La parola che inizia con la “M”

Corruzione, illegalità, mafie, economia e finanza. Ogni martedì il commento di Rosy Battaglia

«La parola proibita inizia con F. Non si può dire né scrivere. Se si usa il nome tocca ammettere che esiste la cosa». Parafrasando il collettivo Wu Ming, che qualche anno fa ricordava all’opinione pubblica e alla politica di non dimenticare la parola fascismo e le sue declinazioni (come sappiamo attuali più che mai), ci tocca ricordare un’altra parola “proibita” che chi ci amministra non dovrebbe dimenticare. Inizia per M. Come mafia. La mafia, le mafie, esistono e vanno chiamate con il loro nome, senza timidezza alcuna, specie in Italia. 

Lo speciale “addetto ai lavori”, il Procuratore Nazionale Antimafia, Federico Cafiero de Raho, in una intervista concessa a Eurispes, nelle scorse settimane ha ricordato, ancora una volta, perché non si può dimenticarne l’esistenza. Il primo è l’inquinamento dell’economia legale. Le mafie da tempo si sono unite in cartelli economici per vincere, a rotazione, appalti pubblici di ogni genere. Dalla gestione dei rifiuti alle forniture sanitarie, per intenderci.

E, in questo momento di crisi, sono in agguato. Usano strumenti finanziari speculativi, quelli che escono dai confini nazionali, come gli investimenti in paradisi fiscali e normativi. Pur non abbandonando i territori. Nel loro mirino ci sono piccole e grandi imprese in difficoltà a causa della crisi. Il rischio è che, non riuscendo ad accedere al credito bancario, possano diventare ostaggio della criminalità organizzata, pronta a venire in soccorso con capitali liquidi e controllarne così l’operato. E da questa complessa situazione, ricorda Federico Cafiero De Raho, “tutti ne traggono vantaggio, meno i cittadini, ovviamente”.