“Cashback” o “Cashblack”? Questo è il problema

Corruzione, illegalità, mafie, economia e finanza. Ogni martedì il commento di Rosy Battaglia

«Addio al cashback, si torna al cashblack». La satira del collettivo Kotiomkin sintetizza bene il pensiero che, in tanti, abbiamo avuto davanti all’ultima decisione presa da Mario Draghi, che ne ha sospeso l’applicazione per sei mesi. Secondo il presidente del Consiglio, «il cashback ha un carattere regressivo ed è destinato ad indirizzare le risorse verso le categorie e le aree del Paese in condizioni economiche migliori».

L’idea lanciata dal governo Conte a dicembre 2020 era sembrata buona: spingere i cittadini a pagare con strumenti tracciati come carte di credito, bancomat o carte prepagate per aumentare gli acquisti e combattere il riciclaggio. E “far girare l’economia”. Ma, a distanza di sei mesi, il presidente Draghi ne ha sottolineato la misura onerosa, pari a 4,75 miliardi di euro. Uno “schiaffo” ai nuovi poveri, 335mila nuclei familiari, oltre un milione di persone (dati Istat), che secondo il governo, non ne hanno certo usufruito.

E quindi, che altre misure mettiamo in campo per riportare a galla l’economia sommersa? Per dare, magari, qualche “colpo d’arresto” al riciclaggio di denaro sporco, quello sì, davvero oneroso per il Paese? Proprio in questi giorni, Claudio Clemente, che guida l’Unità di Informazione finanziaria della Banca d’Italia (Uif), nella relazione annuale relativa al 2020, lo ha rammentato all’opinione pubblica. Solo le segnalazioni sospette di riciclaggio, lo scorso anno, sono state poco meno di 2.300, pari a 8,3 miliardi di euro. E ben quasi 1.800 segnalazioni, per circa 1,9 miliardi miliardi di euro, sono giunte nei primi cinque mesi dell’anno in corso.

Durante l’emergenza sanitaria e con la conseguente crisi economica, come si legge nella relazione di Clemente, «criminalità organizzata, corruzione, evasione fiscale sono state acuite da un ricorso al contante che permane ancora elevato», nonostante la contrazione dovuta, almeno nel 2020, al lockdown. Si parla, giusto per dare le proporzioni, sempre secondo l’Uif, di 41 milioni di operazioni per 215 miliardi di euro complessivi di denaro contante in circolazione. Di cui i versamenti rappresentano oltre il 90% delle operazioni e dell’importo.

Già, forse solo questo dato basterebbe a far comprendere come ogni misura, piccola o grande che sia, possa essere utile per “drenare” il flusso di denaro che proviene dall’economia illegale. Sospeso l’«oneroso cashback» ci aspettiamo, ora, misure poderose che colpiscano davvero chi invece, senza scrupolo, si sta arricchendo.