Ignoranza e pregiudizi bloccano la crescita della finanza responsabile
Ottobre è il mese dell'educazione finanziaria. Il basso livello di alfabetizzazione finanziaria degli investitori è una delle cause del mancato "decollo" degli investimenti responsabili
In Europa cresce l’attenzione verso le tematiche ambientali e sociali. Non altrettanto gli investimenti sostenibili e responsabili (o SRI, dall’inglese Sustainable and Responsible Investments). Perchè?
Tra i fattori che possono spiegare questo disallineamento rientrano la mancanza di una standardizzazione rispetto a definizioni, metodologie di analisi e valutazione degli impatti generati. Ma anche i pregiudizi diffusi riguardo a una maggior rischiosità e a un minore rendimento degli investimenti sostenibili (smentiti da numerose ricerche accademiche e di mercato). Un ulteriore elemento che può influire su questo “ritardo” della diffusione della finanza sostenibile è il grado di alfabetizzazione finanziaria degli investitori.
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Gli italiani (giovani e adulti) conoscono poco la finanza
I dati più significativi sul tema arrivano dal PISA (Programme for International Student Assessment), un’indagine internazionale condotta in 80 Paesi del mondo, tra cui l’Italia, sugli studenti di 15 anni. Dal 2012, la ricerca rileva anche il tasso di alfabetizzazione finanziaria. Secondo gli ultimi dati disponibili (del 2015), solo il 6,5% del campione italiano mostra di possedere conoscenze approfondite in finanza (livello 5), a fronte del 19,8% che presenta un basso tasso di alfabetizzazione finanziaria (livello 1 o inferiore). Con un punteggio medio di 483 punti, l’Italia si posiziona al di sotto della media OCSE (489).
La situazione non migliora se si prende in considerazione la popolazione adulta: secondo l’indagine S&P Global FinLit Survey del 2018, il 63% dei risparmiatori italiani over 15 mostra gravi lacune a livello di alfabetizzazione finanziaria, anche in termini di concetti base.
Fondamentale per compiere scelte consapevoli
Già nel 2005 l’OCSE sottolineava l’importanza di introdurre l’educazione finanziaria nei percorsi scolastici e di incaricare strutture specializzate nella promozione e nel coordinamento dei programmi di educazione finanziaria, non solo a livello nazionale, ma anche regionale e locale. Inoltre, l’OCSE suggeriva di sviluppare servizi di informazione gratuiti e siti web specifici per fornire al pubblico informazioni finanziarie pertinenti e accessibili.
Il paradosso è dunque che, in un’economia sempre più finanziarizzata, numerosi risparmiatori si trovano privi delle competenze necessarie per investire con consapevolezza. Puntare sull’educazione finanziaria significa fornire gli strumenti adeguati a tutelare i risparmi e a compiere scelte informate nell’allocazione delle risorse.
…e per salvare il Pianeta
Inoltre, vi è una connessione tra l’educazione finanziaria diffusa e la transizione verso un modello di sviluppo economico sostenibile e inclusivo, che tenga conto de i bisogni futuri oltre che di quelli attuali. Un adeguato livello di alfabetizzazione finanziaria può infatti orientare i flussi di capitale verso progetti sostenibili, permettendo di gestire in modo più efficace i rischi finanziari che derivano dal cambiamento climatico, dal consumo di risorse, dal degrado ambientale e dalle disuguaglianze sociali.
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Ottobre: mese dell’educazione finanziaria
Quello della diffusione delle conoscenze in ambito finanziario è un tema sempre più attuale, tanto che quest’anno il Comitato per la programmazione e il coordinamento delle attività di educazione finanziaria ha promosso la seconda edizione del “Mese dell’Educazione Finanziaria” (#OttobreEdufin2019) per «offrire a tutti occasioni gratuite e di qualità, senza fini commerciali, per accrescere le conoscenze di base sulla gestione e programmazione delle risorse finanziarie personali e familiari».