L’Ucraina e le altre crisi

Sale il prezzo del cotone e la crisi climatica continua a mordere

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Un campo di cotone © Carsten Vollrath/Pexels
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Missili, aerei, razzi, bombe. La Russia ha continuato a comprare armi europee almeno fino al 2020. A spiegarlo è un’inchiesta di Investigate Europe, secondo la quale «nonostante un embargo, dieci Stati membri dell’Ue hanno esportato equipaggiamenti militari per un valore pari a 346 milioni di euro». L’analisi è basata su dati pubblici dei governi. Al terzo posto figura l’Italia, che ha ceduto materiali, tra il 2015 e il 2020. L’inchiesta cita in particolare due accordi autorizzati dai governi Renzi e Gentiloni.

Le conseguenze economiche della guerra, intanto, si moltiplicano. A farne le spese è anche il mercato del cotone, il cui prezzo sta crescendo fortemente a causa delle tensioni in Ucraina. Ma a pesare è anche la situazione di numerosi produttori americani di cotone, tra i più importanti del mondo, che stanno fronteggiando una siccità grave e prolungata, che peserà sulla produzione.

Mentre la guerra capta tutte le attenzioni, infatti, la crisi climatica non si arresta. Due ondate di caldo di proporzioni inimmaginabili hanno colpito l’Antartide e l’Artico nei giorni scorsi. Al Polo Sud le temperature di alcune stazioni scientifiche sono risultate di 40 gradi superiori alle medie del periodo.

D’altra parte, passano i decenni ma il mondo non agisce. Ce lo si ricorda anche in occasione degli anniversari. È il caso del rapporto Meadows, che nel 1972 allertava i dirigenti della Terra sui “limiti della crescita”, imposti dai “limiti del Pianeta”. Da allora il dibattito sulla teoria di un’ipotetica crescita economica infinita in un mondo dalle risorse finite ha coinvolto economisti, scienziati e governi. A 50 anni di distanza, l’opera è ancora quanto mai attuale.

Alla crisi climatica e alla guerra in Ucraina si affiancano poi le “crisis as usual”. Quelle finanziarie. Come nel caso del colosso dell’edilizia cinese Evergrande, da alcuni mesi nell’occhio del ciclone per le immense perdite registrate, che l’hanno portato sull’orlo del fallimento. Lunedì il colosso ha sospeso la propria quotazione alla Borsa di Hong Kong, senza fornire spiegazioni. Oggi, mercoledì 23 marzo, dovrebbe rimborsare 2 miliardi di dollari. Stay tuned…