La direttiva sulla due diligence si applicherà a sole 4mila aziende

Il database di SOMO mostra come la direttiva si applichi a sole 4.280 imprese in tutto il mondo; 3.200 le europee

Le imprese coinvolte nella direttiva sulla due diligence sono molte meno di quanto abbia calcolato la Commissione europea © Vukasin Stanojlovic/iStockPhoto

Che il testo definitivo della direttiva sulla due diligence (Csddd) fosse al di sotto delle aspettative era già chiaro. Ora sappiamo anche di quanto. Il centro di ricerca indipendente SOMO ha realizzato un database che raccoglie i gruppi societari, le filiali e i Paesi di origine delle aziende che dovranno adeguarsi, valutando il proprio impatto sull’ambiente e i diritti umani lungo la filiera.

Tre anni di negoziati ma, alla fine, la montagna ha partorito un topolino. Dalla prima proposta di testo nel febbraio 2022 all’approvazione ad aprile 2024, siamo arrivati una norma che, tante sono state le pressioni aziendali, si applicherà a un numero risibile di soggetti. Poco più di 4mila in tutto il mondo. 3.400 di questi hanno sede nell’Unione europea. 420 gli italiani.

La direttiva copre meno imprese di quanto abbia dichiarato la Commissione europea

Il Csddd Datahub lanciato da SOMO mappa le aziende che, in Europa e nel mondo, rientrano nell’ambito di applicazione. Quelle cioè che hanno realizzato un fatturato superiore ai 450 milioni di euro e hanno più di mille dipendenti nell’Unione europea. O, fuori dall’Europa, quelle che hanno un fatturato al di sopra dei 450 milioni di euro. Anche se in questo caso i dati sono parziali perché molte società non dichiarano il proprio fatturato alle istituzioni comunitarie.

In base agli ultimi dati disponibili, circa 7mila imprese soddisfano i criteri di soglia; 5mila di queste operano entro in Europa. Molte fanno parte di gruppi societari con holding e filiali operanti sotto lo stesso ombrello. In pratica, diversamente da quanto affermato dalla Commissione stessa, la direttiva non coprirà circa 6mila imprese in Europa e 900 in tutto il mondo, ma appena 4.280 gruppi di cui 3.200 in Europa. Meno dello 0,1% di tutte le società dell’Unione europea.

Quali sono le imprese coinvolte dalla direttiva sulla due diligence

Quasi un quarto delle coinvolte appartiene al settore manifatturiero (24,6%); seguono i servizi (19,1%) e il commercio al dettaglio (16,2%). Una società su cinque è un fornitore di servizi finanziari, categoria che comprende anche le holding, mentre sono esentate banche e assicurazioni.

Molte delle imprese appartengono allo stesso gruppo e un numero importante di aziende rientra nell’elenco Ue sia con le proprie filiali operative sia con la holding che detiene le azioni della società. Questo elemento può essere un ulteriore escamotage per diluire gli obblighi. Come spiegano i ricercatori di SOMO, «se una società è la capogruppo di una controllata che soddisfa i criteri di soglia, può scegliere di rinviare gli obblighi della controllata al gruppo».

Il presunto enorme impatto sull’economia non esiste

La direttiva sulla due diligence entrerà in vigore in tre step: nel 2027 per il 31% delle imprese, nel 2028 per un altro 18% e a partire dal 2029 per circa la metà del totale. Questo vuol dire che le aziende coinvolte hanno diversi anni per prepararsi.

Questa analisi, commentano da SOMO, dimostra che «le affermazioni relative all’enorme impatto della Csddd sull’economia dell’Unione europea semplicemente non corrispondono alla realtà». Questo «presunto impatto oneroso» sull’economia, spiegano, «è un travestimento per politiche di deregolamentazione che incrementano i profitti delle imprese a spese delle persone e del Pianeta». Il riferimento è al pacchetto Omnibus, la misura di semplificazione che dovrebbe armonizzare le diverse normative sulla sostenibilità delle imprese prodotte dalla Commissione. E che invece sembra sempre di più un processo di deregolamentazione, come denunciano le reti e gli attivisti di tutta Europa.