Ambiente e rifiuti: l’indebolimento dei controlli e della legalità

Corruzione, illegalità, mafie, economia e finanza. Ogni martedì il commento di Rosy Battaglia

«Guai a scambiare le semplificazioni necessarie per un “liberi tutti”. Ma, soprattutto, nessun passo indietro sul ruolo, fondamentale, di strutture come l’Ispra, il Sistema nazionale di protezione ambientale e l’Autorità nazionale anticorruzione». Così si è espresso Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, sui segnali di depotenziamento del sistema dei controlli che sono arrivati dal governo Draghi, la scorsa settimana. 

Come non essere d’accordo. Di tutto ha bisogno il nostro Paese tranne che di un “liberi tutti”. Specie a fronte della connessione, sempre più stretta, tra corruzione e un settore come quello ambientale, ribadita anche dall’ultimo Rapporto Ecomafia. Una connessione che alimenta un sistema che non è in grado di garantire la libera concorrenza, che indebolisce le aziende oneste e i circuiti virtuosi e rafforza, invece, i disonesti. 

Eppure siamo ancora qui. A dover ribadire che ridurre l’efficacia e l’indipendenza dei controlli rischia di spalancare le porte alle mafie, da tempo entrate in affari in settori che rendono più della droga, come ha sottolineato ripetutamente il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero de Raho. Il solo dato dell’incremento del quasi 10% delle interdittive antimafia nei confronti di imprese del settore, durante la fase più pesante della pandemia, tra marzo 2020 e febbraio 2021, dovrebbe bastare a sollecitare e investire in controlli sempre più stretti e in processi di gestione tra pubblico e privato più trasparenti. 

Dall’altra parte il ministero della Transizione ecologica ha appena annunciato una nuova sperimentazione: il R.E.N.T.Ri, il Registro Elettronico Nazionale sulla Tracciabilità dei Rifiuti. Rifiuti che in questo momento, lo ricordiamo, viaggiano ancora con le vecchie “bolle” di carta. Come a dire che ciò che dovrebbe essere indispensabile per seguire i flussi legali degli stessi è ancora all’anno zero. Altro che blockchain!

Anche la Corte dei Conti ha ricordato, nel suo rapporto sul coordinamento della finanza pubblica 2021, quanto costa la cattiva gestione del ciclo dei rifiuti. A partire dalla mancata realizzazione degli impianti, anche e soprattutto di compostaggio. Quelli che, in soldoni, se opportunamente monitorati, toglierebbero letteralmente i rifiuti indifferenziati dalle discariche tutt’ora attive. E dalle mani delle aziende spesso colluse. 

La sensazione, ahimè, è che, nonostante l’enorme costo finanziario, ambientale e sociale di questo sistema fallimentare, il concetto di “legalità” nel settore industriale con una tipologia di attività “maggiormente esposta a rischio di infiltrazione mafiosa”, secondo la legge anticorruzione, la 190 del 2012, non si voglia proprio usare. E a pagarne le conseguenze siamo tutti noi.