Blanchard (Fmi): «Ue, il rigore eccessivo blocca la crescita»
Secondo il capo economista del Fondo monetario gli effetti dell'austerity draconiana sono stati sottostimati dagli organismi internazionali.
I piani di riduzione dei deficit pubblici messi in opera in Europa hanno avuto un «considerevole impatto sulla crescita». Ad ammettere le conseguenze del rigore draconiano operato in ogni dove nel Vecchio Continente è stato ieri il capo economista del Fondo monetario internazionale, Olivier Blanchard. In un’intervista rilasciata all’emittente radiofonica statunitense NPR, il dirigente ha spiegato che gli Usa, che non hanno adottato politiche di austerity così marcate, hanno potuto sostenere con maggiore successo il rilancio dell’economia.
«Se si analizzano le condizioni Paese per Paese, si arriva alla conclusione che gli Stati che hanno adottato i piani di riduzione più drastici sono quelli che hanno la crescita meno sostenuta», ha sottolineato senza mezzi termini l’economista. In particolare, il riferimento è a Grecia, Portogallo e Irlanda. Paesi che, però, sono stati costretti al rigore estremo proprio dal Fmi (insieme a Commissione europea e Bce). In questo senso, Blanchard ha ammesso che gli effetti sulla crescita sono stati sottostimati, in particolare nella penisola ellenica (Atene è in recessione per il quinto anno consecutivo).