava una ventata di aria nuova e progressista. Ma non è arrivata. Lo racconta una millennial italiana. E uno americano

Francesca Faelli
La bandiera americana, mossa da un vento nuovo, che non sembra soffiare sulle elezioni Usa © kropic/iStockPhoto
Francesca Faelli
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Il momento più atteso per gli Stati Uniti d’America è finalmente giunto: dopo mesi di agguerritissima campagna elettorale (senza esclusioni di colpi…e di parole), Joe Biden, candidato democratico, e Donald Trump, repubblicano, sono arrivati alla resa dei conti. Trump è in corsa per il suo secondo mandato, dopo essere stato eletto con una vittoria tanto schiacciante quanto dubbia. Mentre Joe Biden, dopo essere stato vicepresidente dal 2009 al 2017, concorre al suo primo mandato alla Casa Bianca.

In un momento storico così delicato, in cui il futuro di (noi) millennials, appare così incerto e confuso, il capo di una della nazione più importanti e determinanti come gli Stati Uniti d’America gioca un ruolo cruciale.

Un’indecisione incomprensibile

All’indomani delle votazioni (che si sono svolte, anche, tramite corrispondenza postale), lo spoglio dei seggi ha subito rivelato un tête-à-tête  che, personalmente, non mi sarei mai aspettata. Dopo 4 anni di amministrazione presidenziale in cui Trump ha rappresentato la parte più conservatrice e bigotta dell’animo repubblicano, mi aspettavo, sopratutto da parte dei giovani, una ventata di aria nuova e progressista, che, però non è arrivata. Quello che mi chiedo è: come può, il popolo americano, dopo anni di proteste condotte all’insegna del “He’s not my president”, ancora presentarsi così indeciso rispetto a due personalità così diverse?

Due Americhe agli antipodi

Facendo parte di quella generazione che sta combattendo per un mondo migliore (e dunque senza Trump) avrei scommesso che, soprattutto i giovani americani, avrebbero agito (o meglio votato) in maniera diversa. La società civile americana, nei suoi ideali e nelle sue idee, si trova fortemente divisa: nel 1861 la guerra di secessione vedeva contrapposti da una parte gli Stati nordisti, progressisti e indirizzati verso l’abolizione della schiavitù, e dall’altra i sudisti, fortemente conservatori a favore della gerarchia sociale in base alla razza. Queste due parti, così diverse della stessa America, si trovano a convivere con ideali e valori, ancora oggi totalmente agli antipodi.

Quel razzismo radicato negli Usa

La recente vicenda di George Floyd ne è la prova: c’è ancora, radicata nella società una componente razzista, non generalizzata ma abbastanza consistente, che permette alla “politica dell’odio” di diffondersi e di essere votata. Da una parte un Biden progressista, attento a tematiche fondamentali come l’ambiente, restrizioni sulla politica delle armi e il rilancio dell’Obamacare, dall’altra Donald Trump, negazionista del Covid, dei cambiamenti climatici e della politica“tolleranza zero”. Due facce della stessa medaglia, o meglio dell’America: la rappresentazione di due realtà diverse, ma allo stesso tempo compatibili. Queste elezioni rappresentano un punto di svolta: le decisioni che verranno prese da qui in poi saranno determinanti e rappresenteranno un punto di non ritorno.

Parola a Ian: un millennial americano

Per dare un’idea di quelle che sono le sensazioni interne agli Stati Uniti stessi, la redattrice di Tomorrow News, Chiara Campanaro, ha intervistato Ian, che abita nello Stato della Louisiana:

Pensi che i giovani americani si vedano più rappresentati da Trump o da Biden?

«Direi che sono più democratici. Non necessariamente guidato da Biden, ma la mia generazione è più orientata a sinistra e il futuro di questa elezione spero ci porterà a vedere i problemi che abbiamo con il nostro governo, indipendentemente da chi vincerà. E che inizieremo a ritenere i nostri leader responsabili della risoluzione di questi problemi».

I giovani americani si sentono più democratici

Perché pensi che i democratici rappresentino i giovani più dei repubblicani?

«A causa dello stigma che grava sui repubblicani. Sono visti come persone non istruite, molto cristiane, che vivono in zone rurali, dove fanno lavori manuali più che andare al college. I democratici vogliono aiutare a ottenere un college gratuito per tutti noi. E soprattutto danno l’impressione di prendersi cura molto di più della mia generazione. Per non parlare del fatto che la mia generazione non è la più “amante di Dio”. La religione sta iniziando a perdere colpi tra i giovani».

Corruzione e spese per le armi: i problemi principali

Hai parlato di “problemi con il governo”. A che tipo di problemi ti riferisci?

«La corruzione è il problema principale nel nostro governo. Molti senatori e membri del Congresso si stanno intascando un sacco di soldi delle nostre tasse. Invece di usarli per aiutare gli Stati che queste persone rappresentano.

Un altro problema ai miei occhi è l’enorme quantità di denaro che investiamo in spese militari, invece di usare quei soldi per risolvere problemi sociali, sostenere la ricerca medica, aiutare i senzatetto, riqualificare i quartieri poveri, combattere la criminalità nelle grandi città, investire nella scuola».

Ok, ho capito

«…e no, non credo che Trump o Biden aiuteranno a risolvere questi problemi. Peggiorerà con Trump, ma penso che questi problemi rimarranno inattivi anche con Biden».

L’autrice dell’articolo è Francesca Faelli, 23 anni, della redazione di TomorrowNews, composta interamente da millennial