Poveri, spaventati, ma sempre più green. Gli italiani nel Rapporto Coop 2019
Siamo al verde, ma il verde (l'ambiente) è nei nostri pensieri. Il Rapporto Coop evidenzia una maggiore consapevolezza per l'emergenza ambientale, anche nel carrello della spesa
Il lavoro, la situazione economica, l’immigrazione e l’ambiente. A questo pensano gli italiani, in base a quanto evidenziato dal “Rapporto Coop 2019-Consumi e stili di vita degli italiani di oggi”, presentato oggi (11 settembre 2019) a Milano. Parte integrante di Italiani.coop, il portale di ricerca e analisi sulla vita quotidiana degli italiani curato dall’Ufficio Studi Coop.
Dal Rapporto Coop emerge l’identikit di un popolo preoccupato per la stagnazione economica che ancora oggi colpisce il nostro Paese. Lavoriamo più dei cugini europei, ma guadagnando meno. Abbiamo paura (più allarmi nelle case e più armi in mano agli italiani), soprattutto degli immigrati (con percezioni falsate dell’invasione dello straniero). Ma ci sono anche aspetti positivi: aumentano i giovani che pensano all’ambiente (la “generazione Greta”) e in generale le persone che scelgono case ecologiche, cibo e vestiti il più possibile green.
Redditi ancora ai livelli pre-crisi
Siamo ancora in stagnazione economica, i dati della prima metà del 2019 ne mostrano ancora tutti i segni. “La recentissima nascita di un nuovo Governo dopo un’improvvisa crisi politica di metà agosto ha cambiato lo scenario – si legge nel Rapporto Coop 2019 – ma la variazione attesa del Pil a fine anno anche nella sua versione più ottimistica si attesta appena sopra lo 0 (+0,1%), anche se potrebbe fare meglio già il prossimo anno allungandosi verso il 2020 (+0,7%)”.
Guardando i portafogli dei singoli la situazione non è più rosea: siamo infatti l’unico tra i grandi Paesi europei (e insieme a noi solo la Spagna che però vanta ben altra vitalità economica) a non essere ancora riuscito a far risalire il reddito pro capite ai livelli pre crisi: un gap di ben 9 punti percentuali ancora nel primo trimestre 2019, mentre la media europea è sopra di oltre 3 punti (con la Germania che svetta di 13, la Francia di 7,3 e il Regno Unito di 5,4).
Il lavoro resta il tallone d’Achille
Nulla di buono sul fronte del lavoro: anche se le previsioni sull’occupazione continuano a essere, seppur minimamente, positive (tasso di disoccupazione che nel 2018 era 10,6% nel 2019 e nel 2020 si prevede al 10,2%), la qualità del lavoro genera ancora frustrazioni.
Lavoriamo quantitativamente come negli altri Paesi mediterranei e dell’Est europeo, ma sensibilmente di più del Nord Europa, guadagniamo però decisamente meno di tutti e deteniamo il primato negativo di produttività del lavoro.
Il lavoro “povero” porta con sé insoddisfazione in più direzioni; da un lato il 66% dei part time aspirano al tempo pieno (il 50% in più della Germania) dall’altro il 32% a fronte di una media europea del 20% non ritiene di aver raggiunto un equilibrio fra tempo di vita e tempo di lavoro. E infatti il 50% vorrebbe un lavoro più flessibile e in grado di conciliarsi maggiormente con la vita personale.
Meno soldi da spendere
Una situazione che si riflette nella possibilità di spesa degli italiani: acquistiamo meno. Già nel 2018, dopo 5 anni di aumenti seppur moderati, si è assistito a un dietrofront della spesa media delle famiglie. Tenendo conto della dinamica inflazionistica in termini reali la contrazione è pari al -0,9%. Con ampi divari territoriali
10.000 euro annui separano i consumi mensili delle famiglie del Nord Ovest dalle famiglie delle isole e del Sud con in testa i 3.020 euro dei lombardi a fronte dei 1.902 euro dei calabresi.
Risparmi sotto il materasso
E siamo diventati più prudenti. Il Rapporto Coop evidenzia come gli italiani non solo indirizzano le loro principali voci di spesa a beni di prima necessità e servizi (il 64% dichiara di “spendere solo per il necessario”), ma hanno allentato gli investimenti finanziari privilegiando i depositi bancari e alimentando le loro riserve di liquidità. C’è più denaro circolante rispetto al periodo pre-crisi e continua ad aumentare il tasso di risparmio delle famiglie; era il 7,8% nel 2017, l’8,1% nel 2018 e già 8,4% nel primo trimestre 2019.
