Alcol, aumentare le tasse aiuta a ridurre i consumi

L'Organizzazione Mondiale della Sanità conferma: i sistemi di tassazione sulle bevande alcoliche efficaci per diminuire l'abuso, con vantaggi economici e sanitari.

Giulia Crepaldi
Giulia Crepaldi
Leggi più tardi

Aumentare il prezzo delle bevande alcoliche per ridurre il rischio di un consumo dannoso. Può sembrare una soluzione banale, ma funziona. Lo ribadisce il rapporto “Alcohol pricing in the WHO European Region. Update report on the evidence and recommended policy actions”. A pubblicarlo l’Ufficio regionale europeo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, diffuso in Italia da Epicentro. Il rapporto sottolinea come tra le misure politiche di contrasto al consumo rischioso di alcol le più efficaci siano quelle di natura economica, dirette o indirette: riduzione della disponibilità fisica delle bevande alcoliche sul mercato e strategie basate sui prezzi e sulla tassazione, che diminuiscono l’accessibilità all’alcol pesando sul portafogli.

Come è meglio tassare l’alcol?

Adeguate politiche sul prezzo di vendita, infatti, possono contribuire a ridurre il consumo delle bevande alcoliche e i danni alla salute che ne derivano. Conseguenze sulla salute con un peso economico e sociale non indifferente, che con l’adozione di queste misure potrebbe essere alleviato nel breve, medio e lungo termine.

Le tasse sugli alcolici sono il metodo principale attraverso cui gli stati agiscono sui prezzi di queste bevande. Diversi tipi di tassazione possono avere una differente efficacia nel contrasto al consumo dannoso di alcol. Lo stesso vale per altre tipologie di politiche sui prezzi. Per esempio, in alcuni contesti potrebbe risultare efficace stabilire le stesse aliquote fiscali per tutte le bevande – birra, vino e superalcolici – perché una tassazione più bassa su una tipologia potrebbe semplicemente spostare i consumi da una categoria a un’altra, soprattutto tra i bevitori a rischio. Per questo aumentare la tassazione dei prodotti più economici può essere una strategia efficace nei paesi in cui sono presenti disuguaglianze sanitarie legate al consumo di alcol.

Quali forme di tassazione sono più efficaci per ridurre le disuguaglianze sociali nelle morti causate dall'abuso di alcol? Il caso inglese. FONTE: Rapporto OMS , giugno 2020.
Quali forme di tassazione sono più efficaci per ridurre le disuguaglianze sociali nelle morti causate dall’abuso di alcol? Il caso inglese. FONTE: Rapporto OMS , giugno 2020.

In altri casi, invece, può risultare più efficace una tassazione più alta per le bevande a maggiore gradazione alcolica oppure per quelle che hanno bassi costi di produzione. Inoltre, come è stato fatto in Scozia, può essere fissato un “prezzo minimo unitario” (minimum unit price). Tale misura stabilisce, appunto, un prezzo minimo per unità alcolica tenendo conto sia del contenuto di alcol che del volume di vendita della bevanda. Questa politica sui prezzi di vendita ha dimostrato di essere efficace nei bevitori a rischio: in Scozia ha ad esempio fatto registrare un calo delle vendite di circa il 5% da quando è stata implementata.

Il fisco anti-alcol non danneggia l’economia

La maggioranza dei Paesi della regione europea, rileva l’Oms, ha qualche forma di regolamentazione del prezzo di vendita delle bevande alcoliche. Tuttavia spesso non sono implementate o si sono rivelate inefficaci per come sono state strutturate. Tra le tasse attualmente in vigore ci sono ampie variazioni da un Paese all’altro, mentre appena otto Paesi hanno adottato il prezzo minimo unitario.

Il rapporto dell’Oms sottolinea che le politiche sui prezzi di vendita possono essere strumenti efficaci e benefiche per la salute. Chi è contrario a queste misure generalmente afferma che danneggiano l’economia. Le evidenze attualmente disponibili dicono però che non è così: l’uso dannoso di alcol infatti ha dimostrati effetti negativi sulla produttività economica, oltre a pesare sulle casse dello Stato a causa delle sue conseguenze sanitarie e sociali.


* L’articolo originale è stato pubblicato l’11 settembre su Il Fatto Alimentare.