Dopo le grandi banche americane, anche BlackRock esce dall’Alleanza per il clima

BlackRock, coi suoi 11mila miliardi di dollari di asset gestiti, abbandona l’Alleanza per il clima a pochi giorni dall'insediamento di Trump

BlackRock esce dall'alleanza per il clima © hapabapa/iStockPhoto

C’è stato a malapena il tempo di digerire la notizia dell’esodo delle principali banche statunitensi (JPMorgan Chase, Bank of America, Citigroup, Wells Fargo, Goldman Sachs e Morgan Stanley) dalla principale coalizione settoriale per l’azzeramento delle emissioni di gas serra, ed ecco arrivare un’altra defezione. Altrettanto eclatante. Anche BlackRock, il più grande gestore patrimoniale al mondo con i suoi 11mila miliardi di dollari di asset gestiti, abbandona l’analoga Alleanza per il clima, chiamata Net zero asset managers (Nzam).

Una decisione che arriva a inizio gennaio 2025. Dopo anni di aperta ostilità politica e giudiziaria da parte dei Repubblicani nei confronti di qualsiasi politica orientata alla sostenibilità. E a pochi giorni dall’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca.

Cos’è l’Alleanza degli asset manager per il net zero

Lanciata a dicembre 2020 da un primo gruppo di trenta gestori patrimoniali, l’Alleanza degli asset manager per il net zero (Nzam) vincola i firmatari a fare la loro parte per l’azzeramento delle emissioni nette al 2050. Oggi conta oltre 325 adesioni, per un totale di 57mila miliardi di dollari di asset in gestione. Più nel dettaglio, i membri si impegnano ad affiancare i propri clienti nel loro percorso di decarbonizzazione. Con lo scopo di fissare un obiettivo intermedio relativo alla quota di asset da gestire in linea con il net zero al 2050. E di rivedere questo obiettivo almeno ogni cinque anni, fino a raggiungere il 100% del patrimonio.

Il principio è analogo a quello delle altre coalizioni stipulate tra banche, asset owner, assicurazioni e consulenti d’investimento. Iniziative che, però, negli ultimi mesi hanno perso pezzi. Quella delle assicurazioni si è sciolta per ricominciare da zero con un nuovo nome e senza buona parte delle fondatrici originarie. Quella delle banche ha appena visto fuoriuscire, uno dopo l’altro, i colossi statunitensi.

Ora tocca a quella degli asset manager, alle prese con l’addio di BlackRock. Vanguard se n’era già andato nel 2022, mentre State Street – il terzo dei grandi fondi che controllano l’economia globale – promette di restare. Intanto la Glasgow financial alliance for net zero, che inizialmente faceva da ombrello a questi gruppi settoriali, se n’è distaccata. E ora prova a continuare sulle sue gambe, con requisiti più blandi di quelli previsti inizialmente.  

Gli attacchi dei Repubblicani alla finanza Esg

BlackRock ha dato l’annuncio attraverso una lettera inviata ai clienti, di cui Bloomberg riporta alcuni estratti. La presenza nell’Alleanza per il clima, si legge, avrebbe «causato confusione sulle pratiche di BlackRock» e l’avrebbe sottoposta a «indagini legali da parte di vari funzionari pubblici».

L’ultimo attacco in ordine di tempo arriva dallo House judiciary committee, a maggioranza repubblicana. Autore di un rapporto che descrive le alleanze per il clima come cartelli orchestrati con gli attivisti. Per «adottare collettivamente e imporre obiettivi ambientali, sociali e di governance (Esg) di sinistra che potrebbero violare le leggi antitrust americane». Attraverso una lettera datata 20 dicembre 2024, l’ente chiede a BlackRock – così come ad altre decine di investitori – di far sapere se l’adesione alla coalizione per il clima abbia inciso sulle sue scelte di investimento.

Perché BlackRock abbandona l’Alleanza per il clima

Il termine per la risposta era fissato per venerdì 10 gennaio. Proprio il giorno in cui è circolata la notizia della defezione di BlackRock, che nella lettera circolata sulla stampa, scrive chiaramente: «La nostra partecipazione alla Net zero asset manager initiative (Nzam) non ha avuto un impatto sul modo in cui abbiamo gestito i portafogli dei nostri clienti». Dunque, «la nostra uscita non cambia il modo in cui sviluppiamo prodotti e soluzioni per i clienti o in cui gestiamo i loro portafogli».

Tradotto: era soltanto una presa di posizione. Che, evidentemente, un tempo faceva guadagnare consensi e ora non più. Un po’ come la Climate Action 100+, altra campagna a cui inizialmente la società di Larry Fink aveva aderito. Salvo poi limitarla – lo scorso febbraio – solo alla controllata internazionale e non più alla capogruppo. BlackRock ribadisce di gestire oltre mille miliardi di dollari seguendo strategie orientate alla sostenibilità e alla transizione energetica. E, in sostanza, di voler continuare a fare il lavoro che ha sempre fatto: «aiutare i clienti a raggiungere i loro obiettivi di investimento».

Si potrebbe obiettare che tutelare gli interessi dei clienti significhi anche accompagnarli nella transizione ecologica. Una transizione inevitabile e urgente. Visto che l’alternativa è lasciar imperversare una crisi climatica che entro il 2050 potrebbe mandare in fumo il 15% del prodotto interno lordo (Pil) globale. Ma è un’argomentazione che, a quanto pare, negli Stati Uniti a maggioranza repubblicana non fa presa.