Prezzi in aumento: le compagnie marittime accusate di fare cartello
L'aumento dei costi di trasporto potrebbe essere spiegato in parte dall’esistenza di pratiche anticoncorrenziali dell'industria marittima
Porti congestionati, carenza di container, squilibrio tra domanda e offerta: queste le conseguenze che la pandemia, la guerra e un aumento sproporzionato dei costi delle materie prime stanno generando sul trasporto navale. Eppure, ad incidere non sarebbero solo fattori esogeni. Dietro a questa paralisi di settore potrebbero nascondersi infatti pratiche anticoncorrenziali, sulle quali stanno indagando gli Stati Uniti.
Secondo l’amministrazione americana, infatti, l’oligopolio esistente nel settore dei trasporti marittimi potrebbe aver contribuito a mantenere alti i prezzi della merce. Le autorità americane, insomma, indagano su un presunto cartello tra le società del settore.
Biden punta il dito contro i profitti delle compagnie
La senatrice statunitense Elizabeth Warren non ha alcun dubbio. In una sua lettera inviata a fine marzo a otto compagnie che operano nel settore, Warren afferma che «le pratiche anticoncorrenziali del mercato del trasporto merci» sarebbero la causa principale dell’aumento dei costi dei trasporti.
Poche settimane prima, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden aveva minacciato di voler «reprimere le società che praticano prezzi eccessivi e abusivi». Puntando il dito proprio contro i «giganteschi profitti» delle compagnie di trasporto marittimo. Ben 150 miliardi di dollari (circa 138 miliardi di euro) nel solo 2021, un record assoluto.
L’Unione europea non collabora alle indagini
All’indagine condotta dagli Stati Uniti stanno cooperando le autorità di Australia, Nuova Zelanda, Regno Unito e Sud Africa. All’appello manca l’Unione europea, nella quale hanno sede quattro delle cinque principali compagnie marittime del mondo (MSC, Maersk, CMA CGM e Hapag-Lloyd), nonostante le sollecitazioni ricevute.
Secondo quanti riportato da Le Monde, per gli specialisti dell’International Transport Forum (Itf) dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (Oecd) esisterebbero diversi segnali di un possibile cartello nel settore. Per Itf, i porti in Europa non erano più congestionati nel 2020 di quanto non fossero prima della pandemia. E i ritardi nelle consegne erano in realtà iniziati molto prima.
Gli esperti si sono sorpresi anche che nell’estate del 2020. Mentre il mercato in Cina si stava riprendendo e la domanda rimaneva forte in Europa, le compagnie di trasporto merci avevano aspettato fino a settembre prima di riprendere le spedizioni a un ritmo normale. È proprio da giugno 2020 in poi che i prezzi dei noli hanno iniziato a salire. E da allora sono rimasti elevati.
Le pratiche anticoncorrenziali fanno crescere l’inflazione mondiale
Scrive Le Monde che il prezzo medio di spedizione di un container lungo 12 metri è passato da 1.476 dollari di aprile 2020 a 9.476 dollari in due anni. Un aumento che, inoltre, avrebbe contribuito a far crescere i tassi di inflazione nel mondo. Secondo le stime del Fondo Monetario Internazionale (Fmi), l’aumento dei costi dei trasporti ha generato un rialzo dell’1,5% dell’inflazione. Contro una media dello 0,7% degli anni precedenti.
Anche la compagnia cinese Cosco è riuscita a entrare in questa “alleanza” tra compagnie. Per la quale l’Europa ha cambiato pure le proprie regole sulla concorrenza. Adesso, infatti, le compagnie possono cooperare tra di loro, condividendo spazi e capacità di trasporto. La misura è stata presentata come un modo per abbassare i prezzi al consumatore. Eppure, appena introdotta questa nuova regola, i costi di trasporto sono schizzati. Al contempo, la frequenza di passaggi delle navi è aumentata nei grandi porti e diminuita nei porti secondari. Mentre sono cresciuti i ritardi.
Infine, la concentrazione non è solo orizzontale ma anche verticale. L’italo-svizzera MSC ha presentato un’offerta per acquisire i porti in Africa del gruppo Bolloré. Mentre le rivali Maersk e Cma Cgm hanno acquisito parti del settore delle infrastrutture portuali e dei servizi di logistica terrestre. Una concentrazione che rischia di rafforzare ulteriormebte il potere dei grandi gruppi del settore marittimo in termini di negoziazione dei prezzi.