L’Alleanza che rimuove migliaia di tonnellate di plastica e intanto ne fabbrica milioni
Unearthed, il ramo investigativo di Greenpeace, smaschera l’alleanza contro i rifiuti di plastica lanciata dai colossi chimici e petroliferi
I più grandi colossi della chimica e del petrolio che si uniscono nell’Alleanza per porre fine ai rifiuti di plastica (Alliance to End Plastic Waste), impegnandosi a investire un miliardo e mezzo di dollari in una serie di iniziative per rimuovere la plastica dall’ambiente. Descritta così, sembra un’idea visionaria. Ma per Bill McKibben, giornalista e attivista fondatore dell’organizzazione 350.org, «è difficile immaginare al mondo un esempio più chiaro di greenwashing». Un’inchiesta di Unearthed, il ramo investigativo di Greenpeace, fornisce infatti ottime ragioni agli scettici. Svelando che, mentre l’Alleanza ripuliva migliaia di tonnellate di plastica, i suoi principali membri ne immettevano sul mercato milioni.
Come nasce l’Alleanza per porre fine ai rifiuti di plastica
Sono passati poco più di cinque anni da quando l’American Chemistry Council (ACC), potente lobby che rappresenta le più grandi aziende chimiche e petrolifere del mondo, si è rivolta all’agenzia di pubbliche relazioni Weber Shandwick. Per rispondere a un’opinione pubblica ormai fortemente negativa nei confronti della plastica, l’idea era di creare una campagna che spostasse la conversazione dai divieti, definiti come «semplicistici» e «miopi», alle «soluzioni a lungo termine per la gestione dei rifiuti di plastica».
Il risultato, presentato a Londra a gennaio del 2019, diventa quindi l’Alleanza per porre fine ai rifiuti di plastica. Ne fanno parte decine di multinazionali che operano lungo tutto il ciclo di vita della plastica, dalla produzione (come ExxonMobil), passando per la fabbricazione dei prodotti (è il caso di Procter&Gamble), fino alla gestione dei rifiuti (per esempio Veolia). L’attività di marketing e comunicazione è imponente: Unearthed riferisce di una spesa totale di 10 milioni di dollari. L’American Chemistry Council, attraverso una nota, ci tiene a precisare di avere fondato l’Alleanza ma di non avere alcun potere sulla sua governance o sulle sue decisioni.
Per ogni tonnellata di plastica rimossa, le aziende ne producono mille
Inizialmente, l’Alleanza aveva fissato l’obiettivo di rimuovere dall’ambiente 15 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica. Ma più tardi l’ha ridimensionato: era «troppo ambizioso». Aveva anche promesso di investire un totale di 1,5 miliardi di dollari; per ora è a quota 375 milioni. Ma il dato più interessante, che Unearthed ricava dall’ultimo report aggiornato al 2023, è quello sui rifiuti effettivamente raccolti: 119mila tonnellate di plastica nei primi cinque anni di attività.
Problema: nello stesso arco di tempo, cinque membri dell’Alleanza – ExxonMobil, TotalEnergies, Shell, ChevronPhillips e Dow, che detiene la presidenza – ne hanno prodotte 132 milioni. Insomma, per ogni tonnellata rimossa, ne hanno fabbricate altre mille. Detta in modo diverso, queste cinque aziende ogni due giorni producono la stessa quantità di plastica che l’Alleanza ha ripulito in cinque anni. E sono dati parziali, perché prendono in considerazione solo il polietilene e il polipropilene. Lasciando fuori per esempio il PET e il polistirene, la cui diffusione nella vita quotidiana è enorme.
Una scusa per continuare a fabbricare plastica
Insomma, forse la rivista specializzata Eco Business non aveva tutti i torti quando ha inserito l’Alleanza per porre fine ai rifiuti di plastica nella classifica dei casi di greenwashing più clamorosi del 2021. Il fatto è che l’industria petrolifera, alle prese con l’elettrificazione della mobilità, deve trovare un modo per mantenere viva la domanda di idrocarburi. E quel modo è proprio la plastica, il cui uso globale – dice l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico – di questo passo triplicherà entro il 2060.
Non c’è dunque da stupirsi se Exxon, Shell e Total, dopo aver aderito all’Alleanza, abbiano incrementato del 20% la propria capacità produttiva di plastica. Stiamo parlando di 5,6 milioni di tonnellate in più. Shell ha investito 14 miliardi di dollari per una fabbrica di polietilene in Pennsylvania, Exxon l’anno prossimo aprirà un nuovo complesso petrolchimico in Cina, Total ha avviato un analogo investimento da 11 miliardi in Arabia Saudita, insieme ad Aramco.
Interpellato da Unearthed, un esponente di ExxonMobil insiste sul fatto che «il problema non è la plastica, il problema sono i rifiuti di plastica». Dimenticando che il processo di estrazione, raffinazione e scissione degli idrocarburi, necessario per produrre plastica, ha un impatto gigantesco sul riscaldamento globale. A questo impatto bisogna aggiungere quello della gestione dei rifiuti. Tanto più perché il riciclo, tanto pubblicizzato dalle lobby, ha mostrato giganteschi limiti. Nel suo insieme, l’industria della plastica nel corso del 2019 ha emesso 1,8 gigatonnellate di CO2: quasi il quintuplo di un’economia come quella del Regno Unito.