20 anni non sono niente, quando si parla di finanza etica

In questi 20 anni il ruolo di FEBEA è stato fondamentale per diffondere l'idea della finanza etica e sostenere chi fa finanza etica

Daniel Sorrosal - Segretario Generale di FEBEA
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Daniel Sorrosal - Segretario Generale di FEBEA
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Per quelli che – come me – pensano in spagnolo, l’idea che siano passati vent’anni di qualcosa ci porta inevitabilmente alla canzone Volver di Carlos Gardel. Questo bellissimo tango ci ricorda con malinconia che vent’anni non sono niente nello scorrere del tempo. Tuttavia, nel caso della finanza etica gli ultimi vent’anni hanno dato molto. Questo dossier dimostra come un concetto, pur esistendo nella pratica già 20 anni fa, nel tempo abbia preso forma e attratto nuove organizzazioni in diversi Paesi.

La finanza etica è stata sviluppata in un modo specifico e riconoscibile di fare finanza. Che non solo contribuisce a migliorare la nostra società e l’ambiente, ma produce anche buoni risultati finanziari. Tanto che oggi le banche tradizionali, almeno in termini di comunicazione, cercano di associare alla loro immagine parte dei principi della finanza etica.

FEBEA: un luogo per scambiare idee e pratiche

Nel suo sviluppo istituzionale, la finanza etica si è dotata di uno strumento comune di scambio e di rappresentanza: FEBEA. La Federazione europea delle banche etiche e alternative. In retrospettiva, penso che questo sia stato uno dei grandi successi di quei visionari che hanno iniziato a fare finanza pensando al bene comune. E che hanno deciso, quasi dall’inizio, di collaborare con le loro controparti in altri Paesi europei.

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La Federazione ha consentito ai finanziatori etici di scambiare idee, sperimentare e sviluppare strumenti comuni di finanziamento. Inoltre, FEBEA ha contribuito a definire e spiegare sia il campo di azione che la ragion d’essere dei suoi soci.

Il dialogo con le istituzioni europee e l’accesso a strumenti europei

Il progetto comune FEBEA ha inoltre consentito ai finanziatori etici di mantenere un dialogo costante con le istituzioni europee. Uno scambio iniziato cercando il riconoscimento da parte di queste del contributo della finanza etica alla società, all’economia e all’ambiente. Nel tempo, questo dialogo si è trasformato in una relazione più complessa.

Oggi FEBEA partecipa a molteplici discussioni a livello europeo. Queste spaziano dagli aspetti della regolamentazione bancaria, alla definizione della sostenibilità sociale e ambientale. Dall’attuazione di politiche a sostegno dell’occupazione e della creazione d’impresa e, più recentemente, allo sviluppo dell’economia sociale.

D’altra parte, il rapporto con l’Europa ha consentito ai soci di FEBEA di accedere a strumenti comunitari – essenzialmente programmi di garanzia – che migliorano lo sviluppo delle loro attività di finanziamento. Questa importante partecipazione ha trasformato i soci di FEBEA nei principali referenti a livello europeo nel campo della finanza sociale.

In questi vent’anni FEBEA ha permesso di spiegare cos’è la finanza etica

Questi vent’anni hanno permesso a FEBEA di spiegare al mondo cos’è la finanza etica e a cosa serve. Hanno anche dimostrato che la finanza etica può essere molto utile come strumento per l’attuazione delle politiche pubbliche – di inclusione, lavorative, di innovazione sociale e di sostenibilità. E hanno trasformato una visione quasi utopica della finanza, e una minuscola attività all’interno del mondo finanziario, nel riferimento da emulare dal settore bancario – se non nei fatti, almeno a parole – come un modo per costruire un futuro sostenibile e inclusivo per le future generazioni.

Nel mondo imprevedibile in cui viviamo, e nel mezzo di una pandemia di cui ancora non vediamo la fine, è difficile proiettarsi nei prossimi vent’anni. Ma oso immaginare qui come potrà essere il prossimo decennio. E in questo momento, le prospettive per la finanza etica sono più che positive a livello europeo.

Come riserverà il futuro alla finanza etica

Da un lato c’è un crescente interesse, da parte delle istituzioni europee, per il ruolo positivo che la finanza può avere nello sviluppo di un’economia molto più sostenibile e di una società più giusta e inclusiva. E questo mette i finanziatori etici in prima linea su ciò che la finanza può portare alla società. L’agenda europea della finanza sostenibile, la tassonomia verde e la tassonomia sociale sono esempi dell’interesse dell’Europa per altri tipi di finanza e strumenti per incoraggiare il mondo finanziario a partecipare alla sfida della sostenibilità e dell’inclusione sociale.

In questo contesto, i soci di FEBEA non solo hanno molto da contribuire, poiché sono stati pionieri in queste aree. Ma hanno anche un’esperienza e un savoir faire quasi unici. La nostra sfida, nel prossimo decennio, sarà quella di valorizzare il nostro modello finanziario. Che di fatto è molto più avanzato di quello che l’Europa sta appena iniziando a immaginare. E di spiegare come può tornare utile nello sviluppo di politiche europee per la sostenibilità, la crescita economica e l’inclusione sociale, come il Green Deal” il Next Generation EU o InvestEU.

Lo sviluppo dell’economia sociale

Oltre all’agenda per la sostenibilità, l’Unione europea adotterà nel prossimo decennio un piano globale per lo sviluppo dell’economia sociale. Che riguarda direttamente noi attori della finanza etice. Perché oggi siamo i principali finanziatori dell’economia sociale e ci siamo specializzati nel tempo anche nel rispondere efficacemente alle esigenze di questo settore. Per questo, tutte le misure legislative, di finanziamento e di promozione dell’economia sociale che l’Unione Europea metterà in atto nei prossimi anni per sviluppare l’economia sociale rappresentano una grande opportunità per i finanziatori etici.

Innanzitutto perché promuovono un modello economico che è anche il nostro. E che antepone le persone ai profitti, che ne favorisce il reinvestimento a favore della missione sociale e ambientale e un modello di gestione partecipativa e democratica delle organizzazioni. E secondo, perché più cresce l’economia sociale, più può crescere la finanza etica.

Il bisogno di una finanza che non crea né accelera ke crisi economiche

Infine, la società europea, che sta attraversando la sua quarta crisi economica in 20 anni, è sempre più ricettiva rispetto al ruolo che la finanza ricopre nel creare e accelerare queste fasi. Con ogni nuova crisi, un numero significativo di cittadini ripensa alle proprie priorità, al proprio modo di consumare, al proprio ruolo di attori nella società. E questo li porta a chiedersi cosa succede ai loro soldi e per cosa li usano le istituzioni finanziarie tradizionali.

I tanti cittadini preoccupati per la crisi climatica, per gli effetti della pandemia sull’economia, per il modello a breve termine delle nostre aziende, lo sono anche per come si comportano banche e investitori. Ciò rappresenta un’enorme opportunità per i finanziatori etici di attrarre sempre più risparmiatori, investitori e clienti, che guidano la loro crescita come istituti di credito e come agenti di cambiamento positivo. La sfida per FEBEA e per i nostri soci deve essere quella di rispondere a una domanda crescente con nuovi servizi di risparmio, investimento e finanziamento.

Le sfide per FEBEA

Per tutto questo, FEBEA ha già iniziato a lavorare insieme ai suoi soci in quello che abbiamo chiamato Kairos, un processo partecipativo in cui abbiamo coinvolto i soci nella progettazione della strategia futura di FEBEA. Una strategia che ci prepara ad affrontare tutte queste sfide e che ci permette di trasformare il vento in poppa che arriva dall’Europa e dalle nostre stesse società in strumenti per far crescere la finanza etica in Europa.

La parola kairos, in greco, significa il momento giusto per fare qualcosa. I finanziatori etici probabilmente si trovano oggi più che mai in quel momento kairos. È nostra responsabilità agire e accelerare la nostra crescita nel prossimo decennio. La finanza etica deve continuare a costruire un’economia più sociale e inclusiva, una società più giusta e solidale e un futuro più sostenibile per i nostri figli.

Spero che, in futuro, quando faremo nuovamente il punto, potremo ancora una volta contraddire Carlos Gardel e celebrare quanto fatto nei prossimi vent’anni.