Perché BlackRock adesso vuole controllare anche le infrastrutture

BlackRock compra per 12,5 miliardi di dollari un fondo con ampie partecipazioni nelle infrastrutture. Un tassello di una strategia precisa

BlackRock compra un fondo con ampie partecipazioni nel ramo delle infrastrutture © hapabapa/iStockphoto

Il processo di concentrazione del potere finanziario sta conoscendo una ulteriore, rapida accelerazione. Il fondo BlackRock ha comprato per 12,5 miliardi di dollari – in gran parte cedendo proprie azioni – Global Infrastructure Partners. È un fondo che gestisce attivi per 100 miliardi di dollari e ha nel proprio portafoglio numerose partecipazioni nel settore delle infrastrutture nel mondo. In Italia possiede il 50% di Italo.

Le modalità dell’acquisto sono un primo elemento assai significativo perché, cedendo proprie azioni, BlackRock trasforma gli azionisti di Global Infrastructure Partners in soggetti direttamente partecipi delle sorti del colosso guidato da Larry Fink. In altre parole l’acquisto ha, in parte, i caratteri della fusione, accentuando la natura monopolistica dell’operazione.

Le mire di BlackRock sulle infrastrutture

Con una simile acquisizione BlackRock, che già disponeva di partecipazioni di maggioranza o comunque rilevanti in una serie di società di infrastrutture, diventa il secondo player globale in tale campo, alle spalle di Macquarie. E manifesta la chiara intenzione di spostare una porzione dei propri attivi, superiori ai 10mila miliardi di dollari, verso il settore delle reti infrastrutturali, dai porti, alle ferrovie, alle autostrade, passando per l’energia e gli acquedotti. Si tratta di partecipazioni che, attualmente, pesano ancora poco nel portafoglio complessivo di BlackRock ma che hanno dimostrato di garantire commissioni superiori al 10%.

Lo stesso Larry Fink, Ceo del fondo, ha dichiarato che l’obiettivo dell’acquisizione è quello di orientare le risorse finanziarie disponibili per intercettare la volontà degli Stati di potenziare il proprio sistema infrastrutturale, verso cui si indirizzano i piani di investimento pubblici che sono però, a detta di Fink, assai insufficienti. L’obiettivo diventa così quello di affiancarsi alla presenza degli Stati, con partecipazioni sempre più rilevanti, nei nodi fondamentali del trasporto di persone e merci, oltre che dei servizi. Definendo un doppio monopolio: quello delle tariffe e quello della proprietà azionaria. Con rendimenti, in entrambi i casi, altissimi.

I grandi fondi vogliono costruire un monopolio globale

BlackRock sembra coltivare, in tal senso, una strategia che scommette su una almeno parziale deglobalizzazione, per effetto della quale riprenderanno vigore le infrastrutture a carattere “nazionale”, prive tuttavia dei mezzi finanziari per essere realizzate. I grandi fondi avrebbero allora la possibilità di sfruttare le nuove privatizzazioni, legate appunto alle varie reti nazionali, per assumere posizioni determinanti all’interno dei diversi Paesi. Con l’ingresso nelle società infrastrutturali, magari con un socio pubblico, BlackRock offrirà all’enorme massa dei propri risparmiatori impieghi sicuri. Perché espressione di monopoli naturali, rafforzati, appunto, dalla presenza di un socio pubblico, disposto ad adottare provvedimenti normativi di evidente favore.

La ricerca dell’onnipresenza e soprattutto della capacità di ridurre la volatilità e il rischio connessi agli indirizzi di gestione finanziaria da parte dei grandi fondi costituisce ormai il loro tratto distintivo. Occupare tutti gli spazi possibili fornisce all’universo dei soggetti del risparmio gestito l’illusione della infallibilità di BlackRock. Che, nella medesima prospettiva, ha presentato e ottenuto dalla Sec, l’autorità di controllo della Borsa statunitense, la possibilità di creare Etf (exchange-traded funds) sui Bitcoin. Con tale autorizzazione anche le criptovalute diventano un prodotto finanziario di largo consumo. E se a gestirlo è un fondo che possiede partecipazioni decisive in un ambito rassicurante come quello dei servizi infrastrutturali, la possibilità di collocarle in maniera diffusa sarà sicuramente più semplice.

In estrema sintesi, l’acquisto di Global Infrastructure Partners è un tassello di grande importanza nella costruzione di un monopolio globale che BlackRock, e gli altri colossi finanziari, stanno ponendo in essere per trasferire nell’immaginario collettivo la rappresentazione di una finanza senza rischi perché decisamente più forte di qualsiasi altra forma di potere. A cominciare da quello politico.