I 19 Stati americani che non si fidano più di BlackRock perché troppo ecologista

In breve tempo diversi Stati americani hanno ritirato i propri investimenti da BlackRock. Il motivo? Le sue politiche ESG

Il direttore generale di BlackRock, Larry Fink © World Economic Forum/Flickr

Il tesoriere dello Stato americano della Louisiana, John Schroder, disinvestirà tutti i fondi del tesoro da BlackRock, la più grande società di investimenti del mondo. Stiamo parlando di qualcosa come 794 milioni di dollari. Il Financial Times fa sapere che i tesorieri di South Carolina, Utah e Arkansas vogliono fare – o hanno già fatto – lo stesso. Per un controvalore rispettivamente di 200, 100 e 125 milioni di dollari.

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Il totale, dunque, supera abbondantemente il miliardo. Il motivo per cui BlackRock sta mettendo in fuga gli investitori? Le sue politiche ESG (ambientali, sociali e di governance). Esatto, proprio gli impegni sostenibili (o presunti tali) appaiono un po’ troppo spericolati. Soprattutto agli occhi di Stati, quasi tutti a guida repubblicana, che hanno sempre vissuto di petrolio e non hanno alcuna intenzione di rinunciarvi.

Cosa succede quando un’economia è ancora vincolata al petrolio

A scontentare la Louisiana è il fatto che «BlackRock ha sollecitato le aziende ad adottare strategie di investimento ESG orientate alla net zero», cioè allineate con l’obiettivo di azzerare le emissioni nette di gas ad effetto serra. È quanto si legge in una nota diffusa dal Tesoro stesso. Il colosso finanziario è arrivato a minacciare di escludere dai fondi a gestione attiva le società che sono troppo in ritardo nella transizione energetica.

Fumo negli occhi per la Louisiana, nella top 10 degli Stati americani produttori di petrolio, con oltre 34 milioni di barili nel 2021. Nulla in confronto con gli 1,7 miliardi di barili del Texas, ma abbastanza per dare vita a un’industria fiorente. Stesso discorso per il gas naturale. Anzi, in questo caso il suo peso è ancora maggiore, perché da solo copre il 9,5 per cento della produzione a stelle e strisce.

Peraltro, dei quattro Stati che hanno ritirato i loro investimenti, la Louisiana è l’unico a guida democratica. Tutti gli altri sono governati da repubblicani, che non hanno esitato a bollare le posizioni di BlackRock come politicamente orientate a sinistra. Repubblicani come il governatore della Florida Ron DeSantis che, nel frattempo, è riuscito a far passare una risoluzione che vieta di investire i 228 miliardi di dollari del suo fondo pensione prendendo in considerazione «interessi sociali, politici e ideologici».

Perché gli investimenti ESG fanno così tanta paura

Il fatto che petrolio e gas naturale siano tra i principali responsabili della crisi climatica che minaccia il futuro dell’umanità, e che siano le massime autorità scientifiche ad affermarlo, evidentemente non è abbastanza per convincere questi Stati a cambiare rotta. Lo dimostra il fatto che considerino i criteri ESG adottati o caldeggiati da BlackRock soltanto come stratagemmi per boicottare una florida fonte di reddito.

I tesorieri di Louisiana, South Carolina, Utah, Arkansas non sono soli. Lo scorso agosto altri 15 omologhi di altrettanti Stati americani hanno firmato, insieme a loro, una durissima lettera aperta indirizzata a Larry Fink. L’accusa rivolta al numero uno del fondo più grande del mondo è gravissima: violare il dovere fiduciario. «BlackRock sembra usare il denaro duramente guadagnato dai cittadini al fine di aggirare il miglior ritorno possibile sull’investimento, così come il loro voto», si legge nel testo.

I soldi dei contribuenti, sostengono, sarebbero stati sfruttati come grimaldello per convincere le aziende a rispettare i patti internazionali sul clima, primo fra tutti l’Accordo di Parigi. Trattati che spingono per la graduale abolizione dei combustibili fossili. E, quindi, «incrementano i prezzi dell’energia, contribuiscono all’inflazione e indeboliscono la sicurezza nazionale degli Stati Uniti». E che «non sono stati ratificati dal Senato statunitense», ribadiscono i tesorieri.

Ma BlackRock è davvero così ambientalista?

A leggere queste prese di posizione indignate, verrebbe da pensare che un fondo come BlackRock sia davvero uno strenuo paladino della transizione ecologica. Ma è davvero così? Per dare una risposta bisogna fare alcuni distinguo. È vero che da qualche anno questo gigante finanziario ha virato sempre più verso le dimensioni ESG. Soprattutto dopo l’ormai celebre lettera agli investitori in cui, a gennaio 2020, Larry Fink scriveva che «siamo sull’orlo di un fondamentale rimodellamento della finanza».

BlackRock dal 2020 prende in considerazione i fattori ambientali, sociali e di governance nelle scelte di investimento di tutti i fondi a gestione attiva, cioè quelli in cui sceglie come comporre il portafogli. Sempre da questi fondi ha progressivamente escluso le società che incassano più del 25% dei loro ricavi dalla produzione di carbone termico.

Qui ci si scontra però con una macroscopica eccezione: sui 10mila miliardi di asset in gestione, circa i due terzi sono gestiti in modo passivo, cioè replicando un indice di mercato. Funzionano così per esempio gli ETF (Exchange Traded Funds), sempre più popolari. Il “no” al carbone dunque non è così assoluto. L’organizzazione non governativa Reclaim Finance ha fatto i conti e ha scoperto che BlackRock può continuare indisturbata a investire in 333 società del comparto, pur rispettando – sulla carta – gli impegni presi.

Insomma, se addirittura BlackRock – con tutti i suoi limiti – appare tanto verde e sostenibile da far “paura” a 19 Stati americani su 51, significa che la strada per investire in modo autenticamente responsabile è ancora tanto, troppo in salita. Senza dimenticare, en passant, che la finanza etica ha dimostrato di ottenere performance ben migliori di quella tradizionale: c’è dunque molto poco da aver paura, piuttosto ci sono occasioni da cogliere.