Vince la paura, anche dello straniero
Gli italiani si sentono insicuri e desiderosi di nuove rassicurazioni. Anche se i reati sono in calo e comunque ampiamente inferiori alla media europea solo il 19% (33% di europei) è pienamente convinto di vivere in un posto sicuro. E da questa inquietudine derivano comportamenti conseguenti.
In 18 anni sono cresciuti di oltre il 20% i sistemi di allarme installati nelle abitazioni, nel 2018 sono +50% su Google le ricerche da parte degli italiani di “armi per difesa personale”, mentre le licenze per porto d’armi sono cresciute nello stesso arco di tempo di un +13,8%.
“Soffia su questo fuoco la manifesta incapacità di gestire il fenomeno immigrazione e l’integrazione completamente mancata nel nostro Paese”.
Anche qui la percezione soverchia la realtà; gli immigrati stabili sono oggi 5 milioni e rappresentano l’8,5% della popolazione, circa 1 straniero ogni 11 italiani, ma la percezione della loro presenza è pari a 3 volte il dato reale.
E non solo: stando all’indice Nim che registra i sentimenti nazionalistici, anti-immigrati e anti-minoranze religiose surclassiamo tutti gli altri popoli europei avvicinandoci in questo ai popoli del patto di Visegrad (Polonia.Ungheria etc). D’altra parte, invece, il saldo naturale del Paese è in profondo rosso (il numero delle nascite in Italia è crollato del 50% dagli anni ’70) ed è destinata ad esplodere la demografia dell’Africa. Nei prossimi 30 anni la popolazione di questo continente crescerà di 3 miliardi di persone.
Ma cresce la “generazione Greta”
Dal Rapporto Coop 2019 arriva anche una buona notizia, sul fronte ambiente: cresce infatti la cosiddetta “Generazione Greta”.
Giovani più consapevoli dei rischi climatici e votati alla salvaguardia dell’ambiente (l’82% è disposto a ridurre al minimo gli sprechi), impegnati anche in politica e nella difesa dei diritti (il 70% fa volontariato) e comunque sensibili e consapevoli delle difficoltà del mercato del lavoro ma non rassegnati.
E anche tra i meno giovani in tanti sognano un’abitazione eco-sostenibile (55%), comprano sempre più spesso vestiti (13% oggi e 28% in futuro) e automobili verdi (seppur ancora nicchia ma cresce la vendita di auto ibride +30% e soprattutto elettriche +148%), si rivolgono alla cosmesi verde (1 donna su 4 sceglie cosmetica green e in appena un anno nel 2018 sono stati oltre 13.000 i prodotti lanciati nel settore con claim legati alla sostenibilità pari a un +14,3% rispetto all’anno precedente).
Parola d’ordine “sostenibilità”
Il Rapporto Coop 2019 evidenzia una crescita generalizzata degli acquisti “green”. L’88% dei nostri connazionali fa la raccolta differenziata in modo meticoloso e il 77% utilizza elettrodomestici a basso consumo energetico.
Tutti i prodotti che hanno una certificazione associata al tema registrano nei primi sei mesi dell’anno una variazione positiva. Avere un brand legato alla sostenibilità è in questo momento riconosciuto dai consumatori italiani come un valore aggiunto insieme a pochi altri criteri di riferimento condivisi.
La sostenibilità è una componente fondamentale della reputazione d’impresa, in un contesto dove langue la fedeltà e la voglia di cambiamento regna sovrana se è vero che 9 italiani su 10 ammettono di tradire nel carrello della spesa e l’87% abbandona sempre più spesso i programmi di fidelizzazione proposti.
Plastica ancora presente
La sostenibilità pervade il cibo: il 68% è favorevole far pagare un supplemento per i prodotti in plastica monouso così da disincentivarne l’acquisto.
Ma la plastica è ancora presente, nei nostri carrelli e nel cibo che mangiamo. Ogni settimana ingeriamo involontariamente con gli alimenti 5 grammi di microplastiche, ovvero il peso di una credit card (1 bottiglia d’acqua ne contiene fino a 240 a litro).