Clima, 16 colossi bancari promettono di guardare lontano

Sedici grandi banche, riunite dall'UNEP FI, hanno deciso di adottare un nuovo metodo per valutare l’impatto di lungo periodo sul clima dei loro business

Andrea Barolini
Sedici banche internazionali hanno adottato una nuova metodologia per valutare l'impatto ambientale dei loro business © CC0 Public Domain
Andrea Barolini
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ANZ, Barclays, BBVA, BNP Paribas, Bradesco, Citi, DNB, Itaú Unibanco, National Australia Bank, Radobank, Royal Bank of Canada, Santander, Société Générale, Standard Chartered, TD Bank Group e UBS. Sono le sedici banche internazionali che hanno deciso di sviluppare e adottare una metodologia innovativa. Il cui obiettivo è di «incrementare la consapevolezza degli istituti di credito su come i cambiamenti climatici possono impattare i loro business».

Superare una visione di breve termine

L’iniziativa, avviata sotto l’egida della Finance Initiative del Programma Ambientale dell’Onu (UNEP-FI) si pone una serie di obiettivi. Primo fra tutti, comprendere meglio e rendere più trasparenti i rischi e le opportunità derivanti dai loro business. Al fine di implementare le indicazioni fornite in materia dalla TCFD, la task force sull’informazione finanziaria legata al clima del Financial Stability Board.

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Una manifestazione per la lotta ai cambiamenti climatici a Bonn, in Germania, durante la Cop 23 © Spielvogel/Wikimedia Commons

La metodologia è stata sviluppata insieme alle società di consulenza Oliver Wyman & Mercer. Ed è frutto di una collaborazione tra industria bancaria, esperti di gestione del rischio e degli investimenti, e climatologi provenienti da diversi istituti di ricerca. «Molte delle sfide ambientali che il mondo affronta oggi, e in particolare i cambiamenti climatici, possono essere ricondotte a una causa fondamentale: una visione a breve termine», ha osservato Erik Solheim, direttore esecutivo dell’Unep.

I mercati finanziari devono diventare catalizzatori di sostenibilità

Al contrario, secondo il dirigente, «i mercati finanziari possono diventare un catalizzatore di interventi sulla sostenibilità». Tuttavia, affinché ciò avvenga, «è necessaria una visione di lungo periodo». È proprio in questo senso che si chiede alle banche di comunicare gli impatti sul lungo termine delle loro scelte. «Si tratta di un cambiamento di prospettiva fondamentale per raggiungere uno sviluppo sostenibile», ha aggiunto Solheim.

In termini concreti, la metodologia è rappresentata da una serie di linee guida per valutare le conseguenze ambientali di ciascun business. Le banche potranno così utilizzare modelli avanzati sui cambiamenti climatici per comprendere cosa produrranno in futuro le loro azioni. «Gli istituti finanziari saranno cruciali per favorire ad esempio la decarbonizzazione dell’economia», ha sottolineato Christian Thimann, vicepresidente della UNEP FI.

Si punta alla consapevolezza, ma anche a modificare il processo decisionale

Tutto ciò, secondo John Colas, partner di Oliver Wyman, dovrebbe «sostenere un miglior processo decisionale e una più efficace allocazione delle risorse in tema di rischio climatico». Ciò che rimarrà infatti da verificare è il passaggio dalla consapevolezza all’azione. In altre parole, una volta compreso l’impatto nefasto di un business, le banche dovranno avere il coraggio di rinunciarvi.

«Si tratta di un cambiamento di prospettiva fondamentale per lo sviluppo sostenibile»

I promotori dell’iniziativa sono in ogni caso ottimisti: «Molti dei modelli disponibili non sono pensati per la valutazione dei rischi finanziari. Gli istituti finanziari, insieme alla comunità scientifica, possono affinarne la precisione e migliorarne le variabili. Sarà importante anche la collaborazione tra banche e clienti per poter disporre di maggiori informazioni sul tema. Proprio come per lo sviluppo degli stress test macroeconomici, le valutazioni di lungo termine sul clima continueranno a migliorare nel tempo».