Oltre il coronavirus: 365 idee d’impresa per il nuovo anno
Dai "Caciobond" al parrucchiere solidale, una storia positiva al giorno contro la pandemia. Tra innovazioni e modelli resilienti, come le imprese sociali
Nonostante il coronavirus, ma anche, in un certo senso, grazie al coronavirus, ci sono tanti casi di imprese in Italia che hanno trovato strade di innovazione per sopravvivere o, talvolta, per crescere, superando la pandemia. Tra i lockdown e le restrizioni imposte per limitare gli effetti della tragedia sanitaria. Questo ci pare il significato complessivo di un lavoro di indagine e divulgazione condotto e recentemente pubblicato da Paola Scarsi, esperta di economia e tematiche sociali, soprattutto grazie a una lunga collaborazione con Isnet, di cui cura la comunicazione.
Il suo lavoro si è tradotto in un libro intitolato – appunto – Oltre il Covid. 365 idee per superare la crisi. Un testo positivo, quasi ottimista, e senz’altro utile ora che dall’annus horribilis 2020 siamo usciti almeno cronologicamente. E siamo speranzosi che il 2021 diventi trampolino di rilancio economico sotto il segno delle vaccinazioni di massa. Il volume è composto di brevi storie di soluzioni d’impresa attuate da realtà grandi e piccole di ogni settore, tra lo sforzo di garantire l’attività economica e di aiutare la comunità.
«Parlando con tantissimi imprenditori – ricorda infatti l’autrice – ho potuto individuare alcune linee guida comuni. La prima è stata la solidarietà, l’esigenza di aiutare associazioni, ospedali, volontari, concittadini. La seconda la volontà di mantenere il lavoro dei dipendenti: “Non potevo lasciare i miei collaboratori a casa”, hanno detto in tanti. “Conosco le loro famiglie una per una”, hanno aggiunto molti. La terza esigenza è stata quella di salvare l’azienda: “Ci abbiamo investito tutto”, “Lo devo alla mia famiglia”, “Non possiamo mollare proprio adesso”».
Dai “Caciobond” alle mascherine al funerale in diretta web
Ed ecco allora il caseificio di Salerno che ha ideato i “Caciobond” di caciocavallo da acquistare oggi e mangiare al termine della stagionatura. Oppure l’iniziativa Save the Farm, con gli alberi adottati dalle aziende per sostenere gli agricoltori locali e la frutta matura recapitata negli uffici, a casa dei dipendenti o presso punti di vendita. Tre giovanissimi fratelli di Roma, intanto, si inventavano Lamaska, primo shop online interamente
dedicato alle mascherine, artistiche, artigianali e biodegradabili; mentre un Circolo Pd della zona della movida di Bologna ha sostenuto bar e ristoranti in crisi con obbligazioni virtuali.
E se tra i più dolorosi effetti delle rigide limitazioni agli spostamenti e agli assembramenti c’è stato il blocco delle partecipazioni ai funerali, la soluzione è arrivata da imprese funebri come la Biancheri e Caramello di Ventimiglia. Per chi lo desiderasse è stato possibile seguire via Web le esequie del proprio congiunto, parente o amico. Sono solo alcuni tra le centinaia di esempi di nuovi modelli di business e servizi raccolti nel libro e nati per affrontare la pandemia. Senza dimenticare l’innovazione profusa da molte iniziative concepite a titolo gratuito. Il barbiere di Cecina Massimo Carugi, per dirne una, ha assistito gratuitamente i concittadini tramite videochiamata durante i tagli compiuti obbligatoriamente fai-da-te.
Impresa sociale: modello di business resiliente nella pandemia
Con i contagi di covid19 ancora alti per numero in Italia, molte di queste soluzioni continuano ad essere adottate e sono spunto per inventarne di nuove. Tuttavia l’arma migliore per affrontare la pandemia senza capitolare sembra essere un modello di business resiliente e flessibile. Come conferma l’ultimo Osservatorio Isnet sulle imprese sociali.
La fotografia che ne emerge a partire dalle 400 imprese ad impatto sociale del campione analizzato è che, ad esempio, il lockdown ha ridotto a un misero +0,3% l’incremento previsto (+4,2%) di posti di lavoro. Ma la tenuta dell’occupazione c’è stata, seppure variabile a seconda del settore di attività. Con un vantaggio per le realtà che si occupano di servizi alla persona e sanità rispetto a quelle del commercio al dettaglio e della manifattura. E l’occupazione ha tenuto nel 2020 malgrado l’inevitabile e previsto calo delle entrate: -9,1% di volume rispetto alle previsioni di raggiungere un +5,7% senza pandemia.
Comunità e intelligenza artificiale, le imprese sociali non si fermano
E se l’Osservatorio precisa che “L’insufficiente liquidità finanziaria (48,0%) e l’eccesso di burocrazia (49,6%), sono tra i principali limiti/difficoltà nell’affrontare l’effetto covid19 da febbraio ad oggi (novembre 2020, ndr)”, le imprese sociali non sono state comunque immobili. Tanto che Laura Bongiovanni, responsabile dell’Osservatorio e presidente di Isnet, ricorda che «L’emergenza Covid19 ha fatto da acceleratore di comunità».
In questa prospettiva hanno perciò adattato prodotti e servizi, rivisto processi di gestione, coinvolto attori e reti territoriali. E anche sul versante Industria 4.0, laddove ritenuto funzionale, c’è stata una migliore adozione di nuove tecnologie. Quasi 2 imprese ad impatto sociale su 10 hanno avviato sperimentazioni nell’ambito della digitalizzazione dei processi, della realtà aumentata e dell’intelligenza artificiale.