Bolla delle criptovalute: aumentano del 95% i cripto-milionari

La possibilità di scambio alla Borsa di New York rilancia le monete digitali, il cui valore resta ancora sotto al 2021

La poco democratica crescita della criptovalute © GuerrillaBuzz/Unsplash

Tra caroselli e fanfare viene dato l’annuncio. Il numero dei cripto-milionari nel 2024 è aumentato del 95% rispetto all’anno precedente. Oggi nel mondo ci sono 172.300 le persone che detengono oltre 1 milione di dollari in asset crittografici. Lo scorso anno erano 88.200. Di questi 172mila milionari, 325 hanno più di 100 milioni ciascuno in criptovalute. Mentre 28 superano addirittura il miliardo. Tutto questo lo si evince da un report pubblicato da Henley & Partners, società che si occupa di consulenza sulle politiche di cittadinanza. Un report che è subito stato rilanciato con eccitazione dalle testate economiche di tutto il mondo.

Secondo Dominic Volek, responsabile clienti privati di Henley & Partners, questa impennata di cripto-milionari è dovuta principalmente a due fattori. Il primo è la vertiginosa crescita di valore della moneta digitale da quando, a gennaio, sono stati approvati dalla Borsa di New York gli ETF (exchange-traded funds) sui Bitcoin e sulle altre cripto. Ovvero la possibilità da parte dei fondi di investire sui mercati azionari in criptovalute come se queste fossero delle azioni comuni. Giocando così sul loro valore ma senza dovere per questo scavarli o possederli. Il secondo è che a questa festa hanno cominciato a partecipare i grandi gestori patrimoniali come BlackRock, Fidelity e Morgan & Stanley.

La capitalizzazione delle cripto cresce, ma è ben lontana dal 2021

Nel giro di pochi mesi gli ETF Bitcoin hanno così raggiunto la ragguardevole cifra di 44,8 miliardi di euro di patrimonio complessivo. E, come abbiamo visto, hanno dato il via a un’ondata di partecipazione istituzionale anche assai prestigiosa da parte dei grandi fondi d’investimento. Così, nel rapporto di Henley & Partners si legge come il prezzo del Bitcoin quest’anno sia salito del 45%. Sfiorando i 64mila dollari. E più in generale come, con l’aumento di valore del Bitcoin e delle altre monete digitali, la capitalizzazione di mercato delle criptovalute sia arrivata nel 2024 a 2,3 milioni di miliardi di dollari. Rispetto ai 1,2 milioni di miliardi della scorsa estate.

Ma, è bene notarlo, sono numeri ancora lontani dai 3 milioni di miliardi di dollari di capitalizzazione del 2021, quando eravamo all’apice della prima grande bolla delle cripto. E qui si apre un’altra breccia nella loro celebrazione a reti unificate. A leggere la classifica di Forbes, i miliardari delle cripto sono infatti sempre gli stessi, con l’eccezione dell’ingresso di Giancarlo Devasini e Paolo Ardoino, i due italiani che hanno fondato la controversa piattaforma Tether. Al primo posto per il terzo anno consecutivo c’è sempre Changpeng Zhao, fondatore di Binance. Al secondo Brian Armstrong di Coinbase, e così via.

Una ricchezza che si concentra in poche mani e in Paesi poco democratici

Ecco perché la ricchezza della criptovalute non è redistribuita, ma patrimonio dei soliti noti. O di chi, con operazioni più o meno spericolate, riesce a inserirsi in questa immensa bolla speculativa. Non a caso, le pressioni per imporre la liberalizzazione degli ETF in criptovalute sulla Borsa di New York sono arrivate proprio quei giganteschi fondi che da soli detengono buona parte della ricchezza mondiale. E anche questo non aiuta a pensare a una democratizzazione di questo mercato. Ma non è finita qui. Questa nuova effimera ricchezza si sta spostando verso i Paesi fiscalmente più favorevoli ad accoglierla, e non sono sempre specchiate democrazie.

Come spiega sempre Dominic Volek di Henley & Partners, «abbiamo assistito a un aumento significativo dei clienti ricchi in criptovaluta che cercano opzioni alternative di residenza e cittadinanza». Nell’indice da lui creato, al primo posto per le richieste di cittadinanza dei nuovi cripto-milionari c’è Singapore. Poi Hong Kong, gli Emirati Arabi Uniti e infine gli Stati Uniti. Paese che, in caso di vittoria di Donald Trump, promette di diventare il nuovo paradiso delle cripto. Anche qui, difficile immaginare una redistribuzione, o anche solo una democratizzazione, della cripto-ricchezza.