Assemblea Enel 2018: il meglio arriva in zona Cesarini
Partenza sottotono, interventi ridotti a 5 minuti, disturbatori decimati, noia mortale. Ma, in extremis, Laghi sblocca il risultato attaccando sulla centrale del Mercure
Quando nell’auditorium senza finestre del seminterrato Enel, alle 14 – che potevano però essere anche le 18 o le 7 del mattino – la presidente Patrizia Grieco ha aperto le danze per l’assemblea degli azionisti della stagione 2018, molti dei circa 35 partecipanti, con in tasca deleghe per oltre il 64% del capitale, hanno pensato con nostalgia ai tempi d’oro dell’ex amministratore delegato Fulvio Conti (oggi presidente di Telecom Italia). Il suo tono felpato, la sua arroganza naturale, la sua fede incrollabile nel nucleare prima e nel carbone poi, erano un toccasana contro il logorio della vita moderna. E fioccavano accuse, domande d’assalto e risposte passivo-aggressive. Schiaffi a destra e a sinistra, battute grevi, barzellette pecorecce. È tutto finito compagni, cittadini, fratelli, partigiani, stringiamoci per mano in questi giorni tristi.
Dopo la Grieco parla l’ad Francesco Starace e racconta della progressiva conversione alle rinnovabili, della fine del carbone, anche di quello insanguinato importato dalla Colombia. Non ha più senso appendere striscioni chilometrici sulle ciminiere o aspettare le navi come novelle Madame Butterfly dell’antracite: non arriveranno più.
Gli azionisti critici giocano a zona
Ma quando il gioco si fa duro gli azionisti critici si devono inventare nuove strategie. La marcatura a uomo non funziona più perché l’uomo (nuovo) dell’Enel è un Garrincha, un Batistuta che sguscia, striscia, accelera sulla fascia, fa una finta, rallenta e poi accelera di nuovo. E quindi bisogna giocare a zona, con grande “umilté”.
Fondazione Finanza Etica parte con domande fastidiose: si è prodotta meno energia dal carbone nel 2017 ma, in termini relativi, la sua incidenza sul totale è cresciuta dello 0,58%. Perché allora ci venite a raccontare che state “decarbonizzando”? E la centrale sequestrata a Brindisi per smaltimento irregolare delle ceneri? E i sahrawi, nel Sahara Occidentale, li avete contattati prima di mettervi a piantare le pale eoliche nel loro deserto?
Arrivano palle da tutte le parti. Con lanci rapidi e misurati. Perché, ancora una volta, il tempo degli interventi è stato ridotto da otto a cinque minuti.
Si ripresenta un quintetto di attivisti contro la centrale a biomasse del Mercure, nel parco del Pollino. Stavolta hanno una nuova formazione, guidata però sempre dal capitano Ferdinando Laghi, primario dell’ospedale di Castrovillari e vice-presidente ISDE (Medici per l’ambiente). «Continueremo a intervenire in assemblea finché la centrale sarà chiusa», parte Laghi, mettendo subito le cose in chiaro. «La centrale è inutile e dannosa ed esposta a chiari rischi di infiltrazione da parte della criminalità organizzata, come dimostra l’inchiesta Stige ».
Chiudono la prima raffica di attacchi sotto porta le avvocatesse dell’IIDMA (istituto internazionale di diritto per l’ambiente) di Madrid, accompagnate da Antonio Tricarico di Re:Common. Sotto i riflettori le centrali a carbone che Enel controlla in Spagna, tramite Endesa, che non si capisce se saranno chiuse o no e, se sì, quando.
Non spegniamo Ibiza
Per rispondere alle domande la società si prende un’ora di pausa. Gli avventori si avventano su un buffet essenziale ma di qualità. Alcuni escono a vedere se c’è ancora luce o se è già buio. Grieco e Starace si alternano nelle risposte.
Si capisce che l’aumento dell’incidenza del carbone sul mix di produzione totale di energia è solo temporaneo: nel giro di due anni si scenderà al 21%, grazie anche alla vendita della mega-centrale russa di Reftinskaya, prevista entro la fine dell’anno.
Con i sahrawi del fronte Polisario non si parlerà, perché Enel «non prende posizioni politiche» nell’eterna sfida tra Marocco e popoli del deserto (e quindi in realtà, implicitamente, sta dalla parte del Marocco). Mentre l’ordinanza di sequestro per la centrale di Brindisi non è mai stata applicata, visto che il Tribunale di Lecce continua a concedere proroghe di 90 giorni.
E la Spagna? Enel, se potesse, chiuderebbe la centrale a carbone «che tiene accese le luci nelle isole Baleari» già nel 2020. Ma se il governo spagnolo dovesse ritenere che, per il momento, non se ne possa fare a meno, ne prenderà atto: «in questo, come in altri casi, sono decisioni che dipendono dai piani energetici nazionali».
Per un pugno di cippato
E mentre calano le palpebre anche sui bulbi gonfi degli azionisti più scafati e dei notai verbalizzanti, arriva un colpo d’ala di Laghi, che riapre i giochi. Le risposte sulla centrale del Mercure sono fiacche. Enel dice di aver trasmesso tutti i dati aggiornati sulla provenienza del cippato di legno, sulle ditte fornitrici e i rispettivi quantitativi.
«Falsità, non abbiamo ricevuto nulla», ribatte il medico ambientalista. Inizia un lungo battibecco a quattro voci, che coinvolge Starace, Grieco e un avvocato della società che si risveglia improvvisamente dalla seconda fila.
Si va ai tempi supplementari: l’avvocato marca stretto Laghi dietro le quinte e alla fine cede: sono stati inviati i dati, sì, ma in modo disgiunto e non si riesce ad incrociarli. «Una richiesta sensata la vostra», ammette il legale, scoprendo l’angolo sinistro della porta. Laghi insacca la palla all’incrocio dei pali e corre ad esultare sotto la curva. Poi esce. Quando lo chiamo sono le 21.30 e l’assemblea non è ancora finita. «Stanno discutendo il terzo punto». Ce n’erano sette.