La ricreazione è finita
Economia e finanza, sostantivi femminili. Eppure c'è ancora troppo poco di femminile nel mondo dell'economia e della finanza. Ogni lunedì un nostro commento
Non avevamo grandi aspettative. E del resto era difficile riporre aspettative in un governo di tutti (contro tutti). I cui sostenitori più progressisti sono partiti per i quali le donne sono una questione da affrontare con l’istituzione di tavoli di discussione, non colleghe da portare ai tavoli di decisione. Certo, i virgolettati di Draghi che i giornali avevano attribuito nei giorni scorsi al presidente incaricato che intanto lavorava in silenzio ci avevano fatto sperare, almeno un po’: il governo dei competenti, la parità di genere.
Ora che la lista dei ministri è stata pubblicata possiamo dire che per la parità di genere dobbiamo aspettare ancora. 8 ministre su 23 componenti dell’esecutivo, un terzo. In gran parte senza portafoglio e in posizioni secondarie rispetto alle grandi sfide da gestire in epoca di pandemia, crisi economica e ricostruzione con le enormi risorse che arriveranno dall’Europa. Poco male. Non siamo necessariamente sostenitrici delle quote rosa. Quello che conta sono le competenze. E il problema è che anche su questo punto le scelte di Draghi non brillano e quello che doveva essere un governo “non politico” finisce per sembrare invece il più politico dei governi di questi anni. Se nulla possiamo eccepire sulla competenza di Marta Cartabia e Maria Cristina Messa, sulle quali si possono esprimere semmai valutazioni politiche, che non hanno però spazio qui, qualcosa potremmo dire di Maria Stella Gelmini. Alla quale non possiamo imputare lo stato del sistema scolastico italiano, vittima dei ministri di ogni colore politico da 30 anni a questa parte, ma la cui riforma del 2008-2010 è stata il colpo di grazia. O di Erika Stefani, avvocata esperta in diritto civile e diritto della famiglia, che passa dagli Affari regionali e autonomie del Conte I alle Disabilità. O ancora Elena Bonetti, di cui nel Conte bis non si registrano particolari meriti, se non l’aver aperto la strada alla caduta del governo, che è stata confermata nella stessa posizione.
Nel momento in cui ci sono da gestire gli enormi fondi in arrivo dall’Europa per la ricostruzione dell’economia e, soprattutto, per la costruzione del Paese che sarà per i prossimi decenni di fronte a sfide epocali come la crisi climatica, le donne svolgeranno un ruolo marginale. A gestire i fondi, i progetti, a immaginare il futuro saranno principalmente uomini. E di mezza età, del Nord ed espressione di partiti di centrodestra. Insomma, la ricreazione è finita e ora i grandi si rimettono a fare le cose da grandi, voi continuate pure a giocare nel vostro angolino.