“Dubai Uncovered”. L’immobiliare dell’emirato, tra oligarchi e criminali
Un'inchiesta pubblicata a maggio da un gruppo di media internazionali rivela i flussi di denaro di origine sospetta in arrivo a Dubai
Un paradiso di isole artificiali e grattacieli da record. Ma anche fiscale. Oligarchi russi, criminali e truffatori da tutto il mondo trovano a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti, un ambiente perfetto. Lo rivelano i dati dal 2020 ad oggi trapelati grazie al Center for Advanced Defense Studies (C4ADS), think tank di accademici e ex militari americani.
L’immobiliare nell’emirato: un paradiso per oligarchi ed evasori
Poche domande, leggi poco stringenti e controlli poco rigorosi. È facile investire a Dubai, anche per chi ha qualcosa da nascondere. Dai Kinahan, famiglia irlandese che gestisce traffici di droga agli oligarchi russi fuggiti nell’Emirato con i loro yacht e jet privati dopo lo scoppio della guerra.
Il settore immobiliare in particolare attira i più opachi investimenti da tutto il mondo. Dall’estero sono arrivati 146 miliardi di dollari nel comparto del mattone. Si tratta di più di un quarto del totale nel centro urbano. La cifra, peraltro, potrebbe essere sottostimata. Mancano infatti gli investimenti che non sono riconducibili ad alcuna nazionalità.
Il denaro arriva nei modi più disparati. Recentemente sono state fermate in aeroporto alcune persone con valigie piene di banconote. È il caso di Tara Hanlon, fermata a Heathrow con quasi due milioni di sterline nei suoi cinque bagagli. La trentenne avrebbe accettato di effettuare il trasporto del denaro in cambio di biglietto aereo, alloggio e una lauta ricompensa.
Ha affermato di avere avuto solo il sospetto che si trattasse di un traffico illecito, ipotizzando fosse legato alla droga. Ma successivamente le indagini hanno rivelato come avesse già effettuato questo “servizio” in precedenza.
Investimenti da Paesi in conflitto
Per quanto riguarda le origini, il 20% degli investitori è indiano, il 10% britannico. Sembra vi sia inoltre una forte correlazione tra proprietà immobiliari a Dubai e asset finanziari detenuti in Svizzera. I Paesi che investono in immobili a Dubai, infatti, esportano capitali anche nel più grande centro finanziario offshore al mondo. «Il rischio è che l’immobiliare a Dubai sostituisca la Svizzera come strategia di evasione fiscale o per nascondere i patrimoni», ha dichiarato Gabriel Zucman, dovente all’università californiana di Barkeley e direttore dell’Osservatorio sulla fiscalità dell’Unione europea.
Un dato rilevante riguarda poi gli investimenti da autocrazie e Paesi in conflitto. Eritrea e Azerbaigian, Afghanistan e Siria presentano ingenti proprietà, equivalenti al 5-10% del loro Pil.
Non sorprende che nella lista figurino inoltre numerosi oligarchi russi. Dubai non beneficiava di una buona reputazione, in questo senso. E a partire dal 24 febbraio – quando è scoppiata la guerra in Ucraina – i timori che gli ultra-ricchi russi, per sfuggire alle sanzioni internazionali, spostassero i propri patrimoni a Dubai ha creato non poche preoccupazioni.
Timori che hanno trovato conferma. Le informazioni del C4ADS fanno trapelare i nomi di un centinaio di politici e imprenditori vicini al Cremlino e soggetti a sanzioni internazionali. Che Dubai non applica.
La FATF (Financial Action Task Force, organismo intergorvernativo che si occupa di lotta al riciclaggio e al finanziamento del terrorismo) ha inserito gli Emirati nella propria “lista grigia”. Per esserne rimossi, dovranno dotarsi di standard più stringenti di due diligence e trasparenza e controlli più efficaci. Il che equivarrebbe, però, a rinunciare ai miliardi in ingresso.