Facciamoci stringere la mano tra un paio di decenni
Andrea Barolini, nuovo direttore di Valori, sulle sfide che attendono un progetto editoriale il cui compito è formare e informare
Una persona che si fosse addormentata negli anni Settanta e si fosse risvegliata oggi ci chiederebbe che cosa abbiamo combinato. Strabuzzerebbe gli occhi di fronte agli avanzamenti tecnologici, ma ci chiederebbe come sia possibile che il mondo sia ancora così diseguale. Sarebbe affascinata dal progresso scientifico e medico, ma ci chiederebbe come sia possibile che dopo due anni di pandemia mezzo mondo sia ancora pressoché privo di vaccini. Si sentirebbe rassicurata constatando un certo aumento del benessere, ma ci chiederebbe perché la povertà sia ancora così drammaticamente presente. Constaterebbe l’incremento della produzione industriale ma ci chiederebbe come abbiamo fatto a non affrontare in tempo i problemi, conseguenti, dei cambiamenti climatici, dell’inquinamento, del degrado degli ecosistemi e della biodiversità.
Una persona che si fosse addormentata negli anni Settanta e si fosse risvegliata oggi ci chiederebbe: «Perché?». Valori da anni cerca di rappresentare il luogo – giornalistico e culturale – nel quale si fornisce una risposta a questa domanda.
Il luogo – giornalistico e culturale – in cui rispondere ai «perché?»
Oggi più che mai, il mondo deve affrontare una serie di problemi che le crisi economiche e finanziarie degli ultimi decenni, assieme alla pandemia, non hanno fatto altro che esacerbare e mettere a nudo.
Cambiamenti climatici, diritti umani, parità di genere, conflitti, migrazioni, salute. Quella persona svegliatasi dopo qualche decennio ci direbbe che abbiamo lasciato che la società moderna affondasse le proprie radici su un modello economico che ha dimostrato di non funzionare. Di essere troppo spesso a vantaggio di pochi. Di non saper garantire equità neppure di fronte alle emergenze globali. Di essere non di rado spietato.
Aiutare a decifrare, convincere ad agire
Il nostro giornale ha l’ambizione di aiutare a decifrare e convincere ad agire. Il che significa, in primo luogo, fornire alle persone che ci leggono le chiavi per comprendere ed interpretare i mondi dell’economia e della finanza. Per poi chiedere un cambiamento. Perché se vogliamo un mondo diverso, se vogliamo modificare il corso degli eventi, se vogliamo garantire un Pianeta vivibile, sostenibile ed equo ai nostri figli e alle nostre figlie, dobbiamo cambiare anche la finanza. Prima di tutto per ragioni meramente strutturali: la quantità di denaro che banche, fondi d’investimento e compagnie d’assicurazione sono in grado di muovere è talmente grande da poter incidere, pesantemente, sulla storia e sull’avvenire dell’umanità.
Un nuovo cammino, nuove sfide per Valori
Da oggi assumo la direzione di questa testata, con la quale collaboro ormai da oltre quattordici anni. Assumo dunque la responsabilità di tale delicato compito di formazione e informazione. Di educazione critica alla finanza e divulgazione di notizie. Di analisi rigorosa dei contenuti e di innovazione nei formati.
È una sfida personale e professionale che suscita in me entusiasmo e riconoscenza: per ciò che si potrà fare e per la fiducia che l’editore ha voluto riporre in me. Il più sentito ringraziamento, in questo senso, va al direttore responsabile uscente, Simone Siliani, per il lavoro svolto nel 2021 in un contesto non privo di difficoltà. Alla redazione e allo staff che hanno mantenuto alte la qualità e la professionalità dei contenuti. A chi ci legge, che ha continuato a manifestare il proprio gradimento nei confronti di Valori. Proviamo a far sì che una persona che si addormentasse oggi e si svegliasse tra un paio di decenni abbia voglia di stringerci la mano.
In bocca al lupo a tutti coloro che cammineranno con noi.