Un data center su quattro è a rischio per i cambiamenti climatici

I data center, infrastrutture essenziali per la nostra economia, sono a rischio per i cambiamenti climatici che loro stessi alimentano

Interno di un data center © Mikhail Konoplev/iStockPhoto

La rivoluzione digitale, anche attraverso la sua rappresentazione nei libri o nei film, si autorappresenta come immateriale. Gli impulsi elettrici che generano codici, parole e immagini sembrano esistere in una dimensione parallela a cui attingiamo quando ne abbiamo bisogno. Così non è ovviamente. Per alimentarsi questo mondo parallelo ha bisogno di gigantesche infrastrutture: i data center. E questi immensi centri di elaborazione dati sono quanto di più materiale e concreto esista. Per dimensioni e per consumi, di suolo, di acqua e di energia, paragonabili a quelli di un agglomerato urbano di medie dimensioni.

Altro che immateriali quindi. Questi data center sono veri e propri mostri, insaziabili e assai concreti. Inoltre, con il rapido sviluppo dell’intelligenza artificiale, questi consumi cresceranno a ritmo esponenziale. E così le emissioni che producono, e che alimentano i cambiamenti climatici. In un rapporto pubblicato lo scorso anno, Deloitte ha dimostrato che il fabbisogno elettrico dei data center potrebbe triplicare nel prossimo decennio. Mentre, secondo i calcoli dell’Agenzia internazionale per l’energia (Aie), il settore potrebbe essere responsabile di un aumento del 67% delle emissioni legate al consumo di elettricità entro il 2035.

Dati allarmanti: oggi a rischio il 22% dei data center, domani il 27%

Ma ora c’è un altro problema. Questi immensi mostri che divorano suolo, acqua e elettricità si trovano a dover affrontare gli effetti della crisi climatica provocata anche dalle loro emissioni. Secondo un rapporto pubblicato nelle scorse settimane da Xdi (Cross Dependency Initiative), leader globale nell’analisi del rischio climatico fisico, i data center nel prossimo futuro si troveranno a affrontare rischi crescenti derivanti dagli eventi meteorologici estremi. E sarà un problema enorme. Visto che nel mondo per come lo conosciamo noi i data center sono l’infrastruttura critica che alimenta l’archiviazione cloud, i servizi di emergenza, i sistemi bancari, le comunicazioni e la logistica. Sono la spina dorsale della nostra economia.

Il Global Data Center Physical Climate Risk and Adaptation Report 2025 di Xdi si basa sull’analisi di quasi 9mila data center operativi in tutto il mondo. Classifica i principali hub di data center in base alla loro esposizione a otto rischi climatici. Dalle alluvioni ai cicloni tropicali, dagli incendi boschivi alle inondazioni costiere. E così via. Per stabilire quali sono i rischi attuali e quali sono quelli prevedibili nel prossimo futuro nei diversi scenari climatici possibili. I risultati non sono affatto tranquillizzanti. Ora come ora il 22% dei data center sparsi nei cinque continenti è gravemente minacciato dagli eventi meteorologici estremi e dai rischi climatici. E questa cifra è destinata a salire al 27% entro il 2050. In pratica, tra pochi anni rischia di non funzionare un quarto delle infrastrutture critiche decisive per la nostra economia e per il nostro sistema sociale.

Per proteggere i data center servono tagli drastici alle emissioni

Come detto, tutti i continenti sono interessati. Tra il 20% e il 64% dei data center situati tra New Jersey (Stati Uniti), Shanghai (Cina), Amburgo (Germania), San Paolo (Brasile) e Queensland (Australia) saranno esposti a «un alto rischio di danni fisici» a causa di eventi climatici entro il 2050. L’Asia-Pacifico, dove la costruzione di data center è in forte espansione, rappresenta la regione in cui i rischi sono più critici. Se oggi un sito su dieci è già considerato a «alto rischio», questa cifra è destinata a salire a uno su otto entro il 2050. Sempre per quella data, senza misure decisive di mitigazione e adattamento, i costi assicurativi per i data center potrebbero triplicare o quadruplicare.

Il rapporto, infatti, ribadisce continuamente che decarbonizzazione e adattamento devono procedere di pari passo per salvaguardare l’economia digitale. Perché gli stessi data center sono sicuri solo quando lo sono le infrastrutture da cui dipendono. Ovvero strade, collegamenti, approvvigionamento idrico e così via. Tutte cose a loro volta vulnerabili ai rischi climatici.

«I data center sono il motore silenzioso dell’economia globale. Ma con l’aumento della frequenza e della gravità degli eventi meteorologici estremi, le strutture fisiche alla base del nostro mondo digitale diventano sempre più vulnerabili», ha spiegato Karl Mallon, fondatore di Xdi. «Quando così tanto dipende da questa infrastruttura critica, e oltretutto con la crescita esponenziale di questo settore, ecco che operatori, investitori e governi non possono permettersi di andare alla cieca. Senza investimenti ambiziosi e costanti nella riduzione delle emissioni per limitare la gravità dei cambiamenti climatici, nessun rinforzo strutturale sarà in grado di proteggere completamente queste infrastrutture essenziali».

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