Due diligence: inaccettabile passo indietro per la tutela dell’ambiente e delle persone dalle attività di impresa

La presidenza di turno dell'Unione ha preso atto che mancava una maggioranza qualificata per approvare la direttiva sulla due diligence

Impresa 2030
Interno di Palazzo Europa, sede del Consiglio dell'Unione europea © Tauno Tõhk/Wikimedia Commons
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Alla riunione degli ambasciatori presso l’Unione europea di mercoledì 28 febbraio la presidenza belga di turno dell’Unione ha preso atto della mancata maggioranza qualificata degli Stati membri che avrebbe formalizzato l’accordo politico sul testo della direttiva europea sulla due diligence (dovuta diligenza) delle imprese (CS3D) raggiunto a dicembre scorso da Commissione, Consiglio e Parlamento europeo (il cosiddetto “trilogo”).

Il blocco è imputabile ai grandi Stati membri dell’Unione

Il rischio di un inaccettabile dietrofront da parte di alcuni Stati membri era già stato paventato il 9 febbraio scorso, quando il voto è stato posticipato per la prima volta. Nonostante l’incessante negoziazione delle successive due settimane, ieri pomeriggio gli Stati membri dell’Unione europea hanno inviato un messaggio chiaro: non c’è bisogno di modificare la condotta delle imprese per garantire il pieno rispetto dei diritti umani e la tutela dell’ambiente lungo le loro catene del valore, nonostante due lunghissimi anni di dibattiti e negoziati tra legislatori, imprese e cittadinanza europea.

Il blocco è principalmente imputabile ai grandi Stati membri: in primis la Germania, che ha annunciato in anticipo l’astensione orchestrata dal partito di minoranza FDP, a cui il cancelliere Scholz non ha praticamente opposto resistenza. Poi la Francia, con un tentativo dell’ultimo minuto di far deragliare i negoziati proponendo un aumento di dieci volte delle soglie aziendali che definiscono il campo di applicazione della normativa, escludendo di fatto altre 14mila imprese alle pochissime (circa lo 0,1% delle imprese europee) a cui il testo si riferiva. Infine l’Italia, la banderuola del trio con una posizione rimasta sempre ambigua nel corso dei mesi, e culminata alla riunione di ieri in un’ingiustificata espressione di astensione al voto.

Eppure la direttiva sulla due diligence gode di vasto sostegno

Dal 14 dicembre scorso, data del raggiungimento dell’accordo politico di trilogo, fino ad oggi, abbiamo assistito ad un dibattito confuso e fuorviante alimentato dall’influenza negativa della stampa orchestrata ad arte dalla lobby industriale di Confindustria, sul quale come campagna “Impresa 2030: Diamoci una regolata” abbiamo cercato di fare chiarezza con uno scrupoloso debunking.

La strenua opposizione a una legislazione vincolante dell’Unione europea sulla responsabilità delle imprese sfida il vasto sostegno alla direttiva da parte di governi, sindacati, società civile e cittadini.  La mancata approvazione di una legislazione europea vincolante sulla responsabilità aziendale lascia i governi nazionali incapaci di affrontare le violazioni dei diritti umani, lo sfruttamento dei lavoratori e l’impatto sulle comunità indigene e sugli ecosistemi legati alle attività aziendali. Questo rappresenta un fallimento sconcertante dei governi dell’Ue nel rispettare i loro obblighi internazionali sui diritti umani e indica un permesso implicito alle aziende irresponsabili di continuare ad alimentare la crisi climatica ed ecologica per il proprio profitto.

Il blocco alla direttiva sulla due diligence minaccia la legislazione europea sulla sostenibilità

Il blocco a cui si è assistito ieri in sede di Coreper minaccia una parte vitale della legislazione europea sulla sostenibilità, necessaria e attesa per innescare il cambiamento nella condotta delle imprese, risultato di un processo democratico nel Parlamento europeo e di ampi negoziati con gli Stati membri, e destabilizza l’efficacia di un processo decisionale durato anni, risultato di intense negoziazioni e di un accordo raggiunto lo scorso 14 dicembre.

Ora più che mai, come campagna Impresa 2030, crediamo sia giunto il momento che il Parlamento italiano eserciti la sua funzione di controllo e informazione sull’attività politica di governo richiamando alla responsabilità di dare seguito a quanto già concordato nell’accordo di trilogo, nel rispetto delle istituzioni europee e delle sue procedure. L’Italia per il suo peso politico dovrebbe essere l’artefice degli accordi europei, non l’annientatore. Il testo della direttiva europea sulla due diligence delle imprese (CS3D) è il frutto di più di due anni di negoziati e deve essere adottato entro la fine dell’attuale legislatura del Parlamento europeo.


La campagna Impresa 2030 è promossa da ActionAid Italia,  Equo Garantito, Fair – Campagna Abiti Puliti, Fairtrade Italia, FOCSIV, Fondazione Finanza Etica, Human Rights International Corner, Mani Tese, Oxfam Italia, Save the Children, WeWorld.