La sospensione del codice degli appalti a chi giova?

Corruzione, illegalità, mafie, economia e finanza. Ogni martedì il commento di Rosy Battaglia

«L’infiltrazione delle mafie nell’economia legale ora ha una stima. La scalata delle imprese criminali sull’onda dell’emergenza sanitaria vale 5,2 miliardi di euro». Sono le parole dell’onorevole Paolo Lattanzio, presidente del  XX Comitato sui rischi di infiltrazione mafiosa in epoca Covid-19 che ha presentato i suoi primi risultati in Commissione Antimafia la scorsa settimana. 

Stime che sono state ricavate dall’analisi di quelle operazioni sospette di cui vi avevamo già parlato qualche settimana fa, a proposito dei numeri snocciolati dell’Unità di informazione finanziaria (Uif) di Bankitalia, che ha registrato nel 2020, il record assoluto di operazioni bancarie sospette. A fronte, invece, di decine di migliaia di imprese in sofferenza, come ricorda sempre Paolo Lattanzio, almeno 32mila, che potrebbero, se non adeguatamente sostenute dallo Stato, finire sotto il controllo delle mafie, pronte a “investire” i loro proventi illeciti. 

Che fare, quindi ? Una prima risposta arriva dalle stesse istituzioni. Lo scorso 12 marzo la Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo (DNA) e l’Unità di Informazione Finanziaria di Bankitalia hanno rinnovato il loro protocollo d’intesa proprio per aumentare la prevenzione e il contrasto al riciclaggio. La guerra contro le mafie si combatte oggi con i più raffinati strumenti investigativi, attraverso l’incrocio delle banche dati. Una corsa contro il tempo per interrompere i flussi di denaro sporco, sottratti all’economia legale. 

Ma dalle stesse istituzioni arrivano segnali contraddittori. Se è necessario spendere “presto e bene” i fondi europei in arrivo per il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, si ingrossa il coro di chi vuole abolire “lacci e lacciuoli”. Coro a cui si è unita anche l’Autorità Garante per la Concorrenza e il Mercato (Antitrust) che ha proposto addirittura la sospensione temporanea del codice degli appalti. Per il presidente di Autorità Anticorruzione (Anac), Giuseppe Busia, invece, «tale scelta, lungi dal portare un’accelerazione, rischierebbe di bloccare le gare per l’improvvisa assenza di riferimenti certi». 

Visto il quadro generale, qualsiasi decisione verrà presa dal governo, la domanda che bisognerà porsi scrupolosamente sarà: “a chi giova”?