Addio vecchie caldaie (e non solo). Per ridurre l’inquinamento bisogna puntare sulle case

Gli impianti di riscaldamento inquinano fino a sei volte in più dei trasporti. Per ridurre le emissioni in Italia bisogna riqualificare 740 mila condomini

Una termografia di un edificio del progetto Civico 5.0. Molte le case colabrodo, che disperdono energia termica d’inverno e si surriscaldano d’estate

Per salvare il Pianeta bisogna partire dalle case. Da rendere efficienti da un punto di vista energetico e dove sostituire i vecchi impianti di riscaldamento altamente inquinanti. Sì, perché per centrare gli obiettivi fissati dagli accordi internazionali sul clima di Parigi – e per salvare il Pianeta – non basta ridurre le emissioni inquinanti delle automobili. C’è un’altra fonte di inquinamento, che contribuisce anche più delle auto alle emissioni di gas dannosi: il riscaldamento domestico. E, più in generale, le case colabrodo, dove vecchie caldaie emettono più sostanze inquinanti del dovuto perché il calore si disperde all’esterno degli edifici. Servono interventi per riqualificare da un punto di vista energetico il patrimonio edilizio.

Il riscaldamento inquina fino a 6 volte di più dei trasporti

Gli impianti termici per il riscaldamento degli edifici inquinano fino a sei volte di più dei trasporti su strada. Questo il risultato di un’elaborazione dell’Osservatorio Autopromotec sulla base di uno studio realizzato l’anno scorso del Politecnico di Milano sull’impatto sulla qualità dell’aria urbana da parte delle principali fonti di inquinamento. Lo studio è stato condotto su un campione rappresentativo di cinque città italiane (Milano, Genova, Firenze, Parma e Perugia). Risultato: il contributo fornito dal settore del riscaldamento da edifici all’inquinamento atmosferico in termini di emissioni di CO2 è pari in media al 64,2% del totale delle emissioni stimate per le città considerate, contro il 10,2% che proviene dal settore della mobilità e dei trasporti motorizzati. La restante quota di CO2 (25,6%) è invece generata dal settore delle attività industriali.

Il contributo delle diverse fonti inquinanti alle emissioni di CO2

20,7 milioni di tonnellate di CO2 in meno riqualificando gli edifici

Riconvertire 30mila condomini all’anno, quelli con maggiori problemi di efficienza energetica, entro il 2030. È la sfida lanciata da Legambiente, ieri alla presentazione dei risultati del monitoraggio Civico 5.0, la campagna nazionale di studio e informazione dell’associazione ambientalista per sensibilizzare e informare cittadini, ma anche amministratori e tecnici su questi temi, dando strumenti utili per acquisire una maggiore consapevolezza sul peso energico della propria abitazione.

“Se si riqualificassero 30mila edifici all’anno si eviterebbero emissioni in atmosfera per 840.000 tonnellate di CO2 all’anno – sostiene Legambiente – e si ridurrebbero i consumi di circa 420 milioni di metri cubi di gas all’anno”.

E farebbe bene anche al portafoglio: “Si otterrebbero infatti quasi 400 milioni di euro annui di risparmi in bolletta per le famiglie, per una media di circa 620 euro l’anno a famiglia”.

Al 2030 questa operazione permetterebbe complessivamente un taglio alle emissioni di CO2 di 20,7 milioni di tonnellate, 10,3 miliardi di metri cubi di gas non consumati e una riduzione di 9,7 miliardi di euro di risparmi globali in bolletta per le famiglie.

Per Legambiente un’azione di questo tipo permetterebbe di creare nuovi posti di lavoro, circa un milione puntando proprio sulla riqualificazione energetica (dato Rapporto Oise).

Edifici da riqualificare

Sono 1,2 milioni i condomini presenti in Italia dove vivono circa 14 milioni di famiglie. Di questi almeno 740mila (16%) necessitano di un’ampia riqualificazione energetica, perché costruiti nel dopoguerra con materiali e tecniche che avevano scarsissima attenzione all’efficienza dei sistemi di riscaldamento; mentre l’82% sono stati costruiti prima dell’entrata in vigore della legge 10/91sull’efficienza energetica in edilizia.

Riqualificare significa isolare gli edifici con cappotti termici, sostituire i vecchi infissi con quelli nuovi  e, soprattutto, sostituire le vecchie caldaie con nuove a condensazione o con pompe di calore.

«È fondamentale fare un salto di qualità e quantità degli interventi di riqualificazione energetica dei condomini – spiega Katiuscia Eroe, responsabile dell’ufficio energia di Legambiente –  per ridurre i consumi energetici, per riuscire davvero ad aiutare le famiglie a vivere meglio e spendere meno, oltre che a ridurre le emissioni di gas serra di cui il Pianeta ha fortemente bisogno».

«Gli incentivi esistono – continua Katiuscia Eroe – tra ecobonus e sismabonus si può arrivare a coprire fino all’85% dell’intervento. Il problema è che manca una chiara strategia per legare gli incentivi alle prestazioni raggiunte con gli interventi. Per queste ragioni dobbiamo fissare un obiettivo di interventi da realizzare entro il 2030, da far rientrare nel Piano energia e clima che il nostro Paese dovrà approvare nel 2019».