Cop28, a quattro giorni dalla chiusura tutte le opzioni ancora sul tavolo
Pubblicata la terza bozza di accordo finale della Cop28, che presenta ancora più opzioni della seconda. E mantiene l'ipotesi di un "non accordo"
È stata pubblicata pochi minuti fa una nuova bozza della cover decision della ventottesima conferenza mondiale sul clima delle Nazioni Unite, la Cop28 di Dubai. Il documento, anziché lasciar trasparire avanzamenti nei negoziati, sembra evidenziare difficoltà perfino maggiori rispetto alla seconda bozza diffusa martedì 5 dicembre.
Aumentano le opzioni sui combustibili fossili
Per quanto riguarda il solo nodo centrale delle discussioni, ovvero i combustibili fossili, le opzioni sul tavolo sono aumentate. Ne sono presenti attualmente ben cinque, a meno di quattro giorni dalla fine della conferenza. La prima propone l’uscita dalle fossili «in linea con quanto indicato dalla scienza». La seconda opzione indica la stessa formula, ma aggiungendo la ncessità di seguire i principi indicati dall’IPCC per limitare la crescita della temperatura media globale a 1,5 gradi centigradi e seguendo le indicazioni dell’Accordo di Parigi.
Il problema, in questo secondo caso, è legato al fatto che i percorsi utilizzati per arrivare a 1,5 gradi sono numerosi e ben diversi tra loro. In alcuni casi l’IPCC immagina di diminuire lo sfruttamento di petrolio e gas rispettivamente del 60 e del 45% rispetto al 2019. Ciò ipotizzando un gigantesco aumento della capacità di carbon capture and storage (Ccs) così da diminuire soltanto le fossili cosiddette “unabated”. Quando in realtà questa tecnologia è ancora agli albori e di impianti funzionanti nel mondo ne esistano soltanto 35. Questi ultimi hanno assorbito finora 45 milioni di tonnellate di CO2. Mentre secondo lo stesso presidente della Cop28 al-Jaber per non sforare la soglia degli 1,5 gradi occorrerà abbattere le emissioni mondiali di 22 miliardi di tonnellate nei prossimi 7 anni.
Rimane aperta la possibilità che alla Cop28 non si raggiunga alcun accordo su alcun argomento
Complessivamente, inoltre, se la seconda bozza constava di 24 pagine con 96 opzioni possibili, quella attuale presenta 27 pagine con 159 opzioni in campo. E per tutte le principali questioni in discussione campeggia sempre alla fina l’opzione «no text». Il che significa che è ancora aperta la possibilità di non raggiungere alcun tipo di accordo su alcun argomento.
La sorte delle fonti fossili è menzionata qua e là anche in altri passaggi del testo, in particolare quando si evoca la necessità di triplicare la capacità installata di energie rinnovabili di qui al 2030. Non è escluso, dunque, che una formulazione finale possa legare le sorti di fossili e rinnovabili.
Secondo le informazioni che trapelano dai negoziati, ad opporsi per ora sia alla menzione di una riduzione (phase down) sia a quella di un’uscita (phase out) dalle energie fossili ci sarebbero l’Arabia Saudita, primo esportatore mondiale di petrolio, e la Cina, primo consumatore mondiale di carbone, petrolio e gas.
Per uscire dall’impasse in cui i negoziati paiono trovarsi, il presidente della Cop28 al-Jaber ha creato una task force composta da coppie di ministri con il compito di facilitare il dialogo tra i governi.