Dataviz | Quattro fondi d’investimento hanno comprato il mondo intero

Vanguard, BlackRock, State Street, Geode. Sono i quattro grandi fondi con le mani in tutte le più grandi multinazionali

I grandi gruppi finanziari sono ormai il centro dell'economia globale ©gorodenkoff/IStockPhotos

C’era una volta il capitalismo fordista. Al vertice sedevano i proprietari dei mezzi di produzione – tipicamente industriali. Dall’altro lato i lavoratori, nel doppio ruolo di produttori di valore e consumatori. È l’epoca dei signori del vapore, del petrolio, dell’automotive. Un periodo cementato nel nostro immaginario grazie a decenni di lotte operaie e a opere come “Tempi Moderni” di Charlie Chaplin.

Dalla nascita di quel modello ad oggi, però, tanto è cambiato. Molti fenomeni dell’attualità non si spiegano soltato con la struttura economica di duecento anni fa – vale per il capitalismo di Stato cinese come per il tecno-fedualesimo delle big tech. E un fenomeno su tutti ha portato gli economisti ad aggiornare i propri modelli: la finanziarizzazione dell’economia.

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Con questa locuzione ci si riferisce a un processo che affonda le sue radici negli anni ’70 del ‘900. La crisi del sistema economico creato nel dopoguerra e l’ascesa al potere nell’Occidente di politici vicini alle esigenze di un mercato sempre più libero hanno cambiato i rapporti di forza tra la finanza e la cosiddetta economia reale. Sempre più capitali si sono spostati dalla produzione di beni all’attività finanziaria. Se nel 1980 la finanza globale valeva 12mila miliardi di dollari, nel 2012 questo valore è salito a 225mila miliardi. Il capitalismo classico non è sparito, ma è stato affiancato. Nel capitale azionario delle multinazionali tradizionali figurano comunemente i nomi di grandi fondi d’investimento. Il signore del vapore è diventato signore della finanza, o gli ha venduto una parte della sua società.

I quattro grandi fondi al centro dell’economia globale

È su questo fenomeno che si concentra il lavoro di Alessandro Volpi, insegnante di Storia economica all’Università di Pisa e autore. Il suo ultimo libro è “Prezzi alle stelle. Non è inflazione, è speculazione” (Laterza, 2023). Per il suo lavoro di prossima uscita ha analizzato la presenza di quattro grandi fondi d’investimento statunitensi – Vanguard, BlackRock, State Street Capital e Geode Capital Management – in alcune delle aziende a più alta capitalizzazione del Pianeta. L’esito è notevole. «La gran parte delle aziende più capitalizzate al mondo vede la presenza di uno o più tra questi quattro fondi nel loro capitale azionario» spiega Volpi. «Quelle poche che fanno eccezione sono spesso cinesi o attinenti al bacino del sud-est asiatico».

I dati raccolti da Volpi, riassunti da Valori.it nel grafo di cui sopra, rivelano dettagli importanti. Le grandi del settore tech Amazon, Alphabet, Microsoft, Apple, Meta – sono tutte accumunate dalla presenza dei quattro fondi passati sotto la lente tra i proprietari. Lo stesso vale per giganti del settore difesa come Lockheed Martin; dell’alimentare come Coca Cola, Pepsi e Kreift Heinz; dei pagamenti come Visa, Mastercard e Paypal. Gli stessi operatori del settore finanziario sono a loro volta contesi dai grandi fondi. Nel lavoro di Volpi figurano aziende specializzate nel private equity come Blackstone e KKR – quest’ultima al centro del dibattito pubblico italiano per via dell’imminente acquisto delle reti TIM.

Le conseguenze di un’economia finanziarizzata

La finanziarizzazione dell’economia ha avuto storicamente conseguenze importanti. La crisi del 2008 è nata come un problema del settore immobiliare statunitense, ma la gravità dei suoi effetti è dovuta alla catena di prodotti che la finanza americana aveva costruito sui mutui. In quel caso le perdite del settore finanziario furono coperte da fondi pubblici. E la grande quantità di debito incamerato dagli Stati fu la causa scatenante delle politiche di austerity degli anni ’10.

Anche la concentrazione di capitale è un tema. La grande presenza dei fondi in tutti i gangli dell’economia reale porta a importanti squilibri di potere. La crisi energetica che abbiamo vissuto negli ultimi due anni è stata aggravata dalla speculazione sui prezzi dell’energia operata nei mercati finanziari.

Si tratta di un fenomeno, insomma, che influisce sulla vita quotidiana di miliardi di persone. Per questo è importante iniziare a conoscerlo.