Indebolire l’Autorità Nazionale Anticorruzione a chi giova?
Corruzione, illegalità, mafie, economia e finanza. Ogni martedì il commento di Rosy Battaglia
«Dal governo arrivano preoccupanti passi indietro in materia di anticorruzione, se venissero confermate le bozze in circolazione, in un momento in cui massima dovrebbe essere l’attenzione verso la gestione trasparente delle risorse, anche per il rischio delle infiltrazioni delle mafie». A parlare è il presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, Giuseppe Busia, che è intervenuto a mezzo stampa, a proposito dell’ultimo decreto varato dal governo Draghi, quello voluto dal ministro della Funzione Pubblica, Renato Brunetta.
Testo approvato in Consiglio dei ministri lo scorso venerdì che, in vista dell’arrivo dei fondi del Next Generation UE, dovrebbe rilanciare e riorganizzare la PA italiana. Che se da una parte prevederebbe una necessaria campagna di assunzioni nella Pubblica Amministrazione stessa, dall’altro potrebbe però indebolire il ruolo indipendente dell’Autorità e la sua vigilanza.
Anche questa volta sono intervenute “misteriose manine”. All’articolo 6 del testo sembrerebbe sia apparso un dettaglio che nelle bozze interlocutorie non c’era, affermano da Anac. Ma che di fatto toglie all’Autorità il controllo dei Piani anticorruzione che le amministrazioni pubbliche devono redigere e lo sposta al ministero della Funzione Pubblica.
Cose che sembrano per “addetti ai lavori”. Ma il presidente Busia ha chiarito bene la posta in gioco: «Il governo mette così in atto un sistema in cui il controllore è subordinato al controllato, un errore grave e un pessimo segnale in vista del Piano». Anche perché sempre, secondo le bozze di decreto, aumenterebbero al 20% le nomine dirette di dirigenti. Che, come chiarisce il presidente di Anac, «sono figure scelte dal vertice politico e questo non aiuta a difendere la trasparenza e il merito dell’operato nella PA».
È innegabile come Anac abbia ricevuto riconoscimenti internazionali nella lotta contro mafie e corruzione. Anche grazie al suo operato l’Italia ha risalito la china di tristi classifiche dove il nostro Paese, proprio a proposito di trasparenza, non ha mai brillato. Ma sappiamo bene come sia vista, invece, da molti come un impedimento ai propri affari, accusata di gravare “troppo” sulle procedure amministrative.
Certo, sicuramente bisogna fare ancora molto per “sburocratizzare” questo Paese, ma bisogna farlo con trasparenza e accortezza. Specie in questo momento storico dove lobby, potentati e mafie si stanno fregando le mani e nessuno spazio è stato lasciato a chi, invece, anche dalla società civile, ha chiesto al governo e al presidente Draghi di poter monitorare come verranno spesi i fondi del Recovery Plan.
Ecco, in questo momento storico indebolire il ruolo dell’Autorità Nazionale Anticorruzione non ci sembra esattamente un’idea geniale. A chi giova?