Alberone, il circolo Arci pensato per i più piccoli

A Pisa un circolo ha scelto di rivoluzionare le sue attività per essere accessibile ai più più piccoli: la storia dell'Arci Alberone

© Circolo Arci Alberone

Questa storia dal futuro parla di un luogo di socialità e animazione sociale che prova a essere spazio in cui far crescere il futuro. Il circolo Arci Alberone di Pisa, che ha rivoluzionato le proprie attività e la propria organizzazione per essere un luogo accessibile alle giovani famiglie.

Città sempre meno a misura di bambino

In Italia nascono 6 bambini ogni mille residenti. I dati del rapporto su natalità e fecondità della popolazione ISTAT registrano la prosecuzione del trend di calo verticale. Meno 379.890 nuovi nati nel 2023, il 3,4% rispetto all’anno precedente. Il 2024 non sembra definire un cambio di rotta: l’istituto statistico riporta, per i primi sette mesi dell’anno, 4.600 nascite in meno rispetto al 2023. L’ultimo anno in cui è stata registrata crescita della natalità a partire dal 2000, il 2008, ha visto 576mila bambine e bambini. Da allora si registra una perdita del 197mila unità: il 34,1%.

Cambiano ritmi e abitudini di vita, cambiano costumi e cultura ma cambia anche il quadro in cui si collocano le nuove nascite. Sempre più neo genitori si scontrano con carenze di welfare che rendono complicata la vita delle famiglie. Non si tratta solo – ma anche, in maniera incidente – di posti al nido o all’asilo pubblici. Il problema è legato al modello di città e alla gestione degli spazi urbani: ci sono sempre meno luoghi a misura di bambino.

Alberone: il circolo che prova a invertire la tendenza

A Pisa un circolo Arci sta provando a invertire la tendenza. Un gruppo di neo genitori, insieme ad Arciragazzi, ha trasformato il circolo Alberone e l’ha reso una casa per tante giovani coppie con bambini. Un luogo accogliente, pensato per includere chi è abituato a vivere luoghi collettivi e vuole continuare a farlo anche se ha messo su famiglia.

«La riflessione è nata all’interno del gruppo di volontari che animavano il circolo», racconta Rosaria Anghelone, volontaria e fondatrice del gruppo Genitori in circolo. «Avevamo un bisogno materiale. Siamo un gruppo di coetanei con bambini più o meno della stessa età. Ci incontravamo per bere una birra e rilassarci. Con l’arrivo dei figli abbiamo continuato a farlo e ci siamo resi conto che cambiavano i temi su cui ci confrontavamo». Il passaggio, racconta Rosaria, è stato naturale. Il confronto sulla settimana al nido – per chi aveva la fortuna di avervi accesso – è diventato discussione sugli spazi educativi in città.

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© Arciragazzi

Il supporto pubblico a sostegno della genitorialità si ferma al momento del parto

«Era l’inverno del 2022, più i bambini crescevano più riscontravamo che Pisa non era una città in grado di accoglierli». Anche adesso, racconta Rosaria, l’unico parco cittadino chiude alle 16:30 d’inverno. Le strutture ci sono, ma non sono attive o sufficienti. C’è una sola biblioteca, ha uno spazio per l’infanzia curato e ben fornito, ma mal visto dagli altri utenti che protestano per il chiasso. In città ci sono sette ludoteche, una per ogni ex circoscrizione, ma sono tutte chiuse. In gran parte dei casi sono strutture nuove o quasi, costate investimenti pubblici di allestimento ma che hanno chiuso le porte nel 2019.

Le attività destinate all’infanzia sono gestite da privati o da iniziative volontaristiche di associazioni di quartiere o parrocchie. «Tutto il piano di intervento pubblico a supporto della genitorialità accompagna fino al parto, per poi lasciare le famiglie da sole quando arrivano le vere difficoltà».

Difficoltà che, racconta Rosaria, riesci ad affrontare in maniera più consapevole a partire dal confronto tra pari. Così le idee sono nate a cascata, a partire da un bilancio delle competenze a disposizione. C’è chi sa suonare la chitarra, chi si occupa di educazione e fornisce materiale formativo. «Siamo riusciti – spiega – a costruire un circolo per tutti i bimbi in un quartiere, San Giusto, abitato da giovani coppie che non hanno riferimenti familiari in città. Magari sono ex studenti fuori sede o famiglie migranti. Una platea accomunata dalla necessità di un sostegno che, in gran parte dei casi, il pubblico non offre e grava sulle famiglie di provenienza».

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© Arciragazzi

Gioco. Diritti. Partecipazione

Le attività sono tante e varie. Come racconta Viviana Bartolucci, presidente di Arciragazzi, gli spazi di Alberone sono concepiti per accogliere bambini e bambine durante tutte le attività, ma due pomeriggi a settimana sono dedicati in maniera specifica ai più piccoli. «C’è un’apertura dedicata alla fascia d’età 0-3 anni e una per la fascia 3-6 anni. I bambini sono coinvolti in attività educative all’interno di un programma approntato da professionisti».

Il contributo e la buona volontà dei genitori, spiega, sono fondamentali. Ancora più importante è che il piano ludico-ricreativo sia affidato a persone che hanno una formazione specifica. «Il nostro motto è Gioco. Diritti. Partecipazione: cerchiamo di offrire ai più piccoli attività che vadano in questa direzione. Siamo orientati all’esplorazione del mondo, alla conoscenza dei materiali, al gioco euristico. Immaginiamo percorsi adatti a bambini in fasce d’età specifiche: esperienze sensoriali, di manipolazione, letture con percorsi motori, giochi di luci e ombre. In generale, attività con una forte componente laboratoriale».

Oltre alle attività interne, ci sono le collaborazioni esterne. Come quella con Nati per leggere, il progetto che avvicina alla lettura e che sfrutta la grande biblioteca per bambini messa a disposizione da Arciragazzi. O quella con A.R.A., un’associazione di genitori di bambini con bisogni speciali. C’è il percorso cittadino Educare alle differenze, nodo di una rete nazionale che ha l’obiettivo di abbattere stereotipi ed educare all’affettività e alla sessualità.

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© Arciragazzi

Pisa è una città di giovani famiglie fuori sede, ma non risponde ai loro bisogni

I percorsi di partecipazione e rivendicazione dei diritti per i più piccoli hanno sollecitato l’attivazione dei più grandi. L’amministrazione pisana, spiega Viviana, in passato investiva risorse per l’apertura di spazi per l’infanzia. Da qualche anno l’orientamento è cambiato. A fine 2023 ha dovuto restituire 40mila euro alla Regione Toscana perché non ha mai destinato quelle risorse allo scopo.

«L’assenza di spazi in città è il collante che ci ha fatti ritrovare – racconta Rosaria – e ha stimolato una riflessione politica. Lo scorso anno, in sede di approvazione del bilancio preventivo, il Comune non aveva previsto stanziamenti per l’infanzia. Come gruppo di genitori abbiamo promosso una petizione che, nel giro di 48 ore, ha raggiunto moltissime adesioni ed è stata portata all’attenzione dell’amministrazione».

La riflessione ha investito il sistema di bandistica comunale: «I bandi attuali sono escludenti per ampie categorie come i disoccupati, i precari o i docenti. Pisa è una città fatta quasi interamente da fuori sede, è surreale che non ci siano politiche per l’infanzia che ne tengono conto».

Da un bisogno materiale è nata una comunità

L’attivazione, spiega Rosaria, ha coinvolto anche persone che abitualmente non frequentavano il circolo Alberone. È nata una dimensione comunitaria, che coinvolge molte persone che non erano abituate ad attraversare luoghi collettivi. Una comunità di mutuo supporto ma anche di costruzione d’alternativa. Tutto, a partire dalla necessità di superare il senso di solitudine in cui ogni nucleo familiare si sentiva lasciato a sé stesso.

«Un figlio ti cambia la vita, ti pone dei limiti. Non solo fisici o materiali come gli orari e ritmi di vita. Ci sono anche le barriere culturali. Noi organizziamo presentazioni di libri aperte ai più piccoli. Questo vuol dire che tu sai già che sarà un contesto un po’ più caotico o disordinato di quello delle presentazioni tradizionali. Ma è uno spazio nato apposta. Il nostro modo di avere accesso a una serie di cose della vita di prima».

La logica è quella della città educativa

Il percorso destinato ai più piccoli, racconta Viviana, diventa strumento di educazione alla genitorialità: «Proponiamo attività che consentano ai genitori di imparare a fare cose con i propri bimbi. Così nasce una rete tra famiglie, seguendo la logica della città educativa, in cui tutto è concepito come uno spazio che educa».

Fino a qualche anno fa era una tendenza di molte amministrazioni, adesso sta scomparendo: «Quasi tutto il welfare è garantito attraverso soluzioni individuali. Come i bonus: non c’è una visione strutturale. Si fornisce a ognuno il proprio pezzetto di risorse così che possa rivolgersi a privati per accedere ai servizi». Servizi di cui però c’è sempre di domanda. Solo concepire un piano di attività rivolto ai più piccoli, racconta, ha portato anche gli adolescenti all’Alberone: «Crei un contesto accogliente. In assenza di altri spazi pubblici deputati a farlo, viene riconosciuto spontaneamente come tale».

Claudio Benedetti, presidente del circolo, non proviene dal mondo dell’attivismo o dell’animazione sociale: «Ho cominciato a frequentare il circolo perché ho comprato casa lì vicino. Ho messo a disposizione le mie competenze in management d’impresa». Il suo obiettivo è gestire lo spazio nella maniera più efficace: «Sviluppiamo le idee dei soci, adattandole alle potenzialità del circolo, e viceversa». Gran parte del direttivo, spiega, è composto da persone tra i trenta e i quarant’anni che hanno cominciato ad aver bambini. La prima esigenza sono stati spazi per l’infanzia. «Non volevamo incentivare la modalità parcheggio, per cui tu lasci il bambino e poi vai via fino alla fine dell’attività. Così non c’è socialità, non c’è comunità né visione».

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© Arciragazzi

Un investimento sul futuro

Le attività sono completamente gratuite perché siano accessibili all’utenza eterogenea che popola il quartiere, spiega Claudio: «È il nostro investimento sul futuro». Lungi dall’essere un investimento solo politico o ideale, si fonda su una visione pratica e di chi fruirà degli spazi da qui ai prossimi anni.

«Ci auguriamo che i bambini che adesso compongono il gruppo dei più piccoli saranno i futuri adolescenti del circolo. Nel frattempo arriveranno altri genitori, e l’esperienza continuerà ad alimentare se stessa».


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