Buon cammino a tutti, fino al 2040

Per il prossimo anno, e per i prossimi decenni, non dimenticate l'utopia: non dimenticate di camminare

L'utopia serve a camminare © krblokhin/iStockPhoto

Benvenuti nel 20… 40! Un salto di un ventennio che, in questo senso, è il miglior augurio che possiamo immaginare. Un salto profondamente ottimista. Provate ad immaginare, infatti, come potrebbe essere il mondo tra 20 anni se le richieste che la società civile, la comunità scientifica, le organizzazioni non governative e numerose università e istituti di ricerca saranno state accolte e fatte proprie dai governi di tutto il mondo. Se la lotta ai cambiamenti climatici sarà diventata patrimonio incontestato di tutti. A prescindere dagli interessi particolari, dagli orientamenti politici e dal grado di esposizione alle conseguenze della crisi. 

Nei settori di energiatrasporti e finanza si tratterebbe di una rivoluzione. Eni avrà mantenuto il proprio nome soltanto per ragioni storiche. Ma in 20 anni avrà abbandonato totalmente il settore degli idrocarburi. Esattamente come fatto da tutte le altre compagnie del mondo: una riconversione epocale verso le fonti rinnovabili che non ha comportato perdite di posti di lavoro, bensì un’esplosione dei green jobs. Alcune aziende, che hanno deciso di muoversi in ritardo, sono nella migliore delle ipotesi scomparse dai principali indici delle Borse; nella peggiore, sono fallite. 

Nelle città, intanto, circolano soltanto mezzi elettriciibridi o alimentati da carburanti di ultimissima generazione, che non comportano consumo di suolo e riescono a garantire un sistema circolare in grado di abbattere le emissioni nette di gas climalteranti. Questi ultimi hanno raggiunto un picco già negli anni Venti e hanno cominciato poi a scendere rapidamente, consentendo di allineare il mondo agli obiettivi dell’Accordo di Parigi del 2015. Quest’ultimo, nel 2030, è stato sostituito da un nuovo Protocollo, che consente ai Paesi più vulnerabili di ottenere ingenti risorse da quelli più ricchi. In questo modo, anche le nazioni più povere potranno adattarsi ai cambiamenti climatici. 

La salvaguardia delle foreste, degli habitat, degli ecosistemi è diventata inoltre tanto importante quanto la tutela della salute. Il mondo ha compreso infatti che si tratta di due facce della stessa medaglia. Nel 2039, nel corso di un’assemblea delle Nazioni Unite, il segretario generale – una giovane donna africana – si è congratulata con i governi per aver saputo scongiurare una nuova Grande Pandemia, come quella del 2020, finita sui libri di storia di tutto il mondo. Libri che ora sono unicamente digitali, ma sostenibili, grazie allo sforzo delle grandi aziende del web, che hanno saputo adattare i loro sistemi al fine di renderli carbon neutral.

Irrealistico? Ricordatevi di ciò che disse Eduardo Galeano: «L’utopia è come l’orizzonte. Se tu fai due passi, quello si allontana di due passi. Se fai tre passi, quello si allontana di tre passi». E allora a cosa serve l’utopia? «Serve a camminare».


Questo articolo è stato pubblicato in 11 anni – storie e approfondimenti sulla crisi climatica, la newsletter che Valori.it invia ogni venerdì. Se vuoi riceverla iscriviti alla newsletter e seleziona “Ambiente” tra i tuoi interessi.