Il falso esodo dei milionari. Così una bufala ha spinto il governo britannico ad abbassare le tasse ai ricchi
Nel 2024 si è parlato di un presunto esodo di milionari dal Regno Unito, ma i dati dimostrano che si tratta di una narrazione infondata
Nel 2024, un mito ha avvelenato il dibattito sulla fiscalità nel Regno Unito. Per mesi, i media britannici – stampa, tv, siti web – hanno rilanciato incessantemente una notizia: migliaia di milionari stavano abbandonando il Paese per colpa delle tasse troppo alte. Un vero e proprio esodo – così è stato definito – che avrebbe minato la competitività del Regno Unito. E che ha costretto il governo laburista a fare marcia indietro sulle riforme fiscali promesse.
Una narrazione martellante, alimentata da oltre 10.900 articoli e servizi giornalistici nel solo 2024, l’equivalente di 30 notizie al giorno su una presunta fuga di ricchi mai avvenuta. A smontare definitivamente questa montatura è oggi il Tax Justice Network, in un report congiunto con Patriotic Millionaires UK e Tax Justice UK. Il verdetto è netto: l’esodo dei milionari per colpa delle tasse non c’è stato. E la mole di informazioni circolata al riguardo è stata non solo infondata, ma funzionale a giustificare politiche fiscali favorevoli ai più abbienti.
La bufala dei milionari in fuga dalle tasse
Ma da dove nasce questo racconto? Il dato iniziale, ripreso dalla stampa di tutto il mondo, proveniva da un rapporto di Henley & Partners, una società privata che si occupa di vendere “passaporti d’oro” ai super-ricchi, ossia cittadinanze in cambio di investimenti. Un business controverso, tanto che dalla Corte di giustizia dell’Unione europea ha dichiarato illegale il programma maltese promosso da Henley, per i rischi di riciclaggio di denaro, evasione fiscale e corruzione.
Il dato più eclatante del rapporto? 9.500 milionari “in fuga” dal Regno Unito nel 2024. Ma analizzando i numeri nel dettaglio si scopre che rappresentano appena lo 0,3% dei milionari britannici, stimati in oltre 3 milioni. Un valore talmente basso che gli stessi autori del report, in anni precedenti, lo avevano definito come «insignificante».
E c’è di più: quei 9.500 milionari non sono neppure rappresentativi della totalità degli individui con un patrimonio netto superiore al milione di dollari. Il rapporto Henley, infatti, considera solo chi possiede almeno un milione in asset liquidi – una definizione molto più restrittiva rispetto a quella comunemente usata. Ciò significa che il campione analizzato corrisponde al 20% dei milionari britannici e tende a includere soprattutto centimilionari e miliardari. Una fascia più mobile, certo, ma che non rispecchia la reale distribuzione della ricchezza.
Nonostante ciò, i media britannici – incluse testate autorevoli come Reuters, Bloomberg Uk, CNN, The Teleghraph, CNBC, Sky News, Independent, The Times – hanno ampiamente ripreso la narrativa dell’esodo. Contribuendo a una pressione politica che ha portato il governo di Keir Starmer a indebolire la riforma dei regimi fiscali agevolati per i “non-dom” (residenti fiscali esteri con importanti privilegi).
Una storia che si ripete, dalle tasse per i milionari a quelle sulle transazioni finanziarie
Non è la prima volta che si fa ricorso a un simile allarmismo per difendere i privilegi dei più ricchi. È la stessa identica argomentazione sbandierata da anni contro l’introduzione di una tassa sulle transazioni finanziarie: «Non si può fare, sennò gli operatori fuggono su altre piazze». Ma anche in questo caso, la fuga è solo immaginata, mentre la realtà mostra che la mobilità dei capitali e dei super-ricchi è molto più limitata di quanto si voglia far credere.
Lo confermano diversi studi accademici indipendenti, oltre che lo stesso Tax Justice Network: tra il 2013 e il 2024, i tassi di migrazione dei milionari sono rimasti stabili intorno allo zero. In altri termini, quasi il 100% dei milionari non ha cambiato Paese. Il motivo è semplice: i super-ricchi non decidono di trasferirsi solo in base al fisco, ma pesano fattori come stabilità politica, qualità dei servizi, istruzione, sicurezza, vicinanza familiare.
Il ruolo dei media: amplificatori del nulla
Ma allora perché una bufala è diventata verità politica? La risposta sta nel comportamento dei media. L’analisi condotta dal Tax Justice Network mostra come l’informazione abbia esasperato i toni, andando ben oltre le affermazioni del rapporto Henley. Il 71% degli articoli britannici citava le tasse come causa principale dell’esodo. Il Partito laburista, poi, è stato menzionato il doppio delle volte rispetto a quello conservatore. Nonostante quest’ultimo fosse al governo al momento della pubblicazione del report.
Si è fatto un uso estremamente disinvolto dell’espressione wealth exodus, talvolta ribattezzata Wexit per suggerire un parallelismo con la Brexit. Ma lo stesso autore del report Henley aveva previsto, un mese prima, che il numero di centimilionari britannici sarebbe aumentato fino al 2040. Insomma, si è montato un allarme fiscale nel Paese con il numero crescente di milionari, con il solo scopo di disinnescare ogni tentativo di riforma equa.
Quando i miliardari chiedono più tasse sui grandi patrimoni
Il paradosso finale è che ci sono anche milionari che si dicono favorevoli a un aumento delle tasse sui grandi patrimoni. Secondo un sondaggio di Patriotic Millionaires UK, l’80% dei milionari britannici è favorevole a una tassa del 2% sulla ricchezza oltre i 10 milioni di sterline. L’81% considera “patriottico” pagare una giusta quota di tasse. Stephen Kinsella, membro dell’associazione e consulente legale, lo ha detto chiaramente: «Milionari come me non stanno andando da nessuna parte. Vogliamo costruire un Regno Unito migliore, quindi siamo orgogliosi di pagare le tasse e restare».
Alex Cobham, direttore del Tax Justice Network, ha commentato: «La maggior parte delle persone vuole che i super-ricchi vengano tassati. La maggior parte dei milionari dice: tassateci. E quasi tutti gli studi credibili affermano che dovremmo farlo. Ma quello che i media hanno raccontato – e a cui il governo ha creduto – è stato un esodo immaginario, basato su dati dubbi pubblicati da una società che aiuta i ricchi a comprarsi una via d’uscita dalle regole comuni».
Sulla tasse, una lezione (amara) per media e politica
La storia dell’esodo dei milionari è emblematica di come la narrazione giornalistica possa piegare il dibattito politico, specialmente quando si tratta di interessi economici forti. È anche un monito per i media: verificare le fonti, contestualizzare i dati, evitare di trasformarsi in megafoni del potere e del privilegio.
Come ricorda il Tax Justice Network, «il fisco è lo strumento più potente che abbiamo per costruire una società più equa. Ma storie come queste vengono usate per spaventare l’opinione pubblica e bloccare ogni cambiamento positivo». Il punto, in definitiva, è uno solo: tassare i super-ricchi non li farà scappare. Ma non farlo sta già facendo scappare la giustizia sociale.
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