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Banca Etica alla Conferenza annuale della Federazione delle “Community Development Credit Unions” di Atlanta

di Tiziano Barizza, responsabile IT Banca Etica. Banca Etica è invitata a partecipare ai lavori della Conferenza annuale delle CDCU e a presentare la propria esperienza, ...

di Tiziano Barizza, responsabile IT Banca Etica.
Banca Etica è invitata a partecipare ai lavori della Conferenza annuale delle CDCU e a presentare la propria esperienza, con particolare riguardo alle relazioni della banca con il mondo cooperativo, nell’anno internazionale delle cooperative.

Si decide che sia io a partecipare, coadiuvato da Dedagroup Spa, nostro fornitore di sistemi informativi e co-sponsor dell’evento.
I lavori iniziano mercoledì 13 e terminano sabato 16 giugno, ma c’è anche lo spazio di un pomeriggio per una visita alla città sorniona e ordinata.
Le CDCU sono delle banche, ma che non vogliono essere chiamate tali: “ le banche – sostengono – sono quelle che hanno provocato i disastri finanziari americani, noi lavoriamo con le nostre comunità, per le persone più povere”.
In effetti i lavori della conferenza sono incentrati su “come servire gli underserved”, i non-bancabili. Uno dei temi fondamentali è come riuscire a continuare a concedere credito a queste fasce di persone, per le loro esigenze ordinarie e per le loro attività economiche, in un contesto di situazione economica e finanziaria sempre peggiore.
Quando chiedo “con quali strumenti provvedono alla raccolta del risparmio necessario” la risposta è molto netta: “lavoriamo con comunità che hanno bisogno di soldi, hanno bisogno di credito, il loro risparmio è marginale”. Questa è la ragione per cui la maggior parte delle risorse da destinare al credito proviene da fondi istituzionali, fund raising e donazioni diffuse. Ma di questi tempi non è facile raccogliere fondi nemmeno negli Stati Uniti, che da sempre sono inclini alla donazione.
Nello spazio che mi è stato riservato nel corso della conferenza, presento l’esperienza ed i principi istituzionali e operativi di Banca Etica. Ne sono emotivamente ripagato con ringraziamenti generosi, ma soprattutto con scambi reciproci di condivisione ed uniformità di principi ed obbiettivi, con manifestazioni di gratitudine perché “non si sentono soli”. Ci sono altri che lottano in questa battaglia e che sono disposti a scambiare le loro esperienze ed i loro problemi.
Si parla di cooperative, di metodi di lavoro, di esperienze italiane. E la diversità culturale emerge in tutta la sua evidenza tra mondi ai due lati dell’oceano.
L’esperienza cooperativa sta facendo breccia negli Stati Uniti, sta portando risultati ed opportunità, ma propone ed impone anche una sfida culturale, in un mondo ispirato principalmente alle capacità ed ai risultati personali ed individuali.
Il momento di crisi internazionale però, come ogni fase di difficoltà, porta in sé i germi del cambiamento, per le CDCU come per Banca Etica. Due mondi a confronto che devono trovare al proprio interno le soluzioni per continuare a vivere e ad operare, ma sono obbligati oramai a guardare ‘al di fuori’, preservando comunque la propria specificità.