La crisi sanitaria e la ripresa: due sfide per la finanza etica

Crisi sanitaria, lavoro, futuro della finanza. L'analisi di Marie-Christine Vergiat, deputata europea dal 2009 al 2019

Marie-Christine Vergiat
Marie-Christine Vergiat è stata deputata europea dal 2009 al 2019 © Olaf Kosinsky/Wikimedia Commons
Marie-Christine Vergiat
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Ormai da parecchi mesi viviamo nell’era del Covid-19 e della crisi sanitaria che questa malattia ha scatenato sull’intero Pianeta. L’economia mondiale è stata quasi paralizzata per molto tempo, rivelando la dipendenza dei Paesi cosiddetti sviluppati rispetto alla produzione di beni, compresi quelli essenziali, come si è visto nel caso delle mascherine. Numerose imprese, grandi e piccole, sono riuscite a sopravvivere unicamente in virtù degli aiuti concessi dalle autorità pubbliche.

Il parallelo con la crisi finanziaria del 2008

Impossibile non fare un parallelo con il 2008 e chiedersi se, stavolta, chi ci governa (e non solo) avrà imparato la lezione su ciò che sta accadendo.

Torniamo indietro con la memoria. Nel 2008, gli Stati sbloccarono somme talmente gigantesche di denaro per salvare le banche da indurre molti di noi a pensare che occorresse porre un freno all’ipertrofia degli organismi finanziari, anche per imporre loro di concentrarsi nuovamente sull’economia reale. Come sono andate le cose in realtà? Certo, la regolamentazione è stata leggermente rafforzata e qualche controllo in più è stato introdotto, ma essenzialmente possiamo dire che tutto è ricominciato come prima. Peggio ancora, i colossi hanno continuato ad aumentare le loro dimensioni, incoraggiati dai poteri pubblici.

Al momento attuale è troppo presto per un bilancio delle conseguenze economiche (e sociali) della crisi sanitaria, innanzitutto poiché è evidente che non siamo ancora alla fine del tunnel. Tuttavia, possiamo cominciare a tracciarne le prime linee.

Andiamo verso un profondo cambiamento della società

In alcuni settori, si possono evidenziare alcuni elementi. Così, per esempio, non c’è dubbio che la crisi sanitaria abbia accelerato la rivoluzione digitale, nel bene e nel male. Il telelavoro ne è un perfetto esempio. Ci sono persone che possono adattarsi e per le quali è un’opportunità, persone per le quali è un vincolo aggiuntivo e persone che non possono avvalersene per la loro formazione, per le insufficienti capacità di adattamento o semplicemente perché il loro mestiere non si presta.

Ma stiamo andando verso un profondo cambiamento della società: nulla è scontato, soprattutto se vediamo la capacità dei più abbienti del mondo di ricostituire le proprie ricchezze. O addirittura di superare le cifre di prima della crisi. Ora, esattamente come fu nel 2008.

«I cittadini non si accontenteranno del green e social-washing»

I cittadini sono sempre più consapevoli del devastante aumento delle disuguaglianze economiche e sociali, così come delle sfide climatiche e ambientali. La loro richiesta di responsabilità sociale e ambientale è sempre più stringente e non è detto che si accontenteranno di nuovi prodotti ben confezionati ed etichettati come green o social-washing. È di vere alternative che hanno bisogno i nostri concittadini. Ed è in questo che la finanza etica può svolgere bene il proprio ruolo.

La finanza etica, così come l’insieme degli attori dell’economia sociale e solidale, deve essere al centro delle trasformazioni a venire. Deve mostrare l’esempio, dare prova di innovazione per accompagnare le nuove forme di sviluppo economico, sociale e tecnologico.

La finanza etica può e deve dare l’esempio

Il «fare società in altro modo» non è più appannaggio di pochi gentili utopisti, gli attori che vi consacrano tutte le proprie energie sono sempre più numerosi. Ma dobbiamo ancora cambiare la scala. La finanza etica deve essere al loro fianco, in prima linea.

Esistono delle potenzialità, in particolare alla Commissione europea con, per la prima volta, un commissario, Nicolas, Schmit, che sostiene con fermezza l’economia sociale e una migliore collaborazione con i suoi attori finanziari come le banche e i finanziatori cooperativi ed etici. Lo stesso vale per l’Onu con il gruppo di lavoro (Untfsse) presieduto dal direttore del dipartimento delle imprese dell’ILO, che ritiene che l’ESS possa svolgere un ruolo trainante per affrontare le sfide del mondo di domani.

Quindi, le sfide sono tante, si aprono nuove prospettive. La finanza etica deve saper cogliere questa opportunità per innescare l’acceleratore.


Marie-Christine Vergiat è stata deputata europea dal 2009 al 2019 del gruppo GUE.