Ecoansia: come trasformare la paura in azione per il clima

Le eco-emozioni del filosofo Glenn Albrecht come metodo per superare l’ecoansia, costruendo un mondo nuovo più in sintonia con la Terra

Ecoansia e crisi climatica: il ruolo delle emozioni nel cambiamento © Elena Mozhvilo/Unsplash

Per sconfiggere l’ecoansia bisogna riconoscere le eco-emozioni suscitate dai cambiamenti climatici. Quelle negative ma anche quelle positive, e sono molte. A patto che quest’ultime non si limitino a proporre banali speranze e facili illusioni. «Non è ancora tutto perduto» o «andrà tutto bene», per capirci. Dato che nel 2024 per la prima volta è stata superata la fatidica soglia dell’aumento della temperatura di 1,5 gradi centigradi dal periodo preindustriale, è infatti evidente che se non tutto molto è andato perduto. Indietro non si torna, e non andrà tutto bene. Ma non per questo bisogna farsi dominare dalle eco-emozioni negative.

Lo racconta molto bene Marie-Josée Drolet, titolare della cattedra in Etica all’Université du Québec à Trois-Rivières in un articolo uscito per The Conversation. La professoressa Drolet utilizza infatti il concetto di eco-emozioni sviluppato dal filosofo australiano Glenn Albrecht per cercare di uscire dall’impasse positivo-negativo. E invita a valorizzare tanto le eco-emozioni negative, come la giusta paura e lo spavento che ci sbattono in faccia i cambiamenti climatici, quanto quelle positive. Non certo le illusioni di una soluzione possibile, come vorrebbe una narrazione neoliberale purtroppo diffusa anche a sinistra. Ma piuttosto la gioia e la meraviglia del Pianeta che abitiamo.

Cos’è l’eco-ansia? Definizione e sintomi

Innanzitutto è importante definire cosa sia l’ecoansia. Ce lo racconta Matteo Innocenti, psichiatra, psicoterapeuta cognitivo comportamentale e presidente dell’Associazione Italiana Ansia da Cambiamento Climatico (Aiacc). «L’ecoansia è una risposta emotiva di paura e preoccupazione legata ai cambiamenti climatici e all’inevitabile deterioramento ambientale. È caratterizzata da sentimenti di impotenza, ansia e angoscia per il futuro del nostro Pianeta, che emergono di fronte all’evidenza di crisi ecologiche e catastrofi ambientali».

«L’ecoansia può colpire persone di tutte le età. Ma sono soprattutto giovani adulti e adolescenti a riportare un aumento dei sintomi ansiosi in relazione a questioni ambientali», dice Matteo Innocenti a Valori. «Studi in Italia e in altri Paesi hanno evidenziato una crescente incidenza di questa condizione, specialmente tra le generazioni più giovani, che si sentono più vulnerabili agli impatti dei cambiamenti climatici». Basti pensare che, lo scorso ottobre, una ricerca dell’Unicef riportava che secondo l’Istat in Italia il 70,3% dei giovani tra i 14 e i 19 anni era seriamente preoccupato per i cambiamenti climatici.

Eco-ansia, solastalgia ed eco-paralisi: le emozioni della crisi climatica

Riprendendo le distinzioni di Albrecht, ecco che la professoressa Marie-Josée Drolet indica quali sono le emozioni negative più diffuse dai cambiamenti climatici oltre all’ecoansia. Si tratta della solastalgia e dell’eco-paralisi. La solastalgia, neologismo coniato proprio da Albrecht, corrisponde alla desolazione e alla tristezza causate dalla perdita o dal degrado di un luogo naturale confortante e amato. Quindi, mentre l’ecoansia è focalizzata sul futuro e sulla paura di futuri disastri, la solastalgia è nostalgica, focalizzata sul passato e depressiva. L’eco-paralisi si verifica quando l’ansia diventa così intensa da trasformarsi in incapacità di agire di fronte alle sfide ambientali, soprattutto perché queste sono percepite come insormontabili e insolubili.

Queste eco-emozioni, spiega Drolet, sono considerate negative nel senso che sono collegate a paura, desolazione e impotenza. Ma una volta riconosciute come tali possono trasformarsi in potenti motori di azione, e quindi in eco-emozioni positive. E spingere le persone a impegnarsi nella lotta contro i cambiamenti climatici. «È fondamentale onorare e comprendere le emozioni negative, poiché hanno una funzione protettiva e motivazionale. Mettere le persone di fronte alla realtà della catastrofe imminente può essere utile per stimolare l’azione», ci dice Matteo Innocenti. «Ma resta essenziale incoraggiare l’ottimismo attivo e il coinvolgimento verso soluzioni positive»

Dalla topofilia alla eutierria: le emozioni che aiutano a superare l’ecoansia

Quali sono dunque queste eco-emozioni postive? Albrecht ne cataloga almeno una decina. Ci viene ancora una volta in aiuto Marie-Josée Drolet, che nel suo articolo individua le tre più importanti: topofilia, solifilia e eutierria. Che nulla hanno a che fare con l’illusione di essere ancora in grado di fermare il collasso climatico della Terra. Spoiler: non lo siamo. Né tantomeno con la responsabilità individuale, altra faccia della colpevolizzazione e strumento principe dell’egemonia culturale neoliberale. Queste eco-emozioni semplicemente servono per supportare il benessere delle persone in una relazione positiva con l’ambiente che abitano. E per spingerle a agire.

La topofilia corrisponde all’attaccamento e all’affetto provati da una persona verso determinati luoghi. In buona sostanza sono la gioia estetica e la meraviglia che una persona prova nei confronti del luogo in cui si trova. La solifilia (altro neologismo di Albrecht) corrisponde invece alla solidarietà provata da una persona verso un luogo. È quindi capace di tradursi in impegno politico con i propri simili per la sua preservazione. Infine, eutierria (concetto creato sempre da Albrecht) che si riferisce al sentimento di unità che le persone possono sperimentare con l’ambiente naturale. È quindi portatrice di un senso di pace e beatitudine in cui si dissolvono i confini tra gli esseri umani e il mondo vivente.

Il presidente dell’Associazione Italiana Ansia da Cambiamento Climatico ci spiega quindi come queste possano aiutarci a sconfiggere l’ecoansia. «Il concetto di biofilia, ovvero l’attrazione innata per la natura e gli esseri viventi, gioca un ruolo cruciale nel nostro legame con l’ambiente. Questa connessione profonda ci motiva a proteggerla e a sentirci parte integrante degli ecosistemi naturali. Allo stesso modo, la sumbiofilia – l’idea di interconnessione tra tutti gli esseri viventi e l’ambiente – rafforza la nostra comprensione delle relazioni reciproche e ci incoraggia a lavorare insieme per affrontare le sfide ecologiche».

Ecoansia, eco-emozioni positive e negative. Che fare?

«Affidarsi alle emozioni positive, come l’ottimismo e la speranza, può essere utile, ma è fondamentale che queste non siano illusioni. Le emozioni legate all’attaccamento alla terra possono inizialmente apparire più complesse da accettare. Ma alla lunga sono quelle che offrono una base solida su cui costruire un futuro migliore», conclude infatti Matteo Innocenti. «Le emozioni ambientali sono vitali per attivarci nel risolvere la crisi climatica, in quanto ci forniscono la motivazione necessaria per agire. Coltivare un legame profondo con la terra attraverso esperienze dirette nella natura, pratiche sostenibili e comunitarie, o semplicemente mediante la consapevolezza delle bellezze naturali, contribuisce a un senso di appartenenza e responsabilità».

Sulla stessa lunghezza d’onda è Marie-Josée Drolet quando sostiene che queste emozioni «possono aiutare le persone a immaginare mondi possibili più giusti, più uniti e più sostenibili. Non è un caso che le eco-emozioni possano anche incoraggiare gli individui a impegnarsi a trasformare il modo in cui viviamo il mondo». Una volta conosciute, riconosciute e catalogate le eco-emozioni, a partire dall’ecoansia, diventa quindi necessario capire cosa farne. E soprattutto, parafrasando Lenin, diventa impellente capire “Che fare”? La risposta può essere una sola: agire, e il più in fretta possibile. Non accontentandosi di viverle come sentimenti, ma utilizzandole come strumenti per cambiare il mondo.

Domande frequenti sull’ecoansia

Cos’è l’ecoansia?

L’ecoansia è un’emozione legata alla paura e alla preoccupazione per il cambiamento climatico e il degrado ambientale.

Quali sono i sintomi più comuni dell’ecoansia?

Tra i sintomi più comuni troviamo stress, insonnia, paura costante per il futuro e senso di impotenza.

Come si può affrontare l’ecoansia?

Coltivare un rapporto positivo con la natura, impegnarsi in azioni concrete per il clima e partecipare ad attività comunitarie può aiutare a gestire l’eco-ansia.


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