La Cop29 sarà presieduta da un ex dipendente della compagnia petrolifera dell’Azerbaigian
Mukhtar Babayev, ex impiegato dell'azienda petrolifera di Stato dell'Azerbaigian, sarà presidente della Cop29
Mukhtar Babayev, 56 anni, è ministro dell’Ambiente e delle Risorse naturali dell’Azerbaigian dal 2018. E, dal 3 gennaio, è presidente della Cop29, la ventinovesima conferenza delle Nazioni Unite sul clima che si terrà a Baku, capitale della repubblica caucasica, dall’11 al 22 novembre prossimi. Ma Mukhtar Babayev ha lavorato per 26 anni alla Socar, l’azienda di Stato che si occupa di petrolio e gas. Risorse su cui si basa l’economia del Paese.
La storia si ripete, dunque. La Cop28 di Dubai è stata presieduta dall’amministratore delegato della Abu Dhabi National Oil Company, Sultan al-Jaber. Che, secondo un’inchiesta del New York Times, ha utilizzato i negoziati per concludere affari per conto dell’azienda. Di nuovo, il più importante appuntamento di cui dispone la comunità internazionale per cercare una soluzione alla crisi climatica sarà guidato da una persona con un forte legame con le fonti fossili. Principali responsabili, appunto, della crisi climatica.
Tra il 1994 e il 2003, Mukhtar Babayev ha lavorato nel dipartimento delle Relazioni Economiche Esterne della Socar, prima di assumere una posizione nel dipartimento del Marketing e delle Operazioni Economiche fino al 2007. È stato poi nominato vicepresidente per le questioni ambientali, con il compito di cercare di limitare i danni ambientali dell’azienda, prima di entrare nel governo nel 2018. Mukhtar Babayev sarà assistito da Yalchin Rafiyev, viceministro degli Esteri dell’Azerbaigian, come capo negoziatore per la COP29. Il 36enne è descritto come un uomo con poca esperienza nella diplomazia climatica.
Azerbaigian, una scelta inattesa
La nomina è stata ufficializzata insieme alla scelta dell’Azerbaigian come Paese ospitante con una lettera delle Nazioni Unite datata 3 gennaio resa pubblica da Climate Home News. Tom Evans, analista dei negoziati di E3G, citato dallo stesso sito di informazione, ha definito la scelta «insolita e inaspettata», in quanto l’Azerbaigian «non ha una lunga esperienza di diplomazia all’interno del ramo climatico delle Nazioni Unite». Senza contare che la nazione caucasica ricava due terzi delle sue entrate dal petrolio e dal gas. Una delle percentuali più alte al mondo e superiore a quella del Paese ospitante della Cop28, gli Emirati Arabi Uniti.
I dubbi riguardano anche la questione dei diritti umani. Il Paese, governato con il pugno di ferro da Ilham Aliev dal 2003, dopo essere succeduto al padre, è al 135° posto su 167 Paesi nell’indice annuale di democrazia dell’Economist. Lo scorso ottobre, in risposta all’esodo degli armeni dal Nagorno-Karabakh, si sono moltiplicate le richieste di inserire il Paese nella lista nera.
Alla Cop29 occorrerà definire cosa significa “transizione” dai combustibili fossili
La Cop29 avrà due principali compiti. Da un lato, fare progressi sulla questione dei finanziamenti. A Dubai è stata annunciata in pompa magna l’istituzione di un fondo per il loss and damage. Ovvero per consentire alle nazioni più vulnerabili della Terra di fronteggiare le perdite e i danni patiti a causa degli impatti dei cambiamenti climatici. Ma il fondo risulta, ad oggi, piuttosto povero. Oltre a ciò, resta cruciale il tema dei finanziamenti per la transizione. Il Global stocktake approvato alla Cop28 rischia di restare un contenitore vuoto se non si troverà il modo di convincere la finanza a fare la propria parte.
Dall’altro lato, a Baku occorrerà attuare l’impegno preso a Dubai di eliminare gradualmente i combustibili fossili. Nel documento finale della conferenza è stato inserito un riferimento al “transitioning away” dalle fonti fossili. Una transizione che può però risultare interpretabile. Soprattutto se a guidare i negoziati è qualcuno che ha forti legami con l’industria dei combustibili fossili.