Argentina: per Macri cronaca di una sconfitta annunciata

Nelle urne, il peronista moderato Fernández sconfigge il liberista Macri e diventa presidente. Ma ora inizia la partita più importante: quella con il FMI

Alfredo Somoza, inviato a Buenos Aires
Buenos Aires, Argentina © Marcelorriffo/Wikimedia Commons
Alfredo Somoza, inviato a Buenos Aires
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Il voto in Argentina ha confermato tutti i pronostici della vigilia: il liberale Mauricio Macri è stato sconfitto sonoramente al primo turno dal peronista moderato Alberto Fernández. Un 48 a 41 che non lascia spazio a dubbi sul giudizio degli elettori sulla fallimentare gestione del presidente uscente, che in cinque anni è riuscito a peggiorare la situazione, già compromessa, che aveva ereditato da Cristina Kirchner quattro anni fa. Aumento della povertà, dell’inflazione, del deficit pubblico e del debito estero con una moneta, il peso, che si è svalutata di oltre il 300% durante la sua gestione.

Per l’Argentina la prova del fuoco si chiama FMI

Il nuovo Presidente peronista Fernández, accompagnato dalla rediviva Cristina Kirchner come vice, non è nuovo alla politica essendo stato capo di gabinetto sia di Nestor sia di Cristina, con la quale però ha fatto pace dopo anni di reciproci insulti. Suo il merito di avere mantenuto i voti dell’ala progressista del movimento peronista aggiungendo anche il voto dei peronisti conservatori. Il suo profilo rassicurante non basterà però per governare un paese in emergenza economica e avrà la prima prova di fuoco nel rapporto con il Fondo Monetario Internazionale, che si era fortemente sbilanciato offrendo un maxi prestito a Macri.

Argentina al bivio: crescita o disagio sociale?

I compiti di Fernández sono gli stessi che aveva davanti a sé lo sconfitto Macri 4 anni fa, lotta alla povertà, inflazione e crescita economica. Un pacchetto di problemi che dal default del 2001 in Argentina resta prioritario per chiunque siede alla Casa Rosada.

Probabilmente questo risultato eviterà l’incendio sociale che sta divorando Ecuador e Cile, ma resta sempre una situazione transitoria. Se l’Argentina non riuscirà ad agganciare un ciclo di crescita che permetta di stabilizzare la moneta e creare impiego ci saranno inevitabilmente instabilità e disagio sociale. E sarà per la prima volta il peronismo a doverlo gestire.

Il movimento creato da Perón settant’anni fa ha governato finora sempre col vento in poppa. La loro storica priorità in campo economico, redistribuire, dovrà fare i conti con le casse dello Stato prosciugate e una forte esposizione debitoria. Per ora, le prime misure che i vincitori stanno chiedendo allo sconfitto Macri riguarda la chiusura urgente del mercato del cambio e un aumento delle pensioni per evitare il caos.