L’Ajax passa dal calcio totale di Johan Cruijff all’insider trading
Il Ceo del club Alex Kroes è stato sospeso perché sospettato di insider trading. È solo l’ultimo dei reati finanziari che scuotono il calcio
Da quando il pallone è rotolato nella bolla finanziaria, e i club sono in mano ai fondi d’investimento, ecco che cambiano anche i “crimini“ calcistici. Dimenticatevi i gol incredibilmente sbagliati a porta vuota. O gli assurdi autogol dell’ultimo minuto. Il livello è salito, e di molto. E ora quando il pallone va in tribunale ci va per reati finanziari. L’Ajax, una volta conosciuto come il club di Johan Cruijff e del calcio totale, ha infatti appena sospeso il suo Ceo Alex Kroes perché sospettato di insider trading. Ovvero per la compravendita titoli (azioni, obbligazioni o derivati) da parte di un soggetto che, per la sua posizione all’interno della stessa società, è in possesso di informazioni riservate. E quindi non disponibili agli altri.
Kroes, co-fondatore dell’agenzia Sports Entertainment Group, è accusato di avere comprato lo scorso 26 luglio oltre 17mila azioni del club, quotato alla Borsa di Amsterdam. E di averlo fatto una settimana prima che fosse annunciata la sua nomina a Ceo dell’Ajax. Quindi quando era già in possesso di informazioni riservate e interne – insider – che altri non avevano. «Una tale violazione della legge non può essere tollerata da una società quotata in Borsa, soprattutto quando coinvolge l’amministratore delegato», ha scritto in una nota il presidente del club Michael van Praag. Kroes, che ha cominciato a lavorare solo settimana scorsa, è stato sospeso. E ora il club intende «terminare definitivamente la collaborazione».
Dall’insider trading all’aggiotaggio
L’insider trading è un reato che riguarda solamente le società quotate in Borsa. E infatti l’Ajax è uno dei pochi club europei rimasti in listino. Gli altri sono Juventus, Lazio, Lione, Tottenham, Manchester United, Borussia Dortmund e un’altra decina di squadre, principalmente turche o portoghesi. La quotazione in Borsa delle squadre di calcio è stata una moda cominciata all’inizio degli anni Zero, che ha raggiunto il suo apice nel 2009, quando i club europei quotati erano una trentina. E proprio allora si cominciò a discutere dei primi illeciti finanziari nel pallone.
Basti pensare al proprietario della Lazio Claudio Lotito, che proprio nel 2009 fu condannato in primo grado per aggiotaggio. Condanna poi confermata in appello e infine prescritta. L’aggiotaggio differisce di poco dall’insider trading, qui non si tratta di rivelare informazioni riservate, ma di diffondere informazioni false. Sempre per ottenere un guadagno, e ci mancherebbe. Sullo stesso reato qualche anno dopo aprì un fascicolo la Procura di Roma. Quando si diffusero le voci che un improbabile sceicco giordano, che poi si scoprì essere nullatenente, sembrava però in grado di acquistare le azioni della Roma.
Fino alle false comunicazioni
Di aggiotaggio rischiano di essere accusati oggi anche i dirigenti della Juve, e sarebbe uno dei reati penali più pesanti all’interno delle varie inchieste che riguardano il club bianconero. In particolare, l’ipotesi della Procura è che questo reato riguardi la cosiddetta “manovra stipendi”, quando in piena pandemia il club diffuse la notizia che i giocatori avrebbero rinunciato volontariamente ad alcune mensilità. Facendo così schizzare il titolo in Borsa. Eppure, sostiene e l’accusa, sembrerebbe da alcune chat interne tra l’allora capitano Chiellini e il resto della squadra che tutti fossero a conoscenza che fosse una comunicazione falsa.
Di false comunicazioni riguardanti la proprietà del club si parla invece nell’inchiesta che riguarda il Milan. Qui non è il club, ma sono i fondi d’investimento che se lo sono comprati e venduti tra di loro ad essere quotati in Borsa. E a dovere rispondere agli azionisti. Molto più difficile invece ravvisare reati quando il pallone è in mano ai fondi di capitale privato, che non sono quotati in Borsa e hanno sedi nei paradisi fiscali. In questo senso sono in corso già diverse inchieste in giro per l’Europa, dall’Inghilterra al Portogallo. Ma al di là che si concludano o meno, è chiaro che la strada è già segnata. Dimenticatevi il gol di Tuta in Venezia-Bari, allo stadio oramai si parla di flussi del capitale globale.