Banche contro hedge fund. Scontro tra lobby sul debito americano

Le banche chiedono che i fondi speculativi che investono sui titoli di Stato americani debbano sottostare alle stesse regole a loro imposte

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Il mercato dei titoli di Stato degli Stati Uniti è il più grande del mondo. In totale oltre 26mila miliardi di dollari di titoli in circolazione, con una movimentazione giornaliera che può arrivare a sfiorare i mille miliardi. 

A gestire questo mercato sono prima di tutto le grandi banche a stelle e strisce. Una cinquantina di istituti che possono interagire direttamente con il Tesoro degli Stati Uniti e fungono da intermediari con il pubblico degli investitori e dei piccoli risparmiatori. Grandi banche che ottengono la qualifica di “dealer”. Vengono iscritte in un apposito albo e sottoposte a regole e controlli particolari da parte dell’ente di supervisione dei mercati statunitensi, la Security and Exchange Commission (SEC). In cambio di tali obblighi, si trovano in posizione privilegiata per operare sui titoli di Stato. In particolare agendo da intermediari tra il Tesoro che li emette e il pubblico di investitori e risparmiatori. Soggetti che svolgono un ruolo cruciale anche fornendo liquidità a questo mercato. Ovvero garantendo in ogni momento che ci sia qualcuno disposto a comprare o a vendere.

Poi sono arrivati gli hedge fund

Questa almeno era la situazione fino a pochi anni fa. Situazione che sta rapidamente cambiando sia per l’arrivo su questo stesso mercato di soggetti aggressivi quali gli hedge fund, sia per lo sviluppo tecnologico e il crescere delle operazioni ultra-veloci di acquisto e vendita gestite direttamente da computer. Le cosiddette transazioni ad alta frequenza o High Frequency Trading – HFT.

La crescita di queste tipologie di soggetti ha portato la SEC a valutare se non sia il caso di considerarli a loro volta dei dealer sul debito pubblico statunitense. Allo studio ci sarebbe un aggiornamento della normativa in materia, che risale al 1934. Come accennato, questo significherebbe obbligare hedge fund e altri attori a rispettare tutta una serie di regole e requisiti supplementari, da quelli in materia di trasparenza a quelli legati alla solidità patrimoniale e ai requisiti di capitali propri, indebitamento massimo e altri. 

Regole e requisiti che questi investitori “alternativi” non vogliono dover seguire. Secondo un articolo di Les Echos è in atto un vero e proprio scontro sui mercati finanziari, e in particolare un “ricatto” di alcuni soggetti che hanno lasciato intendere che sarebbero pronti ad abbandonare il mercato dei titoli di Stato piuttosto che sottoporsi alla regolamentazione supplementare. Meno soggetti che operano su un mercato significa minore liquidità, rendendolo potenzialmente meno attraente, in particolare per gli investitori stranieri.

Uno scontro che coinvolge anche le banche

L’aspetto interessante, però, è che lo scontro non è unicamente tra questi nuovi attori finanziari e l’ente di supervisione sui mercati, ma anche con le stesse banche. Queste ultime vedono crescere soggetti che realizzerebbero una concorrenza sleale, potendo operare su uno stesso mercato senza essere oggetto delle stesse regole e requisiti. 

In altre parole, se siamo abituati a leggere notizie sulla lobby finanziaria che si oppone a qualsiasi forma di regolamentazione, in questo caso potrebbe avvenire il contrario. Sempre secondo l’articolo di Les Echos, il peso delle grandi banche statunitensi potrebbe farsi sentire, e molto. Gli attuali “dealer” sul debito sono azionisti della FED di New York; sono da sempre i partner privilegiati del Tesoro nell’emissione e compravendita di titoli di Stato; hanno storicamente un peso notevole nelle stanze che contano a Washington e nel Congresso.

Di fatto, starebbero cercando di fare valere il proprio peso e l’abilità nell’attività di lobby per chiedere che le regole che li riguardano siano estese anche a hedge fund e trader ad alta frequenza. Questi ultimi sono però soggetti che sono cresciuti moltissimo negli ultimi anni, non solo in termini finanziari ma anche nella capacità di fare valere a loro volta i propri interessi.

Uno “scontro tra lobby”, insomma, sullo sfondo del più grande mercato obbligazionario del mondo, quello dei titoli di Stato statunitensi. Nel prossimo futuro vedremo se – caso più unico che raro nella storia recente – la lobby delle grandi banche riuscirà a imporre una regolamentazione che potrebbe migliorare la trasparenza e la solidità in ambito finanziario.