La liberalizzazione degli appalti e il «gettare la spugna con gran dignità»
Corruzione, illegalità, mafie, economia e finanza. Ogni martedì il commento di Rosy Battaglia
«La lotta alle mafie sia quotidiana», ha ribadito il presidente della Camera Roberto Fico nella giornata della legalità, in ricordo di Giovanni Falcone e delle vittime delle mafie. «Lo Stato arrivi prima della criminalità organizzata», ha denunciato la presidente del Senato, Elisabetta Casellati. Belle e importanti parole che rischiano di scontrarsi con il pragmatismo del governo Draghi, disposto a tutto pur di spendere in velocità i fondi europei destinati al Piano Nazionale Ripresa e Resilienza. Come si legge nella bozza del decreto semplificazioni sembra che, ancora una volta, lo Stato Italiano voglia «gettare la spugna con gran dignità», parafrasando una storica canzone di Fabrizio De André, Don Raffaè.
Non sapremmo come interpretare in altro modo le norme inserite nella bozza di testo in circolazione da cui si evince come lo sviluppo nel nostro Paese sia possibile solo abbassando regole e controlli. A sfavore dell’ambiente e della legalità. Va in questa direzione, oltre la modifica alla procedura per la Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), il ritorno alle gare pubbliche al massimo ribasso con la possibilità per le imprese di concedere subappalti senza soglia, già ora elevati al 40% del valore totale, fino al 30 giugno 2021.
Appalti che non sarebbero soggetti quindi alle normali procedure di controllo ma che possono essere affidati in modo diretto alle imprese in grado di tagliare di più sui costi. Una vera e propria liberalizzazione selvaggia, per il segretario della Cgil, il maggior sindacato italiano, Maurizio Landini che l’ha definita “una scelta indecente”, minacciando lo sciopero generale.
Viaggiando indietro nel tempo è forse opportuno fare memoria. Usiamo le parole di Raffaele Cantone. Nel 2015, l’allora presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione, in audizione presso la commissione Lavori pubblici del Senato aveva affermato: «Tutti sappiamo che il massimo ribasso è un finto ribasso che consente poi il recupero attraverso varianti e le modifiche successive. Non è un sistema di per sé da considerare negativo ma è un sistema che pone una serie di problemi legati anche all’infiltrazione mafiosa. È un sistema da considerare oggettivamente pericoloso».
Così pericoloso che gli stessi addetti ai lavori come il Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori, proprio allora avevano ribadito come il ricorso al massimo ribasso rappresentasse un vero e proprio strozzinaggio, «oltre ad essere causa, per gli enti pubblici, di aumento del contenzioso, dei costi complessivi e dei tempi di realizzazione delle opere».
Insomma, cose risapute tra gli addetti ai lavori. Ma anche tra la società civile che monitora la spesa pubblica e si oppone alla criminalità organizzata. Anche per questo non possiamo non essere d’accordo con Don Luigi Ciotti, il presidente di Libera. «Illudersi di velocizzare le procedure per questa via è una strategia miope e rischiosa, che apre la strada ad una liberalizzazione di fatto potenzialmente criminogena delle gare d’appalto, un vero e proprio ‘liberi tutti’ per mafie e corruzione».