L’onda lunghissima della bolla immobiliare spagnola
Dopo ormai molti anni dall'inizio della crisi, il comparto real-estate iberico continua a "sgonfiarsi": il calo del 2012 è stato pari al 13, 7%.
L’esplosione della bolla speculativa nel mercato immobiliare spagnolo, avvenuta all’inizio della crisi finanziaria globale, non ha ancora finito di provocare effetti destabilizzanti nel settore. Per comprendere quanto dirompente sia stato lo scoppio – e quanto enorme sia stata la speculazione – è sufficiente riflettere sui dati relativi al 2012. Lo scorso anno, infatti, i prezzi delle case nella penisola sono scesi del 13, 7% rispetto ai dodici mesi precedenti.
A confermare la gigantesca “correzione” è stato nel corso del weekend l’Istituto nazionale di statistica, secondo il quale a partire dal 2007 – ovvero dall’ultimo anno pre-crisi – il crollo del costo del mattone è stato pari al 30% (dato che, tra l’altro, risulta perfino sottostimato rispetto a quello di alcune società private: per Tinsa si è arrivati almeno ad un -35%).
Il crollo – riferisce un’analisi del quotidiano economico francese Les Echos – è in buona parte ascrivibile al deprezzamento degli asset immobiliari detenuti dalle banche. Queste ultime costituiscono infatti “il primo agente real-estate del Paese”, in ragione del tasso di interconnessione che esiste tra i due comparti. A partire dalla scorsa estate, gli istituti di credito hanno proposto riduzioni di prezzo estremamente aggressive (fino ad un -50%) pur di sbarazzarsi di parte del patrimonio immobiliare posseduto. Una manovra che, tra l’altro, non è andata neppure a vantaggio dei cittadini spagnoli, troppo impoveriti ormai per poter sfruttare tali occasioni: le statistiche notarili spiegano come siano gli acquirenti stranieri a crescere decisamente. I russi, ad esempio, rappresentano ormai l‘11, 5% del totale, mentre i norvegesi arrivano al 9, 7%.