Clean the Cop! Al via la campagna per “pulire” la Cop dagli interessi fossili

Clean the Cop! chiede al governo di non facilitare la presenza dei lobbisti dell’oil&gas ai negoziati internazionali sul clima

A Sud
La campagna Clean the Cop! chiede di allontanare i lobbisti fossili dalle Conferenze sul clima © UN Climate Change - Habib Samadov
A Sud
Leggi più tardi

Mentre a Baku, in Azerbaijan, apriva i battenti la Cop29 sul clima, a Roma ha preso il via Clean the Cop! – Fuori i grandi inquinatori dalle Cop sul clima. La campagna denuncia l’influenza dei lobbisti dell’oil&gas nell’ambito delle negoziazioni internazionali. Chiedendo al governo di non facilitare la loro presenza alle conferenze Onu sul clima.

La campagna Clean the Cop

La denuncia è rivolta al governo Meloni, visto che nel 2023 per la Cop28 di Dubai il badge alla stragrande maggioranza dei lobbisti nostrani è arrivato direttamente dal governo italiano. Secondo i dati delle Nazioni Unite, alla scorsa conferenza sul clima il governo è stato il principale “sponsor” del settore oil&gas nazionale.

Calcolando i rappresentanti di enti con interessi esclusivi o parziali nel mondo fossile Eni, Snam, Saipem, Enel, A2A, Edison (cioè limitando l’analisi solo ai soggetti con interessi più evidenti), si contano 40 accrediti dal governo su un totale di 47 lobbisti italiani del fossile presenti. Le due organizzazioni col più alto numero di delegati accreditati dall’Italia sono stati Saipem (16 accrediti) e Eni (14). I cui affari, legati alla sempre maggiore diffusione delle fonti fossili, vanno in direzione contraria agli obiettivi della Cop e a quelli che dovrebbero essere gli obiettivi del governo italiano.

La campagna è collegata alla campagna europea Fossil Free Politics. Al suo interno, 112 organizzazioni europee e 15 italiane hanno inviato contemporaneamente una lettera aperta alla Commissione europea e al proprio governo per chiedere di togliere i badge delle Cop clima ai delegati fossili.

Clean the Cop è promossa da A Sud, EconomiaCircolare.com e Fondazione Openpolis, con l’adesione di Greenpeace Italia, Energia per l’Italia, ISDE – Medici per l’Ambiente, Coordinamento Nazionale No Triv, Rinascimento Green.

Le Conferenze sul clima non possono diventare il luogo in cui difendere gli interessi dell’oil&gas

«In un momento cruciale per la sfida climatica, in cui è necessario moltiplicare gli sforzi di riduzione delle emissioni, è fondamentale svincolare gli obiettivi delle Cop da quelli delle imprese del gas e del petrolio e di chi queste imprese le finanzia. Partendo dall’esclusione da quelle stanze di chi ne difende gli interessi», dichiara Lucie Greyl, responsabile relazioni internazionali di A Sud.

«Il peso dell’industria fossile è un macigno che comprime anche la libertà d’informazione», spiega Andrea Turco, giornalista di EconomiaCircolare.com. Secondo Michele Vannucchi di Openpolis, «il governo ha titolo a invitare chi ritiene più appropriato alle Cop ma è anche tenuto a rendere conto ai cittadini delle proprie scelte. Per questo sarebbe opportuno che l’esecutivo presenti in parlamento l’elenco delle persone a cui ha fornito un accredito spiegando, nel caso, qual’è il senso di invitare portatori di interessi del mondo del fossile a una conferenza sul cambiamento climatico».

Francesco Romizi di ISDE è intervenuto sugli impatti sociali e sanitari del riscaldamento globale. «La crescente crisi climatica ha portato il mondo ad affrontare mediamente 50 giorni in più di temperature pericolose per la salute umana, mentre il 48% della superficie terrestre ha subito almeno un mese di siccità estrema, un valore mai così alto dal 1951. Negli ultimi dieci anni, i decessi legati a condizioni di caldo estremo sono passati da 129 a 159 ogni 100.000 abitanti. A ciò si aggiunge che gli impatti climatici favoriscono la diffusione di malattie potenzialmente mortali. Per questo è necessario fare pressione affinché le politiche climatiche siano efficaci e tempestive».

L’appello degli scienziati e delle scienziate al governo italiano

Nel corso della Conferenza stampa è stato presentato l’appello al governo firmato da oltre 30 appartenenti alla comunità scientifica nazionale e rappresentanti del mondo accademico. L’appello chiede al governo di smettere di facilitare la presenza di rappresentanti di grandi inquinatori alle Cop sul clima e di promuovere a livello internazionale e nazionale scelte finalmente in linea con le indicazioni della scienza, non con i piani industriali delle imprese petrolifere. A firmarlo climatologi, meteorologi, fisici, chimici, ecologi appartenenti ad importanti centri di ricerca e atenei italiani ma anche medici, epidemiologi e giuristi esperti di diritto climatico.

Tra i nomi Vincenzo Balzani e Nicola Armaroli, assieme a molti esponenti del gruppo Energia per l’Italia, Luca Mercalli, Mario Tozzi, Paolo Lauriola e Maria Grazia Petronio di ISDE, Michele Carducci, Serena Baldin e Silvia Bagni tra i giuristi. Qui tutti i firmatari.

L’azione parlamentare a sostegno di Clean the Cop!

Dalla conferenza stampa è emersa la volontà condivisa da parte di AVS, M5S e PD di costruire un percorso di convergenza che metta al centro gli obiettivi della campagna, in continua interlocuzione con i promotori e gli aderenti di Clean the Cop!

La campagna ha promosso una serie di azioni istituzionali coinvolgendo le forze di opposizione in una interlocuzione che mira a chiedere al governo di dare conto dei criteri coi quali concede accrediti governativi per partecipare alle negoziazioni internazionali sul clima. E di garantire maggiore trasparenza sia sui processi di accredito che sulle posizioni con cui l’Italia partecipa alle negoziazioni internazionali. Tra i parlamentari coinvolti, il vicepresidente della Camera Sergio Costa, le deputate Ilaria Fontana del M5S ed Eleonora Evi del PD e il deputato di AVS Filiberto Zaratti.

Dalla Cop29 di Baku alla Cop30 di Belem

Con l’obiettivo di togliere il badge ai lobbisti del fossile, da qui alla prossima Cop30 in programma tra un anno a Belem, in Brasile, i promotori di Clean the Cop! lanceranno una serie di iniziative rivolte a chi siede in Parlamento e anche al mondo scientifico. Con approfondimenti, inchieste e iniziative pubbliche, la campagna monitorerà quanto accade a Baku, dove i petrolieri e i lobbisti del fossile sono di casa, a partire da chi coordinerà i lavori: Mukhtar Babayev, ex vice-presidente della State Oil Company of Azerbaijan Republic.