L’incoerente neutralità della Banca Centrale Europea
C'è grossa crisi, la rubrica di Andrea Baranes che vi spiega perché dovete interessarvi di finanza. Prima che la finanza si interessi di voi
Le banche centrali hanno un ruolo di primo piano nel sostenere l’economia in questo periodo di difficoltà. Come farlo è tutt’altro che secondario, non solo riguardo quali strumenti monetari vengono messi in campo, ma prima ancora considerando i principi che devono guidarne le scelte.
Fino a oggi, la BCE ha adottato l’approccio di “market neutrality”, intervenendo – in particolare tramite l’acquisto di titoli sul mercato secondario – per sostenere i diversi settori in proporzione al loro peso nelle economie europee. La giustificazione risiede nel volere essere “oggettivi” e non influenzare i mercati.
Questo però pone un problema non da poco. Alcune industrie altamente inquinanti – e le attività legate ai combustibili fossili in primo luogo – hanno ancora oggi un peso rilevante nei listini delle diverse Borse europee. Un’Europa che, dall’Accordo di Parigi in poi, ha però preso un indirizzo chiaro verso la sostenibilità ambientale e il contrasto ai cambiamenti climatici.
È in questo quadro che la campagna Positive Money, chiede alla BCE di sostituire il principio della “market neutrality” con quello della “carbon neutrality”. Tradotto, la nostra banca centrale dovrebbe dare sostegno alle imprese con un impatto positivo in termini ambientali, togliendolo a quelle più inquinanti.
Se è vero che la BCE è un organismo tecnico, è altrettanto vero che parliamo di una istituzione europea, ed è difficile pensare che possa agire in contrasto sia rispetto alle altre istituzioni dell’UE sia rispetto alle decisioni strategiche assunte. Tra l’altro, il principio della “market neutrality” non è un requisito legislativo, e la sua definizione dà spazio a margini di interpretazione. Anche l’accusa di una possibile arbitrarietà appare poco fondata. Nella selezione dei titoli da acquistare è possibile adottare degli indici e criteri esterni, e in particolare quelli elaborati dalla stessa UE nel definire e inquadrare la finanza sostenibile (la cosiddetta “green taxonomy”).
A fronte del fallimento dei mercati finanziari nell’affrontare alcune sfide centrali di questo periodo, e quella del clima è tra le principali, la “neutralità” rispetto al mercato significa essere parte integrante di questo fallimento. È ora che la BCE agisca di conseguenza.