Cipro, la testardaggine della troika: «Rigore e nuove tasse»
Bce, Ue e Fmi hanno chiesto al governo di Nicosia di aumentare le tasse per fare cassa, in cambio di un aiuto straordinario da 17 miliardi ...
Le ricette a base di austerity restano ancora il leit motiv delle politiche europee. Nonostante infatti il netto aggravarsi della crisi nelle economie reali sperimentato già in Grecia, Portogallo, Spagna e Italia a causa del rigore draconiano, Bruxelles ieri ha suggerito a Cipro – altro Stato che versa in condizioni di grande difficoltà sul fronte delle finanze pubbliche – di aumentare le imposte sulle imprese e di introdurne di nuove in altri settori. Ciò in cambio di un aiuto straordinario da 17 miliardi di euro.
La troika (Ue, BCE e Fmi) continua dunque a mantenere come proprio faro il riordino dei conti pubblici, secondo una dottrina che vede in esso la panacea di tutti i mali. A costo di comprimere i consumi, affossare le fasce più povere della popolazione e aggravare ancor di più la recessione. Occorrerà però verificare quale sarà la risposta del presidente Nicos Anastasiades, conservatore eletto lo scorso 24 febbraio al posto del comunista Demetris Christofias. Tra le possibilità per Cipro di “fare cassa” c’è anche l’introduzione di una tassa sulle transazioni finanziarie, che se fissata allo 0, 01% per i prodotti derivati e allo 0, 1% per azioni e obbligazioni potrebbe consentire al governo di contare su un flusso non indifferente di introiti. Ma Anastasiades potrebbe puntare su un aiuto da un altro soggetto, la Russia, che avrebbe manifestato la volontà di correre in soccorso di Nicosia. Cipro punta sul prolungamento di un prestito da 2, 5 miliardi di euro già effettuato da parte di Mosca, la cui scadenza è prevista per il 2016, nonché su un abbassamento del tasso di interesse, fissato attualmente al 4, 5%